Please...

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Non ricordavo di aver mai festeggiato un Natale così, e non ricordavo nemmeno di aver più sentito quel calore e quella premura che mi diedero i nonni di Castiel da quando i miei nonni morirono. Ciò mi creò un senso di malinconia mista a gioia nel ricordarli nelle dolci carezze di Marienne e nelle pacche sulla spalla di Alex: erano una coppia modello che ancora giocava a bisticciare e a fare i giovani facendo domande scomode, scherzando e godendosi quel nipote che tanto amavano.

Una delle cose che, tra l'altro, amavano fare era metterlo in imbarazzo e provare a mettere in imbarazzo anche me, cosa decisamente difficile siccome io stavo al gioco e rispondevo alle domande più strane e "intime".

Una di queste volte fu quando mi chiesero il significato di alcuni tatuaggi. Quello sul polso fu il più facile da notare, quello di cui non avevo problemi a raccontare perchè non ci trovavo niente di male nel segnare con dell'inchiostro qualcosa che - in qualche modo - ti dava il coraggio di andare avanti. Sfortunatamente non esser bravo a nascondere quello stesso tatuaggio portava spazio al mostrarsi delle cicatrici e a quel punto i nonni, così come i genitori di Cas, iniziarono a fare delle domande che Castiel cercò di evitare.

Gli dissi che andava tutto bene e gli sorrisi cercando di calmare sia lui che me da quello che volevamo nascondere. Spiegai a tutti che per me era difficile parlarne e così deviai il discorso, anche se la preoccupazione ormai era calata sulle loro spalle. Mi accorsi che se fossi stato in altre situazioni e con altre persone mi sarei subito infastidito a quella domanda così invadente, anche perchè quel problema era mio e solo io ne potevo parlare; solo io potevo affrontarlo.

Capodanno arrivò quasi in un batter d'occhio. Tradizione volle che io e il gruppo ci riunimmo e iniziammo ad andare in giro per locali e discoteche fino a quando le gambe potessero reggere l'alcool che avevamo in corpo, cosa non proprio facile da gestire a causa del nostro eccedere in tutto.

Io e Castiel ci eravamo ridotti in uno stato che mai avevo visto, mentre gli altri ragazzi si aiutavano tra di loro nel tenersi la testa e vomitare quello che avevano appena bevuto. Tra loro poi c'era Greta che a furia di cadere dai tacchi aveva deciso di girare per Huntington Beach a piedi nudi e questo portava gli altri passanti a guardarla straniti ricevendo poi un terzo dito da parte sua. Infine c'era Tanya che al pari di John reggeva l'ebrezza in maniera impeccabile, difatti erano loro i primi ad aiutare e i primi ad aprire altre bottiglie.

Fu un miracolo che non finimmo in coma etilico.

Non ricordavo granchè di quella serata, o almeno avevo vaghi ricordi di me e Cas a baciarci contro un muro e di John e George che brindavano alla loro amicizia; poi altri vuoti di memoria fatti di risate, bottiglie rotte per terra, io che giravo con i tacchi di Greta e un alba sulla terrazza di un palazzo: chissà poi di quale palazzo si trattasse.

Una cosa però era certa, qualcosa tra me e Castiel era cambiata e non seppi capire bene perchè non ne voleva parlare in alcun modo. Non voleva neanche accennare a cosa fosse stato e la cosa mi infastidiva ancora di più mandandomi il cervello in fiamme.

Avevo provato a fare delle ipotesi chiedendogli se fosse un altro episodio di quei ricordi o se avessi detto e fatto qualcosa mentre ero ubriaco - sapevo quanto insopportabile potevo essere - ma scuoteva la testa e si chiudeva in se stesso, mandando a puttane ogni mio tentativo di capire cosa fosse accaduto.

Mi sedetti sul divano e feci zapping pur di occupare la mente da quei pensieri ma senza successo. Sbuffai.

"Qualcosa non va, Dean?" chiese Ricky, aveva due birre in mano e me ne passò una. "È da un pò che ti vedo strano."

"Sto in astinenza dal vederti mezzo nudo per casa." Dissi ironico. "Da quando stai con Tanya fai il pudico!"

Mi lanciò il cuscino del divano in faccia e si mise a ridere, così ricambiai il lancio.

We'll find the happiness in the hell.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora