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Tornando a casa mi accorsi che Castiel era già andato a insegnare ai bambini come difendersi nel trovarsi faccia a faccia con degli zombie, mi disse Sam sarebbe dovuto andare alla lezione dopo siccome vi erano gli alunni più grandi e, sia incuriosito di vedere mio fratello faccia a faccia con l'angioletto che curioso di mettermi a confronto con lui, mi incamminai verso la piazza dove il maestro insegnava su un piccolo palco bianco in legno: mi piaceva osservarlo in quelle vesti totalmente diverse dal fan sfegatato che urlava ai nostri concerti o dall'allievo che spaccava il naso con un paio di pugni ben assestati.

Osservai gli alunni e vi era anche Chris che con attenzione guardava suo padre spiegare le tecniche di difesa personale prendendo un bambino come cavia e illustrando i vari modi per uscirne vivi dalle varie situazioni, era così concentrato - entrambi lo erano - che per lungo tempo non si accorsero dello stalker che all'angolo del palco, lì dove vi erano delle aiuole e delle panchine, li stava osservando. Nonostante ciò non rimasi a lungo lì, anzi dopo circa un ora decisi di andare a parlare con Daryl e spiegargli la situazione in cui ha vissuto fin ora Castiel e Chris, perchè, si, avevamo il coltello dalla parte del manico e Danny non si sarebbe dovuto neanche azzardare a presentarsi di nuovo a casa nostra, ma volevo avere il pieno potere, sapere fin quanto potessi spingermi in questa battaglia senza che Greta ne fosse la vittima.

Mi alzai e proseguii verso il palazzo che vi era nel punto più centrale della piazza, lì dove Sam mi disse che lavorava Michonne e gli altri componenti più rilevanti della comunità: quello che loro definivano come palazzo, in realtà era una casa come le altre dalle pareti bianche e circondata lungo le colonne portanti da delle piante rampicanti, vi era un piccolo portico dove vi si potevano trovare dei giocattoli per bambini e in un angolo una sedia a dondolo con un tavolino in vetro. Pensai che più che un ufficio era la casa stessa di Michonne e che la usassero anche per le riunioni in caso di necessità.

Feci un grosso respiro prima di salire le scale, non capii pienamente perchè mi sentissi agitato, ma la situazione generale e la costante ansia che Danny potesse tutt'ora far del male alla mia famiglia mi tormentava e quasi mi rendeva impossibile pensare a ciò che era un tempo il mio quieto vivere. In ogni caso, presi coraggio e mi avvicinai alla porta celeste chiara per poter poi bussare e far un check up di ciò che avrei potuto dire. In fondo loro erano le autorità, la polizia, di quel posto e speravo ci fossero ancora diritti per poter esser difesi da tali persone.

"Ciao Dean." fece Judith che con un sorriso mi accoglieva "Cerchi la mamma?"

"Cercavo Daryl in particolare, ma credo che lei sia ancor più utile!" risposi e mi misi in ginocchio per poterla guardare negli occhi. "Puoi chiamarla, per favore?"

Mi sembrava strano esser così dolce nei confronti dei bambini, si poteva quasi dire che davo a loro ciò che avrei sempre voluto avere per me stesso, persino i piccoli gesti insignificanti che potevano significare molto più di qualsiasi altra cosa.

"Ciao Dean, mi ha detto Judith di voler parlare con me." mi disse "è successo qualcosa?"

"Si, ma non qui."

Mi sorpresi di come la presenza di Danny avesse condizionato anche me, io che come uno stronzo avevo trattato così male Castiel per quello stesso stare allerta e non farsi scoprire anche per una minima chiacchierata da due presunti amici.

Mi fece entrare in casa subito dopo e andammo in cucina dove un odore ben delineato di biscotti caldi stava invadendo l'intera casa, difatti scoprii che Judith e un altro bambino mulatto - sospettai fosse figlio biologico di Michonne e Rick - stessero sfornando i biscotti dal forno con dei guanti che somigliavano a delle grosse chele di granchio in confronto alle loro braccia.

"Attenti a non bruciarvi voi due, l'ultima volta RJ ci ha rimesso tre dita!" li avvertii la madre "Allora Dean, sputa il rospo!"

Gli spiegai cosa fosse successo dal momento in cui io ero arrivato in comunità e vidi il suo viso incupirsi di rabbia, le sue mani stringersi sulla sedia vicino a lei, mentre concentrata dava modo di farmi spiegare bene cosa e dove volessi andare a parare. Di rimando mi chiese diverse cose, mi chiese come potessi esser convinto delle mie teorie e di come avessi scoperto pienamente che quelle botte provenissero da Danny, sbalordita si chiese a se stessa - in un pensiero espresso ad alta voce - come fosse possibile tutto ciò dato che quell'uomo sembrasse tutto fuorché violento e a quel punto dovetti raccontare un pò di quel mio passato traumatico e infine di come riuscissi a riconoscerne i comportamenti dato che io stesso le avevo vissute.

We'll find the happiness in the hell.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora