Feeling good.

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"Non posso accettare!" sbottai di colpo, guardandolo. "È troppo, è davvero troppo!"

Mi rigirai quella chiave tra le mani per poi provare a restituirla a Castiel, ma quest'ultimo mi bloccò di colpo.

"Ho spiegato a papà ogni cosa riguardo la tua famiglia, sapevo che poteva comprendere e..." spiegò, facendo una pausa.

Persi un battito nel pensare che ora i genitori di Castiel sapessero chi veramente io fossi e da che vita provenissi.

"E lui sapeva avresti reagito in questo modo, per cui mi ha detto di insistere: non ci sono restituzioni del regalo!" continuò.

Mi alzai e presi Castiel per mano scusandomi dell'interruzione. Ci spostammo vicino alle scale che portavano al piano di sopra e guardai attentamente il ragazzo di fronte a me, poi mi sedetti sui gradini e rimasi in silenzio per qualche secondo: non potevo credere di avere finalmente una casa mia, un posto in cui vivere e poter avere i miei spazi. Non che non apprezzassi la stanza che Ricky mi aveva dato, ma non era come avere qualcosa di personale.

"Accetto a una condizione." dissi seriamente, come mai lo fossi stato.

"Quale?" chiese.

Castiel mi venne vicino, si sedette al mio fianco e posò la testa sulla mia spalla per poi intrecciare le dita tra le mie.

"Voglio ripagarvela. Non importa come, ma voglio farlo." feci.

"Dean, è un regalo." disse con un sorriso. "E i regali non si pagano. In ogni caso quella è già casa nostra. Vedila in questo modo: da oggi in poi hai una casa in affitto e l'unica cosa da pagare saranno le bollette."

Sorrisi ancora una volta a quell'idea e di punto in bianco mi venne da ridere nel pensare a ciò che in meno di dieci minuti fosse successo. Mi voltai a guardarlo e notai che anche il ragazzo al mio fianco avesse il volto pieno di quella gioia che aveva invaso il mio animo. Mi avvicinai così per baciarlo, ma purtroppo volle il caso che ci interrompesse Tanya chiedendo se ci fosse qualcosa che non andasse.

"Oh, io non volevo..." Provò a dire.

"Tranquilla, Tanya." La rassicurai. "Volevo solo chiarire delle cose con Cas, torniamo tra un attimo."

Appena la nostra amica tornò dagli altri ripresi quello che avevo appena interrotto. Gli accarezzai quei fianchi un pò scoperti per poi risalire sempre più su verso le costole, creando così uno dei nostri soliti momenti più intimi in cui non si diceva nulla, ma certamente si capivano tante cose. Lo coccolai per qualche istante tra un bacio e l'altro, per poi venire scostato gentilmente via quando quelle carezze si facevano strada per salire sulle scapole.

Pensai che fosse uno di quei piccoli attimi in cui si sentisse insicuro o ricordasse qualcosa di spiacevole. Misi la chiave in tasca e tornammo dagli altri, scusandomi nuovamente con loro per l'interruzione.

L'idea di avere quella casa mi aveva come scosso a tal punto da non credere che tutto quello stesse davvero accadendo. Un po' come se da un momento all'altro fossi stato quasi costretto a ingoiare un rospo troppo grosso per la mia gola, seppur positivo.

"Ora della torta!" urlò John che mi prese per il polso e mi trascinò vicino al tavolo.

Sicuramente non mi ero mai sentito così a disagio in tutta la mia vita; forse - per la prima volta - dovevo ringraziare Kate e James nel non avermi mai fatto un compleanno e non aver cantato quella canzone tanto desiderata. Nonostante ciò, non potevo dire che vedere Ricky camminare con una torta di compleanno in stanza piena di candeline non fosse una sensazione bella e diversa dal tipo di amore che provavo: era come sentirsi apprezzati.

We'll find the happiness in the hell.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora