L'uomo di fronte a me scese i piedi dal tavolino lentamente; o forse ero solo io a veder tutto a rallentatore, come se fossi in una specie di slow motion che mi faceva sentire confuso e spaesato quel tanto che bastava da farmi vacillare e sbattere contro il corpo di Castiel poco distante dal mio.
Non riuscivo a capire come, perchè e quando fossero entrati, anche se la risposta non tardò ad arrivare, con chiarezza, nella mia mente: erano persone abituate a derubare e a vivere nella criminalità, quindi non c'era da stupirsi se sapessero scassinare anche una porta ed entrare in casa di Ricky così facilmente, disattivando addirittura il sistema d'allarme prima che quest'ultimo mandasse un avviso al proprietario e alla polizia. D'altro canto, anche io mi ero cimentato in questa pratica per poter sfuggire dalla mia stanza quando quel porco di James voleva punirmi oppure voleva semplicemente spassarsela con Kate senza aver nessun tipo di preoccupazione intorno.
Io preferivo svignarmela ogni volta pur di non sentire quei due scopare come conigli. In quei momenti, pensavo a quanto facesse schifo il mondo e a quanto poco importasse del prossimo.
Alcune volte mi fermavo a pensare a come sarebbe stata la mia vita se un giorno avessi deciso di adottare un bambino: non ero mai stato un ragazzo che pensava di farsi una famiglia e dei marmocchi - a differenza di Tom - ma certo, anche se fosse successo, speravo di non seguire l'esempio di quei due scellerati dei miei genitori. Ci pensavo fin troppo spesso: non volevo diventare come loro, perché sapevo bene che non me lo sarei mai perdonato. Fino a qualche mese fa, comunque, pensavo che non avrei neppure iniziato un qualcosa che potesse assomigliare a una relazione, perciò l'impossibilità di questa opzione nella mia vita era una certezza; smentita poi totalmente dagli ultimi avvenimenti.
Ciò provocava in me qualcosa che non sapevo spiegarmi: ansia, paura, terrore di vedermi prendere a schiaffi un bambino per qualcosa di minimo. Non volevo questo, e non potevo concepire il pensiero che un giorno avrei adottato e cresciuto dei bambini che sarebbero stati violenti esattamente come lo ero stato io con loro, creando così una catena indistruttibile.
Guardai Oscar alzarsi e stiracchiarsi, mentre in quello stesso momento entravano i ragazzi, avvicinandosi e chiedendosi cosa stesse succedendo. Greta fu la sola a fermare gli altri e a sussurrare, con un filo di voce, chi fosse quello di fronte a noi e perchè io fossi lì impalato a non fare niente. In un lampo, appena la ragazza finì di parlare, sentii la tensione di tutti calare sulle nostre spalle e Dio solo sa con quale coraggio lasciai la mano di Castiel per avvicinarmi a Oscar.
Non mi ero mai accorto di quando fosse alto, forse perchè l'angoscia e il terrore rendevano tutto più ingigantito e spaventoso. In ogni caso, non volevo che i ragazzi vedessero quella parte di me. Era abbastanza ciò che avevo permesso a Greta di vedere.
Oscar, questa volta, era ben vestito rispetto all'ultima volta che lo vidi: aveva una maglia bianca con sopra una giacca nera con il cappuccio, un paio di pantaloni neri e bracciali e collane d'oro. Sembrava un mafioso di qualche film ambientato nel ghetto di Manhattan, il che mi faceva ridere, ma dovetti trattenermi ancora una volta.
Mi venne vicino appena sentì i miei passi avvicinarsi e subito dopo mi sorrise, per poi soffermare lo sguardo verso i ragazzi dietro di me. Sembrava stupito dal fatto che fossimo tutti presenti in quella casa, come se si aspettasse di vedere solo me e Ricky, probabilmente anche Greta, ma non capivo perchè sembrava quasi stupito di vedere qualcun'altro.
"Che bello rivederti, Dean." continuò "Vedo che hai portato i tuoi amici con te."
Annuii.
Oscar si avvicinò ai ragazzi e diede uno sguardo attento a Castiel. Ero sicuro che gli passassero per la mente strani pensieri; gli stessi che aveva quando mi disse che mi avrebbe potuto vendere al mercato nero. Il solo pensiero che stesse pensando quella stessa merda con Castiel non faceva altro che farmi innervosire ancor di più. Nonostante ciò, lo sguardo di quest'ultimo non si sottomise agli occhi viziosi di Oscar e anzi, lo fissò con insistenza studiando ogni dettaglio; un po' come se lui fosse l'avversario da combattere sul ring. Vidi le sue mani, strette in un primo momento a un pugno, rilassarsi, poi mise le braccia conserte contro il suo petto.
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We'll find the happiness in the hell.
RandomDean è un ragazzo problematico con alle spalle una famiglia di tossicodipendenti, questo lo porta a sfogare la sua rabbia repressa contro chiunque gli dia fastidio, in particolare con Castiel Novak. Dean, appassionato di musica, crea una band in cu...