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-Ho bisogno di tempo-

-Tutto quello che vorrai, amore. Ma ricorda, tra due settimane ci sposiamo-

-Cosa?! Come, non...- la mia voce uscì in un verso strozzato. Che cazzo stava blaterando?!

-Sto scherzando, calmati-

Cole mi afferrò i polsi e avvicinò il viso al mio, fino a sfiorare le nostre labbra.

-Ti aspetterò per tutto il tempo che vorrai-

Distolsi lo sguardo. Forse, invece, tra una settimana si sarebbe già dimenticato di me.

-Ma la prossima settimana dovrai venire a vedere il mio campionato- disse, alzando i sopraccigli fino alla fronte. Il campionato?

Mi ero persa qualcosa?

Quale camp... Oh, quel campionato.

Ma... -Cole, io non ci sarò la prossima settimana- lo informai, puntando il mio sguardo nei suoi occhi, che adesso erano diventati increduli.

Merda... -E dove sei, scusa?-

-Parto. Vado a trovare mia madre, a New York-

***

Cole.

Il mondo mi crollò addosso in un istante.

E la sensazione che provai in quel momento era brutta, terribile, fastidiosissima.

-C-come... parti?- balbettai. Mollai la stretta sui suoi polsi e la guardai accigliato.

-Inizia il campionato, la prossima settimana- dissi nuovamente.

Forse non aveva capito bene.

Forse mi ero sbagliato, non avevo sentito bene io.

-Lo so, ma...-

-Avevi promesso di essere il mio portafortuna- le ricordai con la voce che iniziava a diventare più pesante.

Era evidente che se ne fosse dimenticata.

-Mi dispiace, non volevo...-

-Va bene così, non ti preoccupare-

Alzai le mani in segno di resa e mi allontanai da lei il più in fretta possibile.

Ok, avevo capito.

Per lei non contavo più niente.

Era già andata a cena con Delton e l'aveva baciato e adesso mi aveva appena detto che non sarebbe stata presente alla mia prima gara.

Perfetto. Di male in peggio.

E io che pensavo di aver quasi sistemato tutto... Povero illuso!

Mi sarei preso volentieri a schiaffi.

Era chiaro come il sole che non avrebbe mai avuto il coraggio di perdonarmi.

Perché sperarci ancora? Era proprio da stupidi.

-Cole...-

Non dissi niente. Le parole rimasero bloccate in gola.

Indietreggiai sempre più, fino ad allontanarmi completamente da lei.

Rientrai in casa con un assoluta voglia di spaccare tutto ciò che mi capitava a tiro. Ma era il compleanno di mia sorella e non potevo rovinarglielo comportandomi da coglione.

Salii in camera mia senza dire una parola e chiusi violentemente la porta.

Non volevo più vedere nessuno per le prossime ventiquattr'ore. 

*** 

Lili.

Santo Dio!

Perché dovevo sempre fare casino? Non potevo tenere chiusa quella mia boccaccia e fare finta di niente? Mi si attorcigliò lo stomaco non appena vidi la sua faccia dopo avergli dato la notizia.

Era vero, dopotutto: avevo deciso di partire per andare a trovare mia madre, dato che non la vedevo da prima di Natale.

Avevo comprato il biglietto pochi giorni dopo quella terribile festa, quindi... Quindi ero giustificata!

Non avevo proprio pensato al campionato e per di più all'epoca non sapevo nemmeno quando sarebbe iniziato. Purtroppo, però, per quanto mi sforzassi di trovare delle patetiche scuse, restava il fatto che mi aveva fatto male vedere la sua espressione di dolore e disperazione dipinta in volto. Soprattutto pensando a tutto quello che aveva dovuto passare.

Sarei dovuta andare via, tornare al college e lasciare che si sfogasse da solo.

Invece decisi che non era la scelta giusta da fare. Tornai in casa e mi precipitai sulle scale, diretta in camera sua.

Bussai prima di entrare.

-Mamma, non voglio niente, sto solo...- la sua voce si interruppe quando entrai nella stanza. Non immaginava che fossi io.

Chiusi la porta e lui rimase immobile a fissarmi.

-Che ci fai qui?- mi chiese in un secondo momento, mettendosi a sedere sul letto.

-Mi dispiace- iniziai. Continuai a rimanere in piedi vicino alla porta, poi mi avvicinai al letto.

-Scuse accettate, puoi andare adesso-

Cazzo, era arrabbiato. E molto anche.

Mi misi a sedere sul letto.

-Ascoltami, ho prenotato il biglietto quando...- ebbi un attimo di esitazione -subito dopo la festa e...-

-Ho capito, non ho bisogno di spiegazioni- rispose duro.

Si distese nuovamente sul letto, con le braccia dietro la testa e le gambe accavallate. 

Il maglione blu che indossava si alzò un po', facendo intravedere un pezzo di pelle. Un bel pezzo di pelle. Mi costrinsi a distogliere lo sguardo, anche se l'impresa si rivelò più difficile del previsto. Lo guardai negli occhi e arrossii quando mi accorsi che anche lui mi stava guardando. Si era accorto che fissavo i suoi addominali.

Sorrisi debolmente e mi guardai intorno. Notai delle nostre foto che ci eravamo scattati durante il nostro soggiorno a Washington.

Dovevo ammettere che erano bellissime. Mi si strinse il cuore nel ricordare tutti quei momenti, così li cacciai dalla mente.

-Puoi andare- mi informò, lanciando uno sguardo alla porta.

-Ma io voglio rimanere qui-

Non sapevo nemmeno io dove volevo arrivare, ma in quel momento non desideravo far altro che stargli vicino.

Il mio pensiero costante- Lili e ColeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora