Non mi ero mai accorto di potermi affezionare a qualcuno dopo quel che successe con Lucas: mi sentivo come se fossi chiuso in me stesso e nessuno potesse capirmi fino in fondo. Non mettevo però in dubbio che, magari, ero solo io a non volere che gli altri scoprissero quel mio lato debole; quella piccola parte della mia mente che diceva che andava bene così, perchè era più facile tenersi tutto dentro che dirlo a qualcuno che poteva sostenerti e aiutarti. Persino i miei amici più fidati non sapevano cosa fosse successo quel giorno: gli avevo solo spiegato di una brutta litigata, ma non quello che gli dissi, non la ragione per cui ho tutti quei sensi di colpa che mi attanagliano l'anima facendomi sentire totalmente solo al mondo. Questo, per lo meno, successe prima di incontrare Castiel che con quella timidezza e luce negli occhi mi trasportò in qualcosa che neanche io sapevo spiegare. Mi ero convinto che non si trattava di amore, non ancora perlomeno, e che forse era solo una comprensione reciproca tra due menti rotte e scheggiate dalla vita e da quello che non volevano vivere. Alcune volte mi fermavo a pensare che cosa fosse successo a Castiel in quell'orfanotrofio, cosa lo avesse reso quello che è ora e cosa avesse scaturito la litigata che avevamo fatto solo una settimana prima.
Che fosse state veramente solo per avergli mentito?
Quella era una delle tante domande che gli avrei voluto fare quando tutto sarebbe tornato come prima, o meglio, se tutto fosse tornato come prima. Nonostante ciò pensavo spesso a quello che era successo tra noi, ed ero quasi certo che il nascondermi dietro quella maschera non era il motivo per cui avevamo litigato in quel modo: c'era qualcos'altro, qualcosa oltre le bugie e le verità nascoste, qualcosa che forse non voleva neanche dirmi.
In quella settimana parlammo poco. Lo facevamo soprattutto di sera quando la notte calava e tutti ci sentivamo un pò soli. Era proprio in quei momenti che arrivavano i messaggi - alcune volte io e alcune volte lui, non importava alla fine - dove capitava che gli mandassi dei video delle prove in corso con il gruppo, sapendo quanto gli piaceva la nostra musica. Notavo, infatti, che dopo risultava sempre di buon umore o, per lo meno, così sembrava. Mi piaceva pensare che un giorno le avrebbe viste dal vivo quelle prove, ridendo anche dei nostri litigi quando alcuni preferivano una versione ad un'altra. Mi piaceva anche pensare di vederlo collaborare con le battutine saccenti di Greta, quando ci portava qualcosa da bere e lei, scherzando, ci diceva sempre "Non sono la vostra mogliettina sottomessa!". A quei pensieri sorridevo: non capivo perchè mi faceva sentire così bene pensare a quanto fossimo un gruppo così compatto e unito.
A ripensarci, avevo chiaro solo che tra me e Castiel c'era qualcosa che in quel momento ci bloccava: lui dalle mie bugie e io dal fare - ancora una volta - quel passo verso di lui.
Di questo mio umore altalenante i ragazzi se ne accorsero subito, e mi chiesero se fosse successo qualcosa a scuola o se ci fosse qualche altro problema di cui tener conto. Non rispondevo mai alle loro domande direttamente ma mi limitavo a cambiare discorso. Solo una volta, dopo ripetute insistenze da parte loro, risposi che un giorno gli avrei parlato del ragazzo che stavo frequentando senza pensarci due volte e che, molto probabilmente, si sarebbero scioccati quando glielo avrei presentato; anche perchè lo conoscevano e anche bene. A quelle parole mi guardarono tutti cercando di capire a chi mi riferissi; tutti tranne Greta: lei sapeva ogni cosa ormai e sapeva anche della litigata.
Nonostante non conoscesse Castiel - lei frequentava infatti un'altra scuola - ne aveva sentito parlare molto spesso dal gruppo e da me quindi, dopo i recenti risvolti, mi chiese quando l'avrei portato a casa per conoscerlo meglio; cosa che mi fece pensare a una madre quando scopre che il figlio è fidanzato e vuole conoscere la compagna.
Vederlo a scuola era diventato quasi snervante, e non potevo che pensare che chiunque avrebbe notato come evitavamo di guardarci, se avesse prestato un pò di attenzione. Nonostante ciò, solo noi due ci sentivamo quasi a disagio a vivere una situazione come quella, evitandoci anche negli scambi di opinione durante le lezioni. Qualcosa di evidente c'era però, ed era il modo protettivo in cui lo difendevo quando John o gli altri lo stuzzicavano: l'ultima volta notai un piccolo sorriso quando dissi a loro di smetterla, un piccolo sorriso che nascondeva quel qualcosa che entrambi sentivamo.
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We'll find the happiness in the hell.
RandomDean è un ragazzo problematico con alle spalle una famiglia di tossicodipendenti, questo lo porta a sfogare la sua rabbia repressa contro chiunque gli dia fastidio, in particolare con Castiel Novak. Dean, appassionato di musica, crea una band in cu...