Dopo quella frase pronunciata con grande sforzo da Castiel, entrammo in casa di Tom e Greta e ci sedemmo sul divano uno affianco all'altro. L'uomo al mio fianco non accennava a staccare la mano con presa ferma dalla mia e in quei attimi di silenzio lo sentii quasi rilassarsi in quella tranquillità fatta di sguardi di incoraggiamento ma non dati allo scopo di forzare l'altro a parlare. C'era della falsa serenità nel suo sguardo che si andava a scontrare con sospiri d'ansia e il muovere nervosamente la gamba affianco alla mia. Di tanto in tanto mi guardava, eppure persino quelle occhiate veloci risultavano vuote quasi quanto i suoi occhi celesti in quel momento: sembrava non provasse nessuna emozione.
Mi diede un bacio delicato sulla spalla prima di posare la fronte su di essa, poi iniziò a raccontare con tono piatto. Pensai che una parte di sé avesse accettato quella merda siccome in confronto a quando spiegò a me cosa fosse successo era decisamente diverso il suo modo di approcciarsi alla faccenda. Nonostante ciò mi sbagliavo, perchè se prima a 17 anni me lo disse grossomodo tutto d'un fiato, ora prendeva i suoi tempi e spezzava le frasi quando non c'era bisogno di parlare, quando tutto era così crudo e ovvio da far paura a tutti. Lo sentii stringere la mia mano così forte da farmi male - non ribattei in questo - quando iniziò a parlare del suo compleanno e lo sentii piangere quando spiegò come lo stesso trattamento venisse fatto a Marcus; forse con più rabbia per il fatto che non potesse far nulla per impedirlo. A quel punto avvolsi la sua spalla con il braccio, avvicinandolo poi a me per poterlo accarezzare delicatamente lungo ogni angolo del suo corpo che potesse farlo sentire a casa e al sicuro, soprattutto ora che la sua mente non gli mostrava nulla di simile a quest'ultime cose.
Accarezzai i capelli dandogli dei leggeri baci tra di essi e non me ne fotteva un cazzo del mio orgoglio e dei miei amici che ci guardavano. Non riuscivo a vedere Castiel in quelle condizioni e non mi sarei mai tirato indietro nel consolarlo quando qualcosa di così grave lo logorava dall'interno fino a renderlo nulla. Scivolò il viso nell'incavo del collo e si aggrappò alla mia maglia. Non piangeva, aveva smesso, eppure quella quiete mi faceva più paura di qualsiasi altra cosa perchè quando finivano le lacrime, quando nulla più usciva fuori per poter sfogare quel dolore, allora arrivavano i problemi. Ricordavo la prima volta che mi ritrovai in quella situazione, e in special modo quando mi tagliai per la prima volta. La prima cicatrice la feci sulla gola, un tentato suicidio mal riuscito.
Presi un grosso respiro e accarezzai le sue guance bagnate dalle lacrime. Castiel si voltò solo per baciare il palmo della mia mano e lo riportò sulla sua guancia quando provai a spostarla, così continuai quello che sembrò calmarlo in un modo più positivo rispetto alla tranquillità angosciante di poco prima. Sospirò tristemente.
"Dopo due anni a subire quella merda, mia madre e mio padre mi adottarono." disse sorridendo di gioia per quella parte di racconto. "E mi iscrissero a scuola subito dopo. Ve lo ricordate, vero? Ero il nuovo arrivato!"
"Certo che me lo ricordo!" ammisi. "Avevi una maglia dei Metallica e dei jeans strappati, tra le mani avevi un libro bianco... Peccato che eri così sfigato che dovevo pur far qualcosa per dar orgoglio a quel che indossavi."
"Ti ricordi persino cosa indossavo?" ribattè stupito e alzò il viso per guardarmi. "Ho fatto proprio centro allora."
Puntò il dito contro il mio cuore per poi accucciarsi come un cucciolo sulla mia spalla. Io sbuffai rendendomi ancora una volta conto di come avesse dannatamente ragione, così come anni fa arrivai alla conclusione che anche lui mi avesse notato fin dal principio. Ragione per cui non andò mai dal preside Ketch a lamentarsi di quanto fossimo coglioni: non voleva mettermi o forse metterci nei guai.
"Hai fatto centro perchè pensavo fossi un idiota che indossava una maglia giusto perchè il nome della band fosse famoso." Gli risposi annoiato dalla sua risposta. "Ragion per cui è colpa tua se venivi bullizzato."
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We'll find the happiness in the hell.
De TodoDean è un ragazzo problematico con alle spalle una famiglia di tossicodipendenti, questo lo porta a sfogare la sua rabbia repressa contro chiunque gli dia fastidio, in particolare con Castiel Novak. Dean, appassionato di musica, crea una band in cu...