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Lili.

Dire che il mattino seguente ero a pezzi è un efeumismo. Sentivo gli occhi gonfi per le troppe lacrime versate, le ossa indolenzite per aver passato interi minuti al freddo e la testa che non smetteva di pulsare come se avessi un martello al suo interno.

Per farla breve, ero ridotta a uno straccio.

La domenica seguente la passai a letto. Non ebbi nemmeno la forza per alzarmi e andare a fare colazione; saltai anche il pranzo e la cena e a quel punto mi accorsi di stare davvero male: non avevo mai saltato un pasto in tutta la mia vita, a parte quando venne a mancare mio padre. Certo, non potevo confrontare le due situazioni, ma il dolore restava comunque tanto. Tanto e insopportabile.

Nemmeno i numerosi tentativi di Madelaine non riuscirono a farmi sgusciare fuori dalle coperte. Ero ancora troppo debole.

Non potevo e non volevo fare i conti con quello che aspettava. E soprattutto non volevo assolutamente vedere Cole. Anche solo pensarlo, mi procurava delle sfitte insopportabili al petto.

Ero di nuovo a pezzi e tutto per colpa sua.

Passò un'intera settimana, durante la quale continuai a nascondermi sotto le coperte del piumone, senza farmi vedere nè a lezione, nè tanto meno ai corsi di sci. Il cellulare continuava a squillare ogni minuto, ma facevo finta di niente.

Non avevo nemmeno il coraggio di parlare con mia madre.

Avevo solo bisogno di tempo. Tanto tempo.

Trascorrevo pomeriggi interi a guardare film strappalacrime, che mi facevano solo piangere di più, ingozzandomi di qualsiasi tipo di dolce, dalle Gocciole fino ai Marshmellow. Inutile dire che riacquistai in poco tempo i chili che ero riuscita a perdere con tanta fatica.

Che senso aveva adesso restare magra e snella?

Tanto valeva fare quello che più amavo e che riusciva a fornirmi un minimo di consolazione: mangiare schifezze. Mi presi un periodo di pausa anche dallo studio: ormai avevo perso la concentrazione anche per fare due semplici esercizi di italiano.

I libri furono un'altra mia ancora ancora di salvezza: ogni giorno ne iniziavo uno nuovo e mi aiutavano a pensare positivo, per quanto la situazione me lo permettesse.

 La cosa che mi stupì enormemente, però, fu che Cole non si fece vedere per tutta la settimana. Di messaggi ne inviava tanti, ma non lo avevo più visto.

Forse si sentiva solo in colpa... Ma di me, in realtà, non gliene importava niente.

Una mattina, decisi di alzarmi e di farmi un bel bagno rilassante, come mi aveva suggerito Madelaine.

Mentre mi stavo sciacquando i capelli, notai l'anello che portavo al dito.

L'anello con la stella alpina, quello che mi aveva regalato Cole. Vederlo fu un altro colpo al cuore.

Cercavo di andare avanti e ogni volta che la mente si svuotava, Cole tornava subito a rioccuparla.

Sembrava che tutto, il mondo, l'universo, l'intero globo terrestre fosse contro di me.

Un po' di pace era chiedere tanto?

Sfilai l'anello dal dito e lo lanciai dall'altra parte del bagno.

Dopo, le lacrime tornarono ad assalirmi.

Piangevo, piangevo, piangevo e non riuscivo a smettere. Certe volte mi sembravo persino patetica.

Non riuscii a rilassarmi neanche immergendomi in una vasca piena di buoni odori e bollicine, così mi asciugai subito i capelli, indossai le prime cose che trovai nell'armadio e scesi di sotto. Era sabato e la maggior parte dei ragazzi erano fuori a divertirsi.

Nella hall trovai Madelaine, che stava parlando con una sua compagna di corso. Le raggiunsi e mi sedetti al tavolo con loro.

-Lili!- esclamò Mads.

Evidentemente non si aspettava che uscissi di camera, dopo avermi visto in condizioni disperate sotto le coperte. -Ciao, ragazze-

Salutai Elena, l'amica di Madelaine.

-Stavamo giusto parlando che stasera volevamo uscire un po', trascorrere una serata tra ragazze... Ti va?- propose la mia amica, facendomi un sorriso di incoraggiamento.

Voglia di uscire? Zero.

Ma, dal momento che non volevo ridurmi a un'asociale con la A maiuscola, decisi di accettare senza pensarci troppo. -Ci sto-

-E vai! Allora è deciso: stasera, serata tra ragazze-

Madelaine sembrava al settimo cielo e tutto sommato sapevo che una seratina in buona compagnia non mi avrebbe fatto nient'altro che bene.

Il mio pensiero costante- Lili e ColeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora