D'un tratto l'oscurità svanì. Non c'era più nebbia viva, barriere invalicabili e altri ostacoli, ma soltanto una distesa verde. Ispezionò il luogo. C'era ancora il vento, ma non freddo e forte come quello contro il quale aveva dovuto combattere in precedenza. Era una brezza soffice, calda, che divideva il suolo dal cielo limpido e azzurro. Guardò a terra, notando come il suolo non fosse regolare, ma in pendenza. Si accorse di essere nel mezzo di una discesa che portava direttamente a valle. Era finito in una montagna del quale non conosceva l'ubicazione, ma non fu quello a sorprenderlo, quanto che trovò immediatamente alla sua sinistra.
Un ruscello.
Non poteva essere una conseguenza, era arrivato proprio dove voleva. Quel piccolo e apparentemente insignificante corso d'acqua era la risposta che cercava. Vicino a esso, a pochi metri, si ergeva imponente un enorme pino. Raffaele appurò che il sensitivo avesse davvero compiuto un buon lavoro, ma la parte grossa l'aveva fatta lui stesso, superando quella barriera potente e oscura.
Ciò che voleva scoprire era però coperto dal silenzio puntellato dal suono emesso da piccolo volatili. Nient'altro lasciava presagire qualcosa di utile. Eppure, pensava, la magnificenza di quel luogo non poteva passare inosservato e in altre situazioni si sarebbe adagiato sull'erba soffice, godendo dei raggi solari.
I suoi pensieri vennero interrotto dal suono prodotto da un vociare confuso, amplificato dall'eco che rimbombava sul manto scosceso. Si guardò attorno, cercando di intuirne la provenienza. Voltò il capo alla sua destra e, pochi istanti dopo, dal boschetto vide una piccola sagoma scendere rapidamente lungo la vallata. Incuriosito, fece alcuni passi verso di essa per capire di chi si trattasse e, avvicinatosi, ebbe la risposta.
Era un bambino.
Indossava una magliettina a maniche corte arancione a strisce bianche orizzontali e un paio di pantaloncini blu scuro, dal che Raffaele intuì che, a prescindere dallo spazio o dal tempo in cui era stato catapultato, quello scenario era puramente estivo. Il ragazzino sorrideva, divertito. Poco dopo cadde a terra, perdendo l'equilibro a causa della forte velocità unita alla ripida discesa. Vista la giovane età avrebbe dovuto farsi seriamente male, rischiando di rotolare lungo la vallata, ma riuscì a fermarsi e si alzò come se nulla fosse successo, riprendendo a correre con i pantaloncini sporcati dal verde.
Alcuni istanti più tardi, un'altra voce echeggiò dallo stesso punto dal quale il ragazzino era comparso. Raffaele si voltò e fu allora che la vide. Aveva lunghi capelli biondi, leggermente mossi. Man mano che si avvicinava notò il suo bellissimo sorriso, avvolto da un vestito colore verde smeraldo. La ragazzina scese correndo e Raffaele realizzò di trovarsi nel mezzo di un suo ricordo, molto simile alle numerose visioni in cui la bambina dai capelli d'oro era apparsa da protagonista. Maria era lì, a pochi metri da lui.
Nel momento in cui il bambino la notò, prese a correre più veloce, disegnando una parabola per poi risalire la vallata, superando la sua inseguitrice, che provò a inseguirlo.
"Tanto non mi prendi!" esclamò il ragazzino, forse troppo sicuro di sé.
"Questo lo dici tu, Raffaele!".
Il giovane operaio si sentì mancare il respiro. Era proprio come aveva sospettato fin dall'inizio. Prese nuovamente a osservare la minuscola figura maschile, ora lontana ora più vicina. Quel bambino non era altro che sé stesso da bambino; non poteva essere altrimenti. Identici erano i capelli e dello stesso colore gli occhi. Non aveva molte foto di sé in tenera età e perciò non aveva un'immagine nitida della propria fanciullezza.
Erano molto strane e diversificate le sensazioni che provava in quel momento. Certo, aveva di fronte a sé un bambino che sembrava spensierato, sorridente e decisamente felice. Immagini di un passato che non ricordava e che pensava fosse stato costellato solo di dolore e sofferenza. Non ricordava di essere mai stato davvero felice eppure, nel rivedersi in quel modo, significava che in realtà lo era stato, seppur per poco.
Quello che sarebbe successo tempo dopo avrebbe cambiato per sempre la sua esistenza, rendendolo apatico e irascibile, difficile da domare. Certo, con il tempo si sarebbe dato una regolata e il matrimonio con Lucia e la successiva nascita di Samantha avrebbero riacceso in lui la scintilla della vita. Ed ora Maria era lì, a fornirgli le risposte che tanto bramava.
Chi sei in realtà?
Il bambino era alle strette, braccato e optò dunque per nascondersi dietro l'enorme albero. Raffaele, incuriosito, si avvicinò per osservare la scena. Scosse la testa, sapendo di essersi nascosto nel luogo più prevedibile. Certo, non era mai stato un asso a nascondersi e d'altro canto il nascondino non era mai stato il suo gioco preferito, se mai ce ne fosse stato uno.
Il bimbo appoggiò la schiena al tronco poi, convinto di essere al sicuro, si voltò e allungo il muso poco distante dal legno, per guardare verso la salita. Maria non c'era. La sua versione adulta si guardò attorno, ma nemmeno lui la vide. All'improvviso la ragazzina, senza fare alcun rumore, apparve alla spalle del bambino, ancora intento a controllare la situazione di fronte a sé.
Dove si stagliava il piccolo corso d'acqua azzurro.
Maria, sorridendo, gli mise le mani sugli occhi. Il piccolo sobbalzò, preso alla sprovvista, poi appoggiò i propri palmi sul dorso delle mani della biondina, accarezzandoli.
"Chi si nasconde nei pressi del ruscello?" recitò Maria con una simpatica cantilena. "Non sarà mica il mio piccolo fratello!".
Quelle parole paralizzarono ogni muscolo del corpo di Raffaele. Era la verità che andava cercando. La terribile realtà. Cercava i ricordi cancellati, specie quello intorno a cui era stato creato un muro apparentemente inaccessibile. Fausto aveva fatto in modo che la sua mente fosse offuscata abbastanza per fargli dimenticare tutto. Dimenticare l'orrendo crimine che era stato compiuto, ma soprattutto scordare che, nella sua vita, aveva avuto una sorella.
Già, Maria era la sua sorella maggiore. Sacrificata per un orrore innominabile.
Il bambino si voltò e abbracciò Maria, la quale si chinò e ricambiò la stretta, appoggiandogli il mento tra i capelli scompigliati dal vento e accarezzandogli il capo teneramente. Raffaele osservò la scena senza muoversi, non rendendosi conto di alcune lacrime che gli tagliavano il viso come lame. Il loro era stato un rapporto bellissimo e l'amore che provavano l'uno per l'altro rendeva ancora più difficile accettare che il crudele destino avesse deciso di separarli per sempre.
I corpi dei due ragazzini, chiusi in un abbraccio che pareva eterno, parvero fondersi l'uno nell'altro, prima che quell'immagine iniziasse a sbiadire, dando l'idea di essere prossima a scomparire. Raffaele avrebbe voluto osservare ancora, vedere quanto era stato felice con lei, ma uno sfondo grigio e fumoso tornò a pararsi di fronte alla sua vista. Era tornato nuovamente nel cupo limbo della propria mente, ma fu una transizione rapida, prima che aprisse gli occhi e trovasse i volti di Lucrezia e Vincenzo che lo scrutavano preoccupati.
I due non parlavano, sembravano aspettare una sua parola, un cenno. Raffaele, si alzò lentamente, restando seduto sul divano, ancora intontito dalla strana esperienza vissuta. Poi li fissò attentamente, serio e malinconico.
"Maria è mia sorella."
STAI LEGGENDO
Ombre
Mystery / ThrillerNelle tranquille montagne della Valtellina una misteriosa furia omicida si abbatte sui membri di una famiglia influente. Sulle prime si crede all'attacco di una belva feroce, ma in seguito le indagini porteranno a credere si tratti di un essere antr...