144.

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(Flashback)

"-Perché ti piace così tanto Harry Potter?- mi chiese Cole, mentre con un dito giocherellava con una mia ciocca ribelle. Io gli accarezzai il petto e mi strinsi a lui. -Sembra così stupido, però è un mio pezzo di infanzia, una mia piccola filosofia di vita. Harry Potter...- ripetei -mi ha insegnato così tante cose...-

-Ah, si?-

-Certo-

Stavamo scherzando? Harry Potter era la bibbia!

-Tipo?-

Quel giorno Cole era più curioso del solito.

-L'importanza dell'amicizia, non arrendersi mai anche se tutto ti spinge a farlo, chi vorremmo essere e quello che in realtà siamo, l'amore...-

Cole sghignazzò. -Harry Potter ti ha insegnato l'amore?-

A mani basse.

-Ovvio che si-

-E come, scusa?-

Non ci credeva? Mio Dio, dovevo fargli una bella lavata di cervello, allora!

Mi alzai di scatto e mi misi a cavalcioni su di lui. (La cosa più audace che avessi mai fatto di mia spontanea iniziativa).

Lui se ne accorse e un sorriso soddisfatto gli si dipinse sul volto bellissimo; i suoi occhi erano più verdi del solito.

A separarci c'era solo della misera biancheria intima e percepivo il contatto delle nostre parti intime. Io mi irrigidii un po' quando Cole posò le sue mani calde sulle mie cosce, ma cercai di non farci caso. -Allora?- chiese; stava attendendo una risposta.

-Allora...- iniziai, mettendogli una mano sul petto e spingendolo -quando Piton rivela a Silente il suo grande e immenso amore per Lily, io mi sono sciolta come un gelato al sole. Perché...- presi tempo per cercare le parole giuste -... perché quella è stata la più bella prova d'amore che potesse dare. E prendersi cura di Harry, anche se in lui rivedeva James...-

-Chi è James?- chiese Cole incuriosito.

Per favore, non sapeva nemmeno chi era James?

Risposi scandalizzata e un po' alterata. -Il padre di Harry e il marito di Lily, stupido!- gli rifilai anche uno schiaffetto sul braccio.

-Scusa!... non volevo offendere nessuno. E stai attenta a quello che fai, potrei ribaltare la situazione e non sarebbe affatto piacevole... per te- disse, indicando la posizione in cui eravamo. Ok Lili, non facciamolo incazzare. Torniamo a Harry... 

Alzai gli occhi al cielo e sbuffai. -Dicevamo... Piton si prese cura del figlio di James, il suo più grande rivale e nemico, e Lily, la donna che aveva sempre amato. E quando Silente se ne rende conto, gli chiede: "Dopo tutto questo tempo?", e Piton risponde: "Sempre."-

Cole mi guardò e alzò un sopracciglio: non lo avevo convinto.

-Davvero romantico, Reinhart, ma fossi stato in Piton mi sarei fatto Lily quando ne avrei avuto l'occasione e avrei ucciso Harry subito dopo-

Rimasi sbigottita. Cazzo, possibile che non capisse?!

-Sei un idiota, Sprouse e un porco. Come puoi non capire...-

-Come mi hai chiamato, scusa?- Oh, cazzo.

-Idiota?- tentai.

-No, la parola dopo-

-Sprouse?- tentai di nuovo.

-No, l'altra- marcò quest'ultima parola e mi strinse maggiormente i fianchi.

Ok, l'avevo combinata grossa.

-... p-porco?- la mia voce era ridotta a un sussurro.

Non riuscii nemmeno a pensare a quello che mi avrebbe fatto, perché mi ritrovai subito sotto di lui. La sua altezza mi sovrastava e i suoi occhi mi inchiodarono all'istante.

-Non mi piace quando mi insulti, dovresti saperlo-

-Mi d-dispiace...-

In risposta, Cole fece risalire una mano lungo la mia coscia, mentre con il ginocchio si fece spazio tra le mie gambe, posizionandosi meglio sopra di me.

-Ora ti torturo- disse, avventandosi sul mio collo e iniziando a mordicchiare la mia parte più sensibile, fino ad inghiottire le mie labbra in un bacio senza fine. Le sue carezze e i suoi baci mi strapparono un gemito, mentre lui continuava a far vagare le mani sul mio corpo.

-Oh, che dolce tortura...- sussurrai tra un bacio e l'altro."

Mi massaggiai la testa e tornai alla realtà.

Ormai i ricordi di me e Cole avvinghiati l'uno all'altra era l'unica cosa che riusciva a darmi conforto. Il tempo scorreva e l'orologio che era appeso alla parete segnava le otto e mezza passate. Erano cinque ore e mezzo che eravamo lì.

E dopo le ultime notizie da parte di Tom non avevamo saputo nient'altro.

L'operazione era iniziata e ci sarebbero volute molte, molte ore. Ore di angoscia.

Ore di disperazione. Ore di terrore. Ore infernali.

Le più lunghe e le più brutte in assoluto di tutta la mia vita. Assieme a quelle che avevo trascorso durante la malattia di mio padre.

Ogni volta che la mia vita cercava di trovare un giusto e normale equilibrio, arrivava qualcosa di così brutale a strapparmi via la felicità.

E da quel momento mi convinsi che la felicità non è nient'altro che un attimo nella vita di tutti noi, soffocato dalle sofferenze e dalla realtà del dolore.

Madelaine era tornata da poco e aveva portato qualcosa da mangiare ma, incredibile ma vero, il mio stomaco era chiuso come un diario con il lucchetto. E finchè non avrei visto Cole, non sarei riuscita a trovare la chiave.

Il mio pensiero costante- Lili e ColeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora