Mi ritrovai scaraventato con forza su quel furgone in ferro; preso completamente alla sprovvista. Ebbi appena il tempo di voltarmi verso lo sportello che questo si chiuse, dando spazio all'oscurità intorno a me. A tentoni, cercai un appiglio per alzarmi senza però trovarne; così, lentamente, arrivai ad un angolo in fondo a quel vano merci e mi sedetti, dando le spalle a quello che - oltre vari scatoloni e una sorta di divisore in ferro - potei collegare al posto guida. Sentii delle voci parlare, voci che a mio malgrado mi sembravano famigliari, ma di cui non ebbi piena certezza. In quel momento mi vennero in mente gli scagnozzi di Oscar, quelli che raramente vidi nel bel negozietto di fiducia di James e Kate che sembrava così nascosto da sfuggire perfino all'occhio attento di qualsiasi poliziotto. Non mi sarei stupito però, se dietro non ci fosse stato altro che qualche ciclo di mazzette, supportato dal giro di corruzione nella stessa polizia della periferia di Huntington Beach.
Mi misi ad urlare a squarciagola, battendo i pugni su ogni superficie che trovassi, fino ad arrivare a quello che sembrò essere un finestrino. Ne ebbi la conferma quando diedi un pugno in un punto a caso e, invece di sentire un suono sordo e freddo del metallo, ne uscì un tonfo ovattato, cupo e tozzo, segno che i finestrini c'erano, ma il vetro era fin troppo doppio da poter essere rotto solo ed unicamente con le proprie mani. Ad aggiungersi ci fu la mia mano che, a causa della forza esercitata, ne uscì così dolorante da farmi uscire delle lacrime ed un lamento soffocato sulle mie labbra.
Subito dopo quell'ennesima sconfitta, iniziai a pensare a quali potessero essere le cause di quello che sembrava a tutti gli effetti un totale rapimento. La risposta fece capolino come un fulmine a ciel sereno, come se avessero appena acceso la luce in quel posto che sembrava tutto fuorché sicuro.
Strinsi le gambe a me ancora una volta, come tutte le volte che James mi aveva picchiato per qualche strano motivo, accorgendomi solo in quel momento di aver il cellulare in tasca, e che forse una via di uscita l'avevo.
Presi il telefono, e come prima cosa disattivai la suoneria per non esser sentito dai rapitori. Cercai frettolosamente di accendere la torcia del telefono, ma la cosa divenne più difficile di quel che sembrava: le mie mani tremavano così tanto da non darmi la possibilità di farlo correttamente. Sentivo il cuore in gola, mentre l'agitazione si faceva strada nel mio corpo. Una volta finalmente accesa, mi guardai intorno, notando degli scatoloni con delle scritte nere su di essi. C'era uno scatolo con su scritto "richieste" marcato frettolosamente con un pennarello, mentre lì vicino dei pacchetti più piccoli che contenevano probabilmente della cocaina. Appoggiato su uno di questi scatoli vi erano un quaderno con scritto "indirizzi email", diverse carte di credito, carte di identità false ed altro ancora. Alcune erano anche sparpagliate sul pavimento; forse cadute dopo che cercai di trovare un appoggio stabile.
"Dove sono finito?" sussurrai sotto voce.
Voltai la torcia e vidi una lettera con su scritto: "Consegnare ad Oscar Bertain."
Come sospettavo, pensai.
Ancora una volta mi voltai, e fui sorpreso di vedere una specie di frigo da campeggio blu. Sembrava quasi che stonasse con il resto dei pacchi; completamente fuori posto. Mi avvicinai per capir meglio in che pasticcio ero andato a finire, anche se in fin dei conti io non avevo fatto nulla per finirci dentro. In ogni caso, quando fui abbastanza vicino, notai un'altra scritta: "Su ordinazione del Dark Web, cuore umano sano."
Prima di capire affondo quelle parole indietreggiai, spinto dall'istinto che mi urlava di trovare una via di fuga e il cuore che, d'altro canto, aiutava quei turbolenti pensieri producendo adrenalina. In quello stesso istante il furgone si fermò. Fui cauto a spegnere tempestivamente il cellulare, mettendolo poi in tasca. Subito dopo guardai le porte del furgone aprirsi e venni investito da una luce accecante che mi fece chiudere gli occhi istintivamente. Avevo la mente annebbiata dal forte bruciore agli occhi e ciò non mi permise nemmeno di guardare il viso di quelli che erano i miei rapitori. Questi presero quell'occasione per trascinarmi dai piedi al bordo della porta e farmi uscire con forza; nonostante mi dimenassi ed urlassi a pieni polmoni fino a far male la gola loro erano troppo forti da contrastare.
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We'll find the happiness in the hell.
RastgeleDean è un ragazzo problematico con alle spalle una famiglia di tossicodipendenti, questo lo porta a sfogare la sua rabbia repressa contro chiunque gli dia fastidio, in particolare con Castiel Novak. Dean, appassionato di musica, crea una band in cu...