Lo sguardo di Castiel era una smorfia di rabbia e nervosismo rivolto verso quell'uomo che ora gli era di fronte. Lo vedevo stringere i pugni con una forza che faceva paura; anzi, tutto il suo attuale comportamento mi agitava perchè da come appariva ci si poteva aspettare qualsiasi cosa. Una di queste fu quella di mettere la mano sulla fondina e stringere quella pistola come se combattesse tra la voglia di sfilarla fuori e quella di non farlo, consapevole del fatto che una reazione avventata avrebbe portato fin troppi problemi.
"Scusami, ci conosciamo?" fece l'uomo dalla voce gentile e cordiale, delicata oserei dire.
"Castiel..." lo chiamai.
Il suo sguardo era ancora fisso sugli occhi dell'uomo in tunica nera. Lo osservò attentamente fino a che non abbassò lo sguardo e rise con amarezza, quasi volesse togliere quel velo di frustrazione dal suo volto e seppellirlo nel più profondo del suo inconscio: lì dove aleggiavano i ricordi crudi di quell'orfanotrofio, e lì dove - probabilmente - aveva racchiuso anche il giorno in cui mi raccontò tutto.
Ricordavo perfettamente come piangesse e in quel momento di tensione mi accorsi che colui che avevamo di fronte non era altro che quel prete che aveva abusato del ragazzo, ora uomo, al mio fianco e che quel comportamento da parte di Castiel non poteva far altro che dare una chiara conferma a ciò che stavo pensando.
A quel punto, quest'ultimo mi prese la mano e la strinse con forza, quasi fossi il suo ultimo appiglio. Io ricambiai quella stretta sia per farlo sentire al sicuro sia per sfogare quella rabbia che ribolliva come lava nera dal più profondo del mio amico. Non sarei mai riuscito a pensare lucidamente, e non avrei di certo mai accettato ciò che era stato costretto a subire Castiel. Sentivo il suo dolore esattamente come immaginavo un piccolo bambino in quel posto buio, abbandonato con dei mostri. Non so perchè mi venne in mente l'immagine di quelle bestie che bruciavano la schiena dell'angelo, rendendola quasi un puzzle di cicatrici.
"Ci sei solo tu..." ripetè bisbigliando a voce così bassa che a stenti riuscii a sentirla.
"Cosa?" domandò ancora l'uomo.
"Qualcosa non va, Castiel?" chiese Meggie, la quale guardava la scena con sguardo confuso.
"Si, ti conosco!" disse infine. "E tu conosci me."
Voltai lo sguardo verso il prete con fare cagnesco, trattenendo ogni forma di reazione potessi avere. Avrei voluto prenderlo a pugni e renderlo completamente cieco, avrei voluto sparargli in quel momento stesso al sol pensiero che quelle luride mani potessero toccare Chris e potessero fargli provare cose al di fuori della natura umana. Cercai di trattenermi con tutte le mie forze, ma più mi trattenevo e più sentivo la mia rabbia crescere a dismisura, quasi come un palloncino pronto a esplodere da un momento all'altro.
"Io non ti riconosco... Eri a Hilltop o Ocean's side?" chiese con altrettanto fare gentile.
In quello stesso momento Maggie ci salutò andando incontro a Michonne e Castiel diede il permesso a Chris di seguirla per poter giocare con il bambino, così restammo noi tre a scambiarci sguardi che andavano dalla violenta voglia di farlo a pezzi alla finta innocente gentilezza di Gabriel. Difatti Castiel mi diede un occhiata veloce, quasi a dirmi di star calmo, ma sapevo che anche lui stava cercando un modo per calmarsi e per fare il meno danno possibile, quasi dovesse conviverci a forza con quella presenza dietro le sue spalle ora più viva che mai.
"Davvero ti sei dimenticato di me?" rispose Castiel ridendo. "Eppure ero il tuo preferito... Ti piaceva quando pregavo l'Arcangelo Michele di uccidermi perchè preferivo morire più di qualsiasi altra cosa."
Il volto del mio compagno cambiava con facilità. Alcune volte sembrava poter fingere tranquillità e spensieratezza, ma le parole che pronunciava facevano tramutare il suo sguardo in un qualcosa di indefinito: un mix di paura, terrore, rabbia, dolore e risentimento. I suoi occhi dapprima pieni di odio, ora erano imperlati di lacrime che per orgoglio non volevano uscir fuori e rimanevano lì sul bordo del precipizio a guardare chi di fronte a lui le avevano fatte uscire fin troppo spesso e nel modo più doloroso possibile.
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We'll find the happiness in the hell.
De TodoDean è un ragazzo problematico con alle spalle una famiglia di tossicodipendenti, questo lo porta a sfogare la sua rabbia repressa contro chiunque gli dia fastidio, in particolare con Castiel Novak. Dean, appassionato di musica, crea una band in cu...