Progress to heal.

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Quella sera non uscii con i ragazzi e inventai una scusa per convincerli che sarebbe stato meglio per me rimanere a casa. Non avevo gran voglia di fingermi felice con loro e nemmeno di fingermi felice con Castiel.

Mi sentivo morto dentro, come se quell'incontro mi avesse svuotato da ogni cosa facendomi camminare per le stanze in cerca di qualche distrazione, la quale veniva a mancare quando il mio sguardo si soffermava su Sam e su tutto ciò che era uscito dalla bocca di James e Kate.

Ancora una volta la mia mente offuscata non riusciva a farmi ragionare lucidamente; il che mi portava a pensare a come il passato fosse dietro la porta, aspettandomi come si aspetta un colpo di scena in un film d'azione. Ciò evocava in me un angoscia che a stenti riuscivo a controllare, la quale esplodeva in attacchi di panico e pianto.

Oscar che ci controllava non aiutava a tutto ciò; e anzi, quando ero con i ragazzi evitavo di parlare o di guardare quegli stessi aguzzini che fino a poco tempo prima salutavo con fare arrogante. Ora avevo paura di ogni cosa, ma la paura più grande era quella di rivivere gli abusi, di risentire il fiato mancare anche se da James - da quel ordinato e pulito James - non se lo sarebbe aspettato nessuno.

Ormai rivederli aveva creato un condizionamento così alto in me che mi portava a sognarli, a sognare le urla di Kate contro di me quando gli inveivo contro e infine il venir manipolato come una marionetta sotto gli occhi adulatori di Antoine e Daniella, i miei nonni materni. A quel pensiero mi venne ancora una volta in mente quel fratello sperduto che aveva vissuto sotto i loro occhi per l'intera vita o sotto le mani dure e autorevoli di Rufus.

Sicuramente era un ragazzo problematico con la mente ferma al Medioevo dove era lecito picchiare le donne; anzi, picchiare chiunque indiscriminatamente. Avevo una sorta di pena per lui e mi sentivo in dovere di fargli cambiare idea, di fargli vedere il vero mondo oltre quel manicomio di famiglia in cui vivevamo.

Volevo farlo vivere davvero nello stesso modo in cui Castiel imparò a farlo.

Alzai la testa dal banco quando venni chiamato. La sentivo pesante e dolorante, mentre gli occhi a stento si mantenevano aperti dato il mio scarso riposo e il poco cibo che mangiavo. Ormai ero diventato uno straccio e odiavo far preoccupare i ragazzi di quella situazione, soprattutto dopo aver raggiunto il traguardo della band nel produrre quel video che ora era in fase di montaggio.

Mi avrebbero voluto felice della cosa, orgoglioso, e lo ero nonostante il mio cattivo umore e la voglia di vivere sotto i piedi. Nemmeno Cas capiva il mio comportamento e spesso li sorprendevo mentre parlavano di me quando non ero in camera, chiedendosi cosa cazzo ci fosse di sbagliato ora che la mia vita era apparentemente perfetta.

Non avevo detto a nessuno di ciò che era successo e nessuno lo avrebbe saputo per ora. Dovevo prima di tutto assicurarmi della serietà di James e Kate, e ciò doveva rimanere un segreto per non deludere anche loro semmai fosse successo.

"Winchester!" urlò la professoressa di chimica. "Le pare comportamento dormire in classe?"

"Le pare comportamento urlare in faccia ad uno appena sveglio?" sbottai di getto senza pensarci.

"Lo scusi, professoressa!" disse Castiel, sapendo quanto severa lei fosse. "È un periodo un pò particolare per Dean."

"Questa volta la passi liscia." disse irritata. "Ma ne riparleremo a fine lezione."

La guardai con sufficienza e feci finta di seguire la lezione fino a che non fu finita. A quel punto mi presi la ramanzina della docente, la quale mi rimproverò del poco interesse che avevo avuto nello studio della sua materia, di come mi permettessi di rispondergli male e di altre cose che evitai di ascoltare o di tenere in considerazione.

We'll find the happiness in the hell.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora