Dopo quell'incontro con Natalie tutto era caduto nello sfascio più totale a causa di Oscar o di qualcuno che ne faceva le veci. Si appostavano infatti fuori da scuola o dal Celtic per farmi semplicemente notare che erano lì, che mi osservavano e che quel "guardati le spalle" non era qualcosa di detto solo per il puro scopo di dirlo. Era diventato qualcosa che effettivamente portava sia me che i miei amici a rigare dritto, a non parlare di Oscar in nessuna situazione se non a casa e a creare un grave senso di tensione tra di noi, fino a portarci a litigare come sotto effetto di qualche possessione demoniaca.
Quest'ultimi episodi portavano sia me che George - i più problematici - a sfogarci su noi stessi dato che ci sentivamo in colpa a sentire quella pressione sulle nostre spalle. George aveva iniziato a farsi male sulle cosce, me lo disse lui stesso quando mi chiese aiuto per disinfettare le ferite, mentre io avevo iniziato a bere. Questo stava diventando un dannato vizio, uno dei tanti che mi alleviava le ferite.
Castiel mi stava sempre accanto. Mi ubriacavo fino a vomitare e lui era comunque lì a tenermi la testa distante da water, per poi sentirmi imprecare di non voler aiuto. Stavo diventando quel mostro che tanto odiavo. Ancora una volta mi guardavo allo specchio e quello che vedevo era il padre e l'uomo che non avrei mai voluto essere. Era questo che più di ogni altra cosa mi distruggeva, eppure lui era sempre rimasto al mio fianco; anche quando lo spingevo via in mal modo o gli urlavo cose terribili lui era lì che mi abbracciava un secondo dopo.
Sapevo quanto stava soffrendo perchè di tanto in tanto lo sentivo piangere in bagno e non se lo meritava.
In quei giorni in cui ero sbronzo e ubriaco non mi accorsi di come le giornate passassero così veloci, di come le braccia si stessero lentamente indebolendo e di come lo stomaco facesse male. In quei giorni non notai nemmeno che fosse ormai Natale, e forse fu proprio questo a farmi alzare il culo da quel letto per andarmi a fare la doccia, sistemando così quel corpo ormai devastato dalla birra e da ogni altra cosa alcolica per poi ritornare il Dean Winchester di sempre.
In quel momento quello che guardavo, in boxer, di fronte allo specchio, era solo uno scheletro con troppi tatuaggi e troppe cicatrici sul corpo, quelle che ora non si azzardavano a toccare quella bussola che mi ero fatto tatuare con George e che ci legava nella promessa di non fare nessun altro errore.
Piansi a sfiorare quel tatuaggio, piansi come non mai in vita mia e - quando mi calmai - decisi che nulla sarebbe stato più come prima, e che quella bottiglia non sarebbe stata più la causa di tutto quello che vedevo riflesso nello specchio. Potevo e volevo controllare quello che stava diventando un vizio, volevo che quei giorni, anzi quella settimana, non diventasse la rampa di lancio verso qualcosa di distruttivo come quello che stavo vivendo.
Mi diedi ancora una volta un occhiata per tenere impresso in mente quello schifo e iniziai a rasare quell'orrenda barba che avevo, poi andai sotto la doccia a godermi il tintinnare delle gocce di acqua sulla mia pelle e sulle piastrelle.
Mi rivestii frettolosamente con una felpa dei Pink Floyd e dei jeans strappati, poi presi le chiavi di casa e mi incamminai verso il centro. Ripensandoci, mi sembrava strano vivere a casa di Ricky nel periodo festivo: tutti erano con le proprie famiglie e - anche se avevano insistito ad andare da loro - questo mi rattristava. Li invidiavo quasi perchè io non avevo mai festeggiato il Natale dato che per me quella festa era ogni qualvolta James evitava di picchiarmi o, per lo meno, non lo faceva così forte come era abituato a fare.
Mi misi le cuffie e mi incamminai per i diversi negozi in giro per il centro: ovunque c'era aria di festa, e ovunque c'era un enorme turbinio di persone che osservava nello stesso modo in cui lo facevo io.
Nella folla che mi era intorno trovavo quasi un senso di calma, o forse era la canzone che stavo ascoltando - Us and them dei Pink Floyd appunto - che mi dava un po' di armonia anche nel caos più totale. Decisi di prendere un regalo a Castiel non appena i miei occhi caddero su quella che era una valigetta piena zeppa di colori e oggetti da disegno della Arteza di cui ne ignoravo precisamente l'uso; dopo di ché mi incamminai verso quella che era la strada per andare a casa sua.
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We'll find the happiness in the hell.
RandomDean è un ragazzo problematico con alle spalle una famiglia di tossicodipendenti, questo lo porta a sfogare la sua rabbia repressa contro chiunque gli dia fastidio, in particolare con Castiel Novak. Dean, appassionato di musica, crea una band in cu...