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Come previsto, l'indomani Raffaele rischiò di addormentarsi sul posto di lavoro. Era andato a letto molto tardi e mancava poco che il ritorno a casa coincidesse con il momento di recarsi in azienda. Dunque, poche ore di sonno, di cui sentiva decisamente la mancanza. Gli occhi iniziarono a chiudersi a ripetizione di fronte al macchinario presso il quale era stato impiegato quel giorno, ma sapeva che doveva resistere, anche se in quel momento il lavoro non era una sua priorità.

Il pomeriggio avrebbe avuto tutto il tempo di riposare e certamente lo avrebbe fatto. Non ricordava di essere mai stato così stanco in vita sua e sentiva il bisogno impellente di gettarsi sul proprio letto, senza contare che senza il necessario riposo non avrebbe avuto le forze sufficiente per affrontare la minaccia che era intenzionato a sventare. Per cui, strinse i denti e andò avanti.

Quella mattina, appena alzatosi, aveva trovato un messaggio sul cellulare. Era di Sara, alla quale aveva chiesto la cortesia di avvertirlo sulle novità riguardanti Mario, nella speranza che la notte fosse passata indenne. Difatti, Raffaele ebbe paura a leggere le parole del breve messaggio ricevuto dalla moglie dell'amico poliziotto. Premette il pulsante e, una volta che i suoi occhi incrociarono le parole sul display, gli parve di non essere più in grado di leggere, preso com'era dall'agitazione.

Tuttavia, con immenso piacere, scoprì che Mario era stabile e non c'erano peggioramenti. Rilesse più volte il messaggio, convincendosi che il peggio fosse passato. Tirò ancor di più un sospiro di sollievo scoprendo che a Mario era stata concessa la scorta, in quanto anche i colleghi temevano che l'aggressore avrebbe riprovato a ucciderlo, pur non conoscendo i motivi della sfiorata tragedia.

Una volta esaurito il turno di lavoro, con le ultime energie rimaste tornò a casa. Fortunatamente Samantha era alla mensa della scuola e Lucrezia a pranzo con un'amica, quindi aveva a disposizione la casa tutta per sé. Eppure, nonostante l'ora, non aveva alcuna voglia di mangiare. Come prima cosa serrò le persiane in tutta la casa, impedendo alla luce solare di illuminare le stanze, poi si svestì e, senza pensarci due volte, si gettò sul materasso nella stanza degli ospiti, dove nessuno lo avrebbe disturbato. Avrebbe dormito parecchie ore, con una sola pausa in cui si svegliò dopo aver sentito il rumore della porta di casa che si chiudeva, segno che le donne di casa erano tornate. Evidentemente Lucrezia aveva chiesto alla bimba di non fare troppo baccano, dato che il padre doveva riposare.

Quando si risvegliò, indossò i primi vestiti che trovò nell'armadio e abbandonò la stanza senza rifare il letto. Samantha era come al solito impegnata nel guardare la televisione, mentre Lucrezia stava cucinando. Era quasi ora di cena e il suo stomaco lo avvertì che non sarebbe stato in grado di sopportare l'assenza di due pasti consecutivi. Quando lo vide in piedi, Lucrezia gli sorrise. "Spero tu abbia riposato a sufficienza."

"Si, ma ho un forte mal di testa." disse Raffaele ancora intontito, mentre accarezzava il capo della figlia.

"Tra dieci minuti è pronto se hai fame."

"Allora sono in tempo per farmi una doccia."

"Fai con calma."

Consumarono la cena quasi in silenzio. Samantha guardava un po' di televisione, cosa che ogni guida parlottante di famiglia perfetta avrebbe sconsigliato. Lucrezia, invece, parlava del più e del meno, masticando lentamente. Ovviamente non potevano parlare di certi argomenti di fronte alla bambina, dovendo attendere il momento in cui la stessa fosse andata a coricarsi.

E ciò avvenne molto tardi, oltre le dieci, dopo le disperate invocazioni del padre che alla fine furono recepite. Alla fine la piccola si convinse anche a tornare nella sua stanza, nella quale aveva fatto ritorno dopo parecchio tempo. Forse, inconsciamente, sapeva che c'era qualcuno che la proteggeva nell'ombra, anche se dalla sera dell'aggressione non ne aveva più parlato.

Fu così che i due si concessero un caffè e iniziarono a parlare. Sara nel frattempo li informò che Mario iniziava a mostrare lenti segni di miglioramento e dalla scrittura del messaggio emergeva che la stessa moglie si sentiva più tranquilla. Era protetto e, anche se non del tutto fuori pericolo, non in condizioni disastrose. Raffale mise via il telefono e scosse la testa. Poteva accadere di tutti da lì ai prossimi giorni.

"Non è colpa tua." tento di rasserenarlo Lucrezia, quasi gli avesse letto nel pensiero.

"Si invece. Sono stato io a coinvolgerlo."

"Nessun poteva sapere quello che sarebbe successo."

"Visti gli ultimi avvenimenti, forse potevo prevederlo."

"Quel che è successo è successo." tagliò corto la donna. "Possiamo solo attendere."

"Sono stufo di attendere." protestò Raffaele, senza perdere la calma.

Lucrezia sbuffò, gettando la spugna. Il giovane operaio la guardò. Forse un giorno tutto sarebbe finito e le cose sarebbero tornate alla normalità e allora sapeva cosa sarebbe accaduto. Lei avrebbe fatto le valigie e se ne sarebbe andata per sempre, magari trasferendosi lontano dalla Valtellina, per ricominciare una nuova vita. E lui cosa avrebbe fatto? Avrebbe ricominciato semplicemente a vivere, come aveva fatto dopo la morte di Lucia? In realtà era solo uno il pensiero che lo angustiava. La donna che amava se ne sarebbe andata e lui sarebbe rimasto solo con Samantha, con la famiglia di mostri fuori gioco. In quel momento, non trovava nessun pensiero che lo rassicurasse sul fatto che sarebbe potuto andare avanti come se nulla fosse.

I suoi pensieri furono interrotti dallo squillo del cellulare che lo informava della ricezione di un messaggio. Prese in mano il telefonino e guardò il display. Proveniva da un numero che non aveva salvato in rubrica. Poco in là, Lucrezia cercò di sbirciare, incuriosita. Raffaele lesse il messaggio e, al termine di esso, sbiancò.

"Santo Cielo..."

"Che succede?".

"Mi è arrivato uno strano messaggio."

"Che dice?" volle sapere la donna.

"Troviamo al Parco di Tirano a mezzanotte. Dobbiamo parlare. Sono colui che ti ha mandato la lettera alcuni giorni fa."

"Chi può essere?".

Il giovane operaio fece spallucce. "Non ne ho idea."

Un altro tassello si collegava agli altri. In un primo momento aveva pensato fosse stato Geremia a inviargli la lettera, ma confrontando le scritture aveva scoperto essere totalmente diverse. Allora di chi si trattava. Fu allora che Lucrezia pose la domanda che lo stesso Raffaele si era fatto.

"Senti di poterti fidare dell'autore del messaggio?".

"Mi ha già aiutato e non capisco per quale motivo dovrebbe tentare di fregarmi." ragionò il giovane operaio. "Anche se oramai non mi stupisco più di nulla."

"Vengo con te." disse Lucrezia.

"No, è troppo pericoloso."

"Non devi per forza fare l'eroe Raffaele. Nessun te lo chiede."

"Non lo faccio per eroismo." replicò il giovane. "Sono stato scelto per compiere una missione e se c'è qualcuno che deve rischiare, quello sono io."

A quel punto, Lucrezia, che si era sempre trattenuta nel manifestare le proprie emozioni, scoppiò. "Non voglio perderti... non potrei sopportarlo."

Detto ciò gli prese la mano. Raffaele, preso alla sprovvista, la lasciò fare. Poi, strinse le dita tra le sue. "Andrà tutto bene. Non mi accadrà nulla di male. Te lo prometto."

Ovviamente, non sapeva se avrebbe potuto mantenere la promessa.

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