Era passato ormai un mese da quando io e i miei amici iniziammo a far parte della comunità di Alexandria. Ne eravamo ormai una parte integrante come se ne fossimo stati i cittadini da anni e, tra le altre cose, l'amicizia tra me e Seki divenne ancor più forte facendo nascere una collaborazione lavorativa più che piacevole. Avevamo iniziato a prender mano nel progetto dell'auto-carrozza, studiandone ogni centimetro e andando in cerca di pezzi di ricambio o attrezzi vari nelle missioni di rifornimento in qualche paese vicino. Lei mi aveva spiegato anche come poter separare i divisori come la tettoia e i parabrezza, cosa che io avrei rotto invece a colpi di martello finchè non sarebbero caduti a pezzi da sé.
In quel mese vidi Greta cambiare totalmente e diventare più bella e raggiante man mano che quel pancione diventasse sempre più grosso. Ci faceva spesso notare come quella piccola peste fosse vivace come il padre, dando dei piccoli calci anche mentre la nostra amica mangiava quasi facendola ruttare a causa dell'aria che gli provocava nello stomaco. Sembrava essere al sesto mese secondo i calcoli e quello che Ricky poteva studiare, ma più di una volta ci aveva annunciato che i suoi calcoli fossero approssimativi dato che il bambino cresceva poco e che già dalla prima visita - quando il pancione ancora non si vedeva - aveva studiato quella possibilità.
Subito dopo Tom provò a ricordare quanto tempo potesse esser passato da quando fecero l'amore senza protezioni. Iniziò a ragionare ad alta voce con me in una sorta di confidenza fraterna, quando nessuno ci sentiva e potevo capire il suo ragionamento essendo il suo primo figlio e volendo avere tutto sotto controllo.
Anche Greta ne aveva paura, lei però più per il pensiero di partorire da un momento all'altro e per il dolore che avrebbe di conseguenza provato. Spesso mi raccontava di voler possedere il coraggio necessario per poter vedere il suo bambino tra le braccia e non rischiare di svenire o morire ancor prima di poter anche solo dargli un bacio in fronte. Questi suoi pensieri terrorizzavano anche me perché non volevo perderla. Insieme a George erano stati infatti i cardini portanti al mio fianco; chi in un modo e chi in un altro.
Se avessi dovuto perdere anche la bionda non avrei avuto minimamente idea di quale sarebbe stata la mia reazione. Probabilmente avrei abbandonato quel posto, e l'idea di comportarmi da eremita si sarebbe di certo realizzata. Tutto pur di non affezionarmi ancora a qualcuno che purtroppo avrei potuto perdere così facilmente.
Tra questi vi era anche Castiel che, di tanto in tanto, veniva a trovarmi quatto durante la notte o quando Danny non era in casa. Alcune volte c'era anche Chris che correva per le stanze facendo volare i suoi pupazzetti che teneva stretto nella mano, confessandomi - quasi con un velo di timore - che a Danny non piaceva quando faceva quel baccano con i giochi.
Il mio odio verso di lui aumentava sempre di più.
"Come stai, Dean?" chiese Castiel.
Entrambi ci sedemmo sul divano mentre Chris giocava con un pupazzetto di qualche supereroe che a lui piaceva tanto. Ci dava le spalle sopra una coperta che avevo posato per non fargli sentire il freddo del pavimento, e ogni tanto mi sorprendeva con qualche urlo di gioia a causa di qualcosa che stesse immaginando nello scenario anch'esso apocalittico costruito con i giochi.
"Magnificamente." ironizza. "E tu?"
"Non mentirmi, me lo hai promesso! Comunque io sto bene, anche se stasera devo fare il turno di notte al cancello..." disse quella frase sfumandola in un velo di frustrazione e preoccupazione.
"Sto bene, Cas." feci. "Non hai voglia di star sveglio tutta la notte? Con me lo facevi volentieri."
"Dean!" sbottò di getto e fece un cenno a Chris lì presente.
Alzai gli occhi al cielo e guardai quel bambino che non aveva notato per niente ciò che avevo detto essendo troppo preso nel far volare i suoi giochi per aria creando un effetto sonoro con le labbra per simulare lo schianto. Voltai di nuovo lo sguardo sull'angelo al mio fianco con fare confuso dal suo allarmismo. Certo, avevamo una relazione clandestina, ma ciò non significava che un bambino di 8 anni l'avrebbe distrutta per una frase che aveva ascoltato furtivamente dall'amico di suo padre... O almeno lo speravo.
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We'll find the happiness in the hell.
AcakDean è un ragazzo problematico con alle spalle una famiglia di tossicodipendenti, questo lo porta a sfogare la sua rabbia repressa contro chiunque gli dia fastidio, in particolare con Castiel Novak. Dean, appassionato di musica, crea una band in cu...