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-... E poi mi hai chiesto di fare l'amore con te- concluse Cole.

Nel sentire quelle parole, sputai tutto il latte che avevo in bocca nella tazza davanti a me.

Ok no, questo non era decisamente possibile.

-Che cosa?!- urlai come un'isterica. Sembravo solo una povera pazza.

Cole mi sorrise con aria divertita, senza smettere di guardarmi.

-Io... io non posso averti chiesto una cosa del genere... non... non...-

-Non è possibile?- concluse Cole al posto mio.

-Esatto- lo guardai, alzando la testa, ma continuando a tenere le mani nei capelli.

Quella mattina erano più ingarbugliati del solito, così decisi di raccoglierli in uno chignon disordinato.

-Ma è successo- continuò Cole.

Adesso non ero più impaurita dalla risposte che Cole mi avrebbe dato di lì a qualche minuto, ne ero completamente terrorizzata!

-E... e poi cos'è successo?- la mia voce era così flebile che quasi non si sentì.

-Ti sei tolta i vestiti davanti ai miei occhi- Cole sembrava non avere problemi a rivelarmi tutto quello che era veramente successo. Certo, per lui era tutto così semplice. Quella complicata dovevo sempre essere io, accidenti!

-Io mi sono che cosa?!- A questo punto la mia voce aumentò di qualche grado.

-Ti sei spogliata davanti ai miei occhi- ripetè Cole, scandendo bene ogni singola parola.

-Vuoi dire che... sono rimasta... nuda?- adesso la tonalità della mia voce ridiventò nuovamente bassa.

Era tutto un alzarsi e abbassarsi. Sembravo un canzone venuta male.

La vergogna che provai in quel preciso momento era indescrivibile. Ero paonazza e Cole che si divertiva come un matto non aiuta per niente.

-Proprio nuda no. Indossavi sempre mutande e reggiseno-

Oh. Mio. Dio.

Almeno quello... mi consolai.

-A proposito, bel completo- mi prese in giro, bevendo dal suo bicchiere.

Dire che ero rossa come un peperone era un eufemismo!

-E continuavi a chiedermi di toccarti-

-Questo non è vero- provai a far finta di niente, ma purtroppo dovevo guardare in faccia la realtà: ero ubriaca e in balia dei miei ormoni. Una povera stupida, in poche parole.

-Oh, si che è vero- non smetteva di sorridere. Si divertiva, il bastardo.

-Stai mentendo- tentai.

-No Reinhart, io non mento mai su queste cose- bevve il succo rimasto nel suo bicchiere e poi riprese: -Poi ti ho fatto vomitare, messo il pigiama, struccata, lavato i denti...-

Non riuscivo a credere alle mie orecchie.

-Mi hai messo il pigiama?- Assurdo.

Poi mi venne in mente: -Ma io stamattina non indossavo il reggiseno...- ragionai a voce alta.

Cole annuì automaticamente, come se sapesse già quello che stavo pensando.

-Io ti ho tolto il reggiseno-

-Brutto...- iniziai, ma Cole non mi fece finire.

-Ehi, ehi, calma. Non ho guardato nulla, puoi starne certa- disse, alzando le mani davanti alla faccia.

-Ah, davvero? E come faccio a sapere che non mi stai raccontando una bugia?- Mi ero alzata e il fumo mi stava uscendo letteralmente dalle orecchie. Ero furiosa e imbarazzata. Parecchio imbarazzata.

-Non ho bisogno di approfittarmi di te. Un giorno mi chiederai di farlo- sorrise e proseguì: -E mettiti a sedere, ho da proporti un affare-

Affare?

Che tipo di affare?

Di qualsiasi cosa si trattasse, di sicuro non era niente di buono. Di questo ne ero certa.

Però la mia curiosità era a mille, quindi mi rimisi subito a sedere davanti a lui.

-Spara-

Cole alzò le sopracciglia, come meravigliato dalla mia risposta. Amavo le sfide e non riuscivo a dire di no quando se ne presentava una.

-Esci con me- iniziò.

Non lo feci nemmeno finire.

La sua proposta era già indecente così, senza sentire la fine. -Scordatelo-

-Aspetta- mi fermò -Sai meglio di me che tra di noi c'è un'attrazione irresistibile- Prevedendo la mia reazione a quell'affermazione, si affrettò e disse: -E non cercare di negarlo-

Ok, 1 a 0 per lui.

-Quindi?-

Fiero di sè, sputò il rospo: -Quindi esci con me-

E rieccolo.

-Cole, non posso...-

-Perché? Sono un amico che chiede a un'amica di uscire insieme. Che c'è di male?- chiese sorpreso.

Allora era tonto?

-C'è che noi non siamo amici- gli feci notare.

-Ah, no? E che cosa siamo?- mi stuzzicò.

Già, che cosa eravamo?

Due grandi complicazioni, ecco cos'eravamo.

Due complicazioni che insieme avrebbero dato vita a un tremendo e irreparabile disastro. Non potevamo uscire insieme. No.

E poi io non ce l'avrei fatta. Il mio passato continuava a perseguitarmi come un' ombra costante. Rimasi in silenzio, non sapendo bene cosa rispondere. Era la domanda più difficile che qualcuno mi avesse mai fatto.

-Lili?- mi chiamò Cole.

Alzai lo sguardo su di lui: -Sì?-

-Esci con me- ripetè.

Quelle parole mi facevano quasi paura.

-Non ti arrendi, vero?-

-No- mi sorrise, scuotendo la testa.

-Ci penserò-



SECONDO VOI ACCETTERA'?

SCRIVETEMI COSA NE PENSATE!

Il mio pensiero costante- Lili e ColeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora