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Lucrezia si sfregò le mani, curiosa di sapere cosa Giorgio avesse trovato nei suoi volumi. "Allora? Che hai scoperto?".

"Occorre un sacrificio. Un sacrificio di sangue." le spiegò Giorgio.

"Sangue di un animale, spero."

"No. Di un essere umano."

"Questa non mi sembra una buona notizia."

"Non quanto tu creda." la rassicurò il Parroco. "Non ne serve molto, quindi non c'è alcun pericolo."

Lucrezia rise amaramente. "E pensare che un tempo era sufficiente il sangue di agnello..."

"Già, ma l'incantesimo è molto potente e quindi..."

"Stai cercando di dirmi che il sangue umano è... più potente?".

"Possiamo dire così, in un certo senso."

Lucrezia sospirò. "E dimmi, è un sacrificio che può fare chiunque o occorre un soggetto dotato di caratteri specifici?".

"No." disse Giorgio guardando il libro. "Chiunque può farlo."

"Allora lo faccio io."

"Assolutamente no. Non se ne parla."

"Ma io voglio aiutare Raffaele e Samantha..."

"Stai già facendo molto." assicurò il Prete.

Lucrezia scosse la testa. "Non mi sembra proprio invece."

"Ascoltami. Questo è un compito che spetta a me. Non so se puoi capire, ma se sono qui ora c'è un motivo. Non ci sono casualità. Comunque, nel caso dovessi sentirmi male, potrai soccorrermi. Accetti?".

Lucrezia si sforzò di sorridere. "Andata."

"Mettiamoci all'opera."

Nella radura, il rituale stava per iniziare. Fausto affidò a Nicholas e Gabriele un solo compito, quello di tenere alla larga Raffaele, impedendogli di interferire. Il capofamiglia e Katia si avvicinarono così al cerchio di fuoco; in qualità di anziani sarebbero stati loro a compiere il rito. Raffaele cercò di pensare a una strategia, ma non gli sovveniva nessun piano che potesse terminare con un finale diverso da quello che prevedeva una pallottola in piena fronte. Non c'era via di scampo; se si fosse mosso sarebbe morto. E loro non aspettavano altro.

D'improvviso Fausto Pozzo, di fronte a Samantha, iniziò a sillabare strane frasi in una lingua sconosciuta. Vicino a lui Katia lo imitava, leggendo però la litania da un libro, segno che il fratello era l'unico a conoscere a memoria il rituale. Le frasi uscivano dalle loro bocche con una strana cantilena a un ritmo lento, quasi stesero intonando un canto e in tale modo proseguirono per alcuni minuti, che per Raffaele parvero interminabili. Poi, poco dopo, avvenne qualcosa di inspiegabile. Una strana sensazione lo avvolse, quasi che la terra sotto di lui si stesse muovendo. Inizialmente pensò si trattasse soltanto di suggestione mentale, ma quando vide che i due cugini avevano sul volto la stessa espressione di stupore, capì che non stava semplicemente prendendo un abbaglio. Guardò verso il cerchio di fuoco. Samantha era sempre lì, immobile.

"Fermatevi, vi prego!" gridò disperato il giovane.

In quello stesso momento, Giorgio prese ad armeggiare nei cassetti della cucina, quando trovò la lama giusta. La prese in mano e la fissò. Poi aprì la credenza e prese la ciotola più grande, adagiandola sul tavolo. Si tirò indietro la manica della camicia del braccio destro e guardò Lucrezia, la quale era pronta a intervenire nel caso qualcosa fossa andata storta. A quel punto il Parroco, senza alcuna remora, iniziò l'incisione, cercando si soffocare il dolore. Poco dopo, il sangue cominciò a sgorgare copiosamente.

Nei pressi della boscaglia, il seppur lieve smottamento non cessò immediatamente, trasferendosi anche alle cime degli alberi, che parvero muoversi, improvvisando una macabra danza. Raffaele dubitava si trattasse di un terremoto, imputando lo strano fenomeno alla recita di Fausto e Katia, le cui voci aumentarono di intensità, così come il tremore. A quel punto il giovane iniziò davvero a temere per il peggio, specie nel momento in cui strane luci iniziarono ad apparire di fianco al cerchio di fuoco.

Poco dopo Lucrezia prese a medicare il braccio di Giorgio, disinfettandolo con cura per poi porre una benda sulla ferita. Il Parroco aveva chiesto alla donna di curarlo rapidamente, in quanto il tempo stava scadendo. Prese la ciotola piena del suo sangue e si avvicinò alla porta.

"Ora dobbiamo invertire l'incantesimo."

"Come?".

"Bisogna ricoprire il simbolo con il sangue. Solo in questo modo potremo riuscire a liberare Maria." disse l'uomo, guardando in direzione della bionda fanciulla, che lo fissava fiduciosa, impaziente di correre in soccorso di Raffaele.

Nel frattempo, lo smottamento cessò e la terra smise di tremare. Le luci confuse attorno al fuoco terminarono il loro girovagare confuso e si compattarono, ponendosi di fianco a Samantha. L'illuminazione giallastra cambiò tonalità, divenendo rossa e presto mutò anche la consistenza, tramutandosi in una specie di nebbia, puntellata da piccoli cerchi neri al suo interno, che crescevano a vista d'occhio, al pari della coltre. Anche la forma, ovale e larga, si restrinse sensibilmente per poi innalzarsi, avvicinandosi sempre di più al cerchio di fuoco.

Giorgio infilò un dito nella ciotola e con il sangue del quale si impregnò la punta iniziò a colorare di rosso il simbolo bianco disegnato sulla porta. Nonostante le piccole sbavature, si concentrò per coprire bene l'interno e i contorni. Quando pensò di aver terminato l'opera, fece un passo indietro e si limitò a osservare, restando in silenzio, imitato da Lucrezia, a suo fianco. Maria era ancora seduta nell'angolo, intenta a fissare il Parroco.

"Non succede nulla..." constatò con amarezza il Prete. "Non capisco."

"Hai fatto quello che richiedeva il libro, giusto?".

"Già. Non capisco cosa sia andato storto."

L'espansione della coltre di nebbia terminò nel momento stesso in cui Fausto e Katia finirono di recitare la litania. L'anziano uomo abbassò le braccia, diede le spalle al cerchio di fuoco e chiuse gli occhi. Subito dopo si accasciò a terra, privo di forze. Sembrava addirittura respirare in modo affannoso. Katia andò subito in suo soccorso, aiutandolo ad alzarsi. Evidentemente serviva molta energia fisica e mentale, per compiere il rito, e Fausto Pozzo lo stava sperimentando sulla propria pelle. Tuttavia, a Raffaele poco importava delle condizioni fisiche del padre.

A quella visione, Raffaele trasalì.

Dalla coltre di nebbia stava uscendo qualcosa.

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