Intorno alle 10 di sera - dopo una lunga dormita a causa dei medicinali - avevo avvisato i ragazzi di esser pronto ad andare da Oscar. Tutti si offrirono volontari per accompagnarmi però, malgrado apprezzassi questo gesto, non potei accettare di far vedere quel luogo dimenticato da Dio a tutti loro. Tra l'altro, nella mia mente era già molto che gli avessi spiegato la situazione generale della mia vita e quello che avevo vissuto in quei giorni, quindi non volevo coinvolgerli più di tanto. Nonostante ciò, Greta insistette con tutte le sue forze per accompagnarmi. Tom, di contro, provò in tutti i modi a convincerla che quello che avrebbe potuto vedere non sarebbe stato, di certo, rosa e fiori; e che quelli non erano altro che la feccia della società. Ammise poi che anche a 17 anni compiuti non ricordava nemmeno la prima volta in cui vide la mia famiglia e la mia casa, come a voler ricordare quanto non volessi trascinarli in situazioni più grandi di loro. E come potevo dargli torto? Per quanto la mia famiglia fosse pericolosa, nemmeno Oscar scherzava di certo e anzi, non era un tipo da sottovalutare.
Salutai i ragazzi ed uscii con affianco Greta, la quale era convinta più che mai a volermi accompagnare, come se ci fosse dentro fino al collo in quella situazione. Iniziai ad aver paura per lei, e l'ansia faceva tremare ogni punto del mio corpo. Prontamente nascosi la cosa con la scusa del freddo e della pioggia, dato che in quel momento cadeva fitta e veloce. Non convisi del tutto la ragazza al mio fianco, ma convinsi me stesso a provare a mantenere un po' di autocontrollo. Concentrai i miei pensieri sulla mia amica che, per l'occasione, era vestita in total black neanche se fosse pronta a derubare ogni cosa avesse in negozio Oscar. In altre circostanze sarei stato meno teso ad andare da lui, ma ora come ora non potevo che rimproverarmi mentalmente per averla portata con me.
Girammo per una delle stradine che ci avrebbero portato a destinazione e mi accorsi che nulla era cambiato: c'erano i soliti topi e la solita schifosa gente che ora come ora avrei voluto ammazzare, insieme ai soliti ubiraconi che non era raro vedere tra i vicoli della città. Questi si accorsero di noi e, con bottiglia di birra alla mano, iniziarono a riempire Greta di complimenti e provocazioni. Lei mi prese la mano e si strinse a me, con la bocca serrata e gli occhi spalancati: era una ragazza forte in tutte le situazioni, ma esser forti non significava non aver paura, o non averne mai provata. In quel momento, lo si poteva leggere nei suoi occhi che non era così calma a sentire tutte quelle parole così volgari.
Il culmine della sua agitazione arrivò quando un uomo basso e grasso sbucò all'improvviso e la strattonò, sussurrandole di aver qualcosa per lei. Entrambi sapevamo cos'era quel "qualcosa", così lo guardai con sguardo severo proteggendo Greta col mio corpo. Non avrei di certo lasciato che un sudicio essere la potesse toccare di nuovo; non me lo sarei mai perdonato.
A quel punto Greta afferrò la mia giacca e la strinse, fino a quando - dopo lunghi secondi passati a quasi sfidare quell'uomo col mio sguardo - non se ne andò sghignazzando. Ritornammo a camminare per quelle vie sporche e puzzolenti, mentre stringevo la mano di Greta che non accennava ad allentarsi.
Lei non proferì parola per un lungo periodo, fino a quando non mi fermai di fronte a casa di Oscar, notando intanto la gente scendere in quell'oscuro sottopassaggio. Era strano come portare qualcuno in quel mondo ti portasse ad osservare con ancor più attenzione ogni dettaglio e ogni persona che ti stesse vicino: finché facevano del male a me era in conto, infondo avevo imparato a stringere i denti e ad affrontare tutte le situazioni anche a suon di pugni se ne era il caso; fare del male alla fidanzata del mio migliore amico era invece del tutto fuori questione.
Ci fermammo vicino al cancelletto poco prima di quell'entrata, e aspettai il momento giusto per capire se ci fossero altri clienti o no. Sfortunatamente era "l'orario di apertura" e trovare un minuto in cui non ci fosse nessuno in crisi di astinenza era alquanto raro; difatti ormai riuscivo a riconoscerli dagli occhi o da quanto rovinata fosse la loro pelle o il loro viso. In ogni caso, ora capivo perchè non lo vedevo al parchetto a spacciare come tutti gli altri: lui di giorno gestiva ben altro.
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We'll find the happiness in the hell.
DiversosDean è un ragazzo problematico con alle spalle una famiglia di tossicodipendenti, questo lo porta a sfogare la sua rabbia repressa contro chiunque gli dia fastidio, in particolare con Castiel Novak. Dean, appassionato di musica, crea una band in cu...