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Non pensò nemmeno per un secondo alla pericolosità del proprio gesto e, agendo d'istinto, Raffaele si scagliò contro il padre e l'effetto sorpresa contribuì a distrarre l'anziano patriarca, che a causa dello scossone subito vide la traiettoria del proiettile scagliato contro la nipote deviare verso l'alto, fendendo l'aria. Senza perdere tempo, il giovane operaio cercò di sfilargli l'arma di mano, ma con grande sorpresa incontrò una strenua resistenza.

"Adesso ci penso io a sistemarti!" affermò prepotentemente Katia, la quale si avvicinò al nipote e alzò l'arma contro di lui, pronta a sparargli. Maria la precedette, aggredendola e riservandole lo stesso atroce trattamento di Gabriele. La donna gridò in modo straziante, in balia del furioso Angelo della Morte, dalla cui morsa risultò impossibile sottrarsi. Quando le tolse l'ultimo respiro, lasciò cadere il corpo a terra, senza il minimo rispetto. Senza il minimo rimorso.

Fausto e Raffaele sembravano non essersi accorti di nulla, in quanto erano ancora intenti a lottare ma la loro forza almeno per il momento si equivaleva.

"Mamma!" gridò Nicholas, poco distante, avvicinandosi a lei nel momento in cui la furia che l'aveva dilaniata si allontanò. Si chinò e vide l'ultima espressione facciale della madre, con gli occhi e la bocca spalancati per il terrore, con rivoli di sangue su tutto il volto. Quando un brivido gli percorse la schiena, si rese conto che Maria era in piedi di fronte a lui e l'attendeva.

"Cazzo!" sbraitò il giovane, il quale provò a scappare verso la boscaglia, ma prevedibilmente la sua fuga non durò molto. Le sue urla echeggiarono in tutta la radura e Raffaele sperimentò l'ennesimo brivido di quella serata; non si sarebbe mai abituato a tutta quella violenza. Quella impercettibile distrazione rischiò però di diventargli fatale, dato che Fausto ne approfittò e gli rifilò una gomitata in pieno volto, stendendolo. Maria fece per intervenire, ma si bloccò quando vide la canna della pistola puntata alla testa del fratello.

"Fermati o giuro che lo uccido." dichiarò l'uomo, pulendosi poi il sangue dalle labbra, sorridendo alla vista di quel rosso acceso. Poi tornò a guardare il figlio. "Ora, rimedierò una volta per tutte al più grande errore della mia vita. Tu".

"Sei sempre stato un ottimo padre." commentò sarcasticamente Raffaele.

"Di certo la colpa non è stata mia. Ma non è un problema, dal momento che non ne parleremo più."

"Maria ti fermerà."

"Farò in tempo a finirti e poi affronterò pure lei." - sentenziò Fausto. "Oramai non ho più nulla da perdere."

Prima che potesse premere il grilletto, un strano fragore attirò la sua attenzione. Si voltò e osservò il focolare spegnersi, dissolvendosi nel nulla. Poco dopo Samantha riaprì gli occhi, a fatica, accompagnando un mugolio. Sollevò il capo, intontita. Poi, riacquistata un po' di lucidità, si guardò attorno, spaesata, fino a che adocchiò il padre, costretto ancora a terra.

"Papà.... dove siamo?!".

Fausto contemplò tristemente la nipote, constatando il completo fallimento del suo piano e fu a quel punto che Raffaele si alzò di scatto e lo attaccò nuovamente, provando una volta di più a disarmarlo. "Sei ostinato e questo è un pregio. Ma non sei alla mia altezza e non lo sarai mai!".

Raffaele non sprecò preziose energie rispondendo alle provocazioni e alla fine la giovane età prevalse. Con una rapida mossa riuscì a torcergli il polso, inducendolo a lasciare cadere la pistola dalla mano, soffocando un gemito di dolore. Dopodiché la raccolse e gliela puntò contro, tenendosi al contempo a debita distanza, temendo che il diabolico padre avesse altri assi nella manica.

"Fine dei giochi, papà."

Maria non attese oltre e si avventò su colui che anni prima l'aveva costretta a una fine orribile, cingendogli il collo con la mano, per poi mostragli le fauci, puntellati da denti affilati come lame.

"Maria..." sibilò Fausto, rischiando di soffocare per la stretta in cui era cinto. "Non farlo, figlia mia... perdonami. Sono sempre tuo padre... Raffaele, aiutami!".

Il giovane rimase in silenzio, incapace di pronunciare anche una sola parola. Una parte di lui avrebbe voluto salvarlo, l'altra invece gli diceva di lasciare che la sorella compiesse il proprio lavoro. Senza pensarci oltre, scelse di andare da Samantha, la quale non si era mai mossa da quello che oramai era solo un cerchio disegnato sul terreno. Nel momento in cui la prese in braccio, la bimba si avvinghiò attorno alle sue spalle, tremante e infreddolita. A quel punto, tranquillizzatosi, si allontanò dalla radura raggiungendo i primi tronchi d'albero, inconsapevole di ciò che sarebbe successo.

"So che ho sbagliato, Maria." ritentò nuovamente Fausto, allo stremo delle forze. La fanciulla lo fissava con un espressione truce e spaventosa. "Sei mia figlia, non avrei mai dovuto farti del male. Ti scongiuro, trova la pace e e giuro che non farò mai più del male a nessuno."

Maria lo fissò in silenzio, con il respiro simile al verso di una belva feroce. Quel silenzio creò un alone di speranza nell'uomo, che si rivelò inesistente nel momento in cui la figlia ottenne la propria vendetta, dilaniandolo orribilmente. Raffaele chiuse gli occhi e tenne Samantha stretta a sé, in modo che non potesse assistere a quella scena terribile.

Dopo alcuni secondi che parvero interminabili, le urla dell'uomo cessarono e il silenziò tornò a regnare.

Raffaele aprì gli occhi.

Era finita.

OmbreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora