Part of a nightmare.

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Ero steso sul letto di un vecchio motel che si trovava nella zona est di Huntington Beach. I colori della tappezzeria erano verdi scuri, macchiati dal tempo e da chissà altro, mentre le lenzuola erano fresche e profumavano di buono, tanto che non ti facevano pensare che qualcuno ci avesse fatto sesso occasionale come solito fare in quei posti.

Ti facevano sentire come a casa, e ti portavano ad affondare il volto nel cuscino e stringere le lenzuola al petto. In sottofondo vi era una tv che trasmetteva un canale statico di cui non si sentiva neanche il suono vuoto di quell'interruzione e ci fu un attimo in cui mi chiesi perchè non l'avessi spenta. Nonostante ciò, quel pensiero venne interrotto da ben altre sensazioni che mi attraversarono la mente come un treno in corsa, facendomi sorridere ancora una volta e facendomi immergere in quelle lenzuola affondando il volto nel ricordo soave di quei tempi, quando solo lui riusciva a farmi staccare la spina da tutto.

Ispirai a pieni polmoni il forte profumo di sudore dopo quelle notti di beata insonnia, nel tempo in cui non voleva smettere di farmi suo e di dirmi quelle dolci parole alle orecchie solo per il puro gusto di vedere un quindicenne spingerlo e nascondere in mal modo l'imbarazzo di averlo affianco a dirgli di amarlo in continuazione; quasi a volermelo incidere a forza nella mente tra un bacio e l'altro.

Lucas era bellissimo quella mattina, quasi splendeva di luce propria e dopo la doccia camminava per la stanza con solo i boxer perchè sapeva perfettamente quanto amassi quel corpo mascolino e magro di fronte a me. Comprendeva tutto ciò che mi faceva sorridere e capiva che vedermi felice lo avrebbe reso felice a sua volta. Lo vidi prendere un grosso respiro e passarsi una mano tra i neri capelli bagnati di fronte allo specchio. I suoi occhi guizzavano tra vari punti marchiati in rosso che gli avevo fatto quella notte per poi spostare lo sguardo e guardare il mio riflesso, o almeno ciò che pensai stesse guardando in quel momento.

Subito dopo si voltò e prese la maglietta per infilarsela addosso. Sembrava una mattina come le altre eppure avevo un brutto presentimento che mi stringeva il cuore fino a sentirlo far male, fino a sentire quella morsa su per la gola e farmi mancare l'aria.

Finsi che stesse andando tutto bene e sorrisi nel guardarlo rivestirsi, mentre io mi godevo il tepore caldo della coperta e la comodità di quel cuscino. Fuori non vi era un bel tempo e non capii a primo impatto perchè Lucas volesse uscire così di primo mattino nonostante le nuvole e il forte vento. Avremmo potuto ordinare un servizio in camera o qualcosa di simile se avesse avuto fame, ma quando gli domandai cosa avesse la sua risposta fu di volermi portare la colazione a letto e non farlo fare a uno stupido fattorino.

"Perchè sei così strano?" domandai.

Non era da lui esser così dolce, non era da lui rifiutare la comodità di esser serviti mentre noi eravamo a letto a rilassarci.

"Non posso fare una sorpresa al mio uomo?" domandò di rimando. "Voglio solo godermi tutte le cose che non potrò mai fare. "

"Che cazzo stai dicendo?"

Lui si mise a ridere e mi venne vicino. Mi tirai su a sedere per studiare meglio il suo sguardo, ma non riuscii a decifrarlo a pieno perchè ciò che avevo di fronte era solo dolcezza e felicità, nient'altro. Lucas di rimando mi accarezzò il viso con il pollice, prima di avvicinarmi e baciarmi dolcemente, poi mi fece stendere piano sul letto per proseguire quei baci sul collo. Le sue mani strinsero entrambe le mie prima di posare la fronte contro la mia e guardarmi negli occhi.

Ora però in quelle pupille vedevo tristezza, delusione; vedevo lacrime.

"Che succede, Lucas?" domandai ancora. "Parlami."

Non disse nulla, ma si alzò dal letto e uscii dalla stanza.

A quel punto non seppi che pensare: avrei voluto restare in quelle coperte aspettando che ritornasse per parlarne di fronte a un caffè caldo, ma quella brutta sensazione mi soffocava, mi faceva scendere le lacrime senza neanche capirne perchè e in men che non si dica mi alzai dal letto, mi misi i boxer e uscii da quella stanza senza neanche mettere un paio di calze. Faceva freddo fuori, un freddo che non avevo mai sentito, un vento che ti entrava nei pori della pelle e non era perchè fossi praticamente semi nudo, ma perchè quella raffica tagliava ogni cosa incontrasse facendo male lungo le mie braccia.

We'll find the happiness in the hell.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora