Sam Winchester.

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Annuii per cortesia a quel ragazzo. Incazzato e frustato come ero non avevo voglia di star a sentire le sue parole o qualsiasi cosa lui volesse sapere, quindi proseguii per andare verso la strada principale. Per un attimo rallentai il passo nell'osservare la sua cinta, la quale aveva una fondina con una pistola e il silenziatore inserito. Mi chiesi se un ragazzo così piccolo - di circa quindici o sedici anni - potesse far parte di quelle guardie che tenevano a bada i non morti e controllassero la città dai pericoli; d'altro canto, però, anche Judith era una bambina e aveva appresso una katana che tagliava via ogni cosa senza neanche un minimo sforzo.

"Non devi essere così scontroso con me." disse con lo stesso tono pacato di poco prima. "Lo so cosa significa essere soli e perdere qualcuno."

Mi fermai di getto e non mi voltai a guardarlo. Le mie mani strette a pugno potevano dimostrare bene cosa stessi provando in quel momento e come odiassi che un moccioso come lui potesse darmi lezioni di vita quando io in quel momento avevo perso tutta la mia esistenza. Ora più che mai che avevo detto addio a tre delle persone più importanti della mia vita. Alzai lo sguardo verso il cielo e mi venne spontaneo sorridere mentre delle lacrime silenziose scendevano lungo le mie guance. Il ricordo dei miei amici vivi e vegeti si insinuò nella mente, ricordandomi quanto bello fosse stato il tempo passato insieme.

Sentii una morsa allo stomaco quando percepii i passi di Sam alle mie spalle. Velocemente scacciai via quei pensieri insieme a quelle lacrime.

"Non sei solo." sussurrò piano. "Ci siamo noi qui che ti stiamo affianco. Alexandria è un bel posto pieno di gente buona come Carol o Daryl e Maggie... Bè lei ora è a Hilltop, ma avrai il modo di conoscerla un giorno."

"Che cazzo ne sai te?" sbottai con rabbia. "Potrei andarmene anche domani se volessi!"

"Ascoltami... Lo so quello che pensi di me e lo so che sono giovane e dovrei farmi i cazzi miei, ma... Ecco, anche io ho perso persone importanti! Mia madre e mio padre, persino mio fratello, nell'attacco a Huntington Beach."

"Huntington Beach?" ripetei e mi voltai a guardarlo.

"Si, dovevo conoscere mio fratello di lì a pochi giorni, poi fortuna volle che... Bè è una storia lunga."

"Sam... Come si chiamano i tuoi genitori?" dissi ancor più sbalordito.

Guardai quel bambino con più attenzione e di colpo mi venne in mente mio fratello, Samuel Winchester, che in effetti assomigliava vagamente a quell'adolescente di fronte a me: aveva i capelli lunghi fino alle orecchie, occhi verdi chiari che a differenza dei miei erano così luminosi, un sorriso perfetto ed era anche abbastanza alto per la sua età. Tutto sembrava coincidere con quella visione sfocata che avevo nella mente, quella che durante le notti insonni avevo osservato e studiato cercando invano di capire chi veramente fosse Sam e cosa fosse diventato a causa degli abusi da parte dei nostri nonni; nonchè di zio Rufus.

"Kate e James Winchester." rispose confuso.

Sorrisi a quella notizia così pienamente da sentire gli angoli della bocca far male, così tanto da tramutarla in una piccola risata quasi malinconica e amara fino a che non guardai quel ragazzo ancor più confuso e spaesato. Sembrava si chiedesse perchè stessi ridendo a quella notizia siccome stavamo parlando di persone ormai morte, di persone che non facevano parte della nostra vita. Ridere era irrispettoso, crudere, vigliacco quasi, ma l'idea, anzi la consapevolezza, che Sam fosse lì di fronte a me mi riempiva il cuore di un qualcosa che non capivo.

Mi ero ormai persuaso all'idea di aver perso mio fratello. Non avevo neanche tenuto in considerazione che un bambino di 13 anni sarebbe potuto sopravvivere a un'apocalisse, ma ora averlo lì di fronte era così surreale che quasi dovetti dare più di un occhiata al suo viso.

We'll find the happiness in the hell.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora