We are.

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Fin dal primo momento in cui avevo visto Castiel tra la folla, la mia mente era totalmente volata su un altro pianeta; lì dove non c'era insicurezza o aggressività, ma soltanto qualcosa che non provavo da tanto. Forse era sintonia, capirsi l'un l'altro, ma certamente non più amicizia. Castiel era un mistero per me, e io lo ero per lui. Era come se non fosse mai esistito un passato tortuoso con dei parenti che, dal primo momento della mia vita, non avevano fatto altro che deludermi. Non si parlava nemmeno di frustrazione, dell'adolescenza o di chissà che, qui si parlava di arrivare al limite di ogni abuso psicologico e fisico; i quali erano talmente impressi nella mia mente e nel mio corpo da farmi desiderare di esser morto. Una volta, infatti, cercai informazioni su internet su come legare un cappio. Non desideravano nient'altro che quello, e ciò fu il motivo per cui scoprii i diversi boschi intorno a casa mia.

Ora invece la situazione era ben diversa: io ero diverso; potremmo dire anche incoerente su molti punti.

L'incoerenza era infatti la parola che poteva descrivermi al meglio dal momento in cui conobbi Castiel, iniziando quella falsa di Charlie e della doppia identità con lui. Difatti, non potevo pensare correttamente a qualcosa senza poi contraddirmi poco dopo. Leggevo nei suoi occhi che anche lui era della mia stessa idea, e non potevo che rendermene più conto quando pensavo, prima del concerto, come fossi tutt'altra persona; con un opinione totalmente errata sul suo conto. Uscire da amici? Ma a chi la davo a bere!?

Adesso eravamo seri: lui mi accarezzava ancora la guancia, e potevo sentire quanto fosse curioso e impaziente di vedermi, di studiarmi, ma non potevo fargli questo; non volevo che venisse minacciato da qualcuno solo perchè era al mio fianco. D'altro canto, mi tolsi comunque la maschera solo perchè era ormai notte fonda e la spiaggia era completamente deserta, così come la mia mente: troppo preso dal godersi quel momento per poter pensare ai 'se' o 'ma'. Le mie mani si erano spostate tra i suoi capelli morbidi e soffici, come se fossero un grande mucchio di zuchero filato, mentre i miei occhi erano fissi sulle sue labbra rosee. Ancora potevo sentire quel formicolio provocato dalle sue labbra sfiorate dalle mie.

"Cosa mi stai facendo, Castiel?" sussurrai.

"Non lo so, è solo che..."

Si avvicinò a me e mi baciò dolcemente, piano, come quando si assaggia la prelibatezza più buona di sempre e si cerca di gustarla fino all'ultimo boccone. Quello che sentii poi fu strano ed inaspettato, ma estremamente piacevole e provocante. Quel bacio si trasformò presto in dolce passione, lenta e sensuale, tanto che dovetti cercare la sua mano stringendola forte nella mia, cosa che avevo fatto solo con una persona.

Non appena quel bacio giunse lentamente al suo termine, Cas era ormai diventato paonazzo, cosa che lo rese ancor più bello.

"Davvero ti faccio questo effetto?" sussurrai e non rispose.

Mi spostai un secondo per mettere la mascherina e gli dissi di poter aprire gli occhi, poi mi stesi sulla sabbia voltandomi verso la sua direzione. Notai che i suoi occhi erano lievemente dilatati, cosa che mi fece pensare a una lezione fatta qualche mese prima in cui si spiegava come le pupille si allargassero alla vista di qualcosa di bello mentre si riducessero nel momento in cui si guardava qualcosa di brutto e spaventoso. Che fossi io la cosa bella che stesse osservando?

"Sto pensando al momento giusto per togliere questa maschera e farti vedere finalmente chi sono." dissi "Ma ho bisogno di tempo, di farti capire tutto perchè lo so che mi odierai..."

Si alzò e fece qualche passo verso il mare. C'era un vento freddo e non pensavo volesse farsi il bagno, eppure si fermò solo una volta che le onde sfiorarono le sue caviglie, bagnando appena i pantaloni. Non ci pensai due volte prima di avvicinarmi a lui, abbracciandolo da dietro. Guardammo l'orizzonte quasi impossibile da scovare.

We'll find the happiness in the hell.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora