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-Buon compleanno, tesoro!- gridai, togliendo le mani davanti agli occhi di Grace.

La festeggiata si portò le mani alla bocca, mentre i suoi occhi divennero enormi, grandi come i numerosi palloncini colorati che aleggiavano nella stanza.

Grace fece un giro d'ispezione intorno alla casa delle bambole che le avevamo appena regalato io e suo fratello. Dopo averla osservata, Cole si inginocchiò davanti alla sorella. -Allora, ti piace, Rossa?- chiese, accarezzandole con dolcezza i lunghi capelli rossi, che quel giorno erano ancora più lucenti. La bambina abbracciò con tale impeto il fratello da farlo cadere a terra.

-Lo prendo per un si-

-Certo che mi piace, Tato- strillò lei, non smettendo di sorridere nemmeno per un secondo.

Dopo aver abbracciato a lungo il fratello, Grace si precipitò da me e si attaccò alle mie gambe, stringendomi forte. -E' il mio regalo preferito!-

Le accarezzai quei capelli fantastici e le sussurrai che ero molto felice per lei.

Le amichette di Grace avevano continuato a guardare la casa delle bambole nuova di zecca con l'invidia che traboccava dai loro sguardi.

La pregarono di poterci giocare e lei acconsentì senza problemi.

Il pomeriggio passò tra festicciole per le bambole di pezza, tè e tanti pasticcini.

Era una bella giornata di sole e la primavera era ormai alle porte. Ashley era indaffarata a chiacchierare e intrattenere le mamme dei bambini, Tom cercava di mantenere il controllo in cucina e Grace sembrava essere la persona più felice della terra.

Mi assentai un attimo per andarmi a godere un po' di sole che, non appena uscii di casa, mi accarezzò dolcemente con i suoi raggi caldi.

Inspirai l'aria fresca e mi irrigidii quando due mani calde cinsero i miei fianchi, sorprendendomi da dietro.

La faccia di Cole fece capolino da dietro la mia spalle e si tuffò subito in mezzo ai miei capelli.

-Smettila di toccarmi, non sei d'aiuto-

Adesso dovevo iniziare a mettere un po' di distanza tra noi, sennò non ne sarei più uscita viva. -Mi dispiace, non resisto al tuo profumo. E' come un richiamo che non posso non ascoltare- Sentii le sue mani che si intrecciavano intorno alla mia pancia.

Anche se lui era molto più alto di me, sembrava non avesse problemi a stare rannicchiato e avvinghiato come un koala al mio corpo.

Mi abbandonai al suo corpo schiacciato contro il mio e sospirai pesantemente.

Era sempre un'emozione stare a contatto con lui, come se fosse la prima volta.

-A cosa pensi?- sussurrò lui dopo qualche minuto di completo silenzio.

Si sentivano rieccheggiare le urla dei bambini e il chiacchiericcio dei genitori, mentre tutto intorno a noi era calmo e tranquillo.

Non tirava un alito di vento, i ciuffi d'erba verde accarezzati dal sole brillavano come pietre preziose, ogni tanto un passerotto faceva capolino dall'albero, ma io ero comunque un turbinio di emozioni che continuavano a non darmi tregua.

-A quanto ti odio-

Cole fu scosso da una sonora risata.

Mi girai verso di lui per guardarlo in faccia, continuando a mantenere un'espressione seria. -E a quanto ti amo-

-Ok, è deciso: mi ami- disse, sorridendo.

-Non è così semplice- notai, poggiando le mani sul suo petto non appena lui mi strinse più forte a sé. -Si che lo è. Devi baciarmi soltanto, giusto per suggellare il patto-

Perché per una volta non poteva provare a essere serio e smetterla di fare il deficiente?

Rendeva solo tutto più difficile. Difficile per me. Per noi.

Il mio pensiero costante- Lili e ColeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora