Quando George si calmò, entrambi passammo la serata con i ragazzi. Mi venne difficile risultare il tipico ragazzo che faceva bravate ogni due per tre, ma mi sforzai di esserlo.
Andammo in giro per la città fino a che l'alba non ci investii con i suoi colori arancioni e rossi, facendoci quasi fermare - come nostra abitudine - ad osservarla mentre nasceva dal fondo dell'oceano immergendosi nel blu del cielo che lento e soave irradiava svariati colori che si riflettevano nel più totale silenzio. Ormai era tradizione per noi metterci sui palazzi, o sul molo deserto, seduti con le gambe a penzoloni a fissare quella meraviglia intanto che bevevamo una birra.
Di tanto in tanto Greta prendeva la fotocamera per immortalare quel momento e immortalare noi: diceva avessimo uno sguardo così rilassato da sembrare quasi innocente agli occhi del mondo. A quelle frasi scoppiavamo sempre a ridere perchè potevamo essere tutto fuorchè innocenti, poi scattava un' altra foto ed eccoci il giorno dopo a guardare quelle immagini in cui ci sbellicavamo dalle risate per quelle parole che prendevamo poco sul serio e che lei diceva con così tanta normalità che quasi ti destabilizzava.
"Dean..." Fece Greta quando mi alzai.
Mi spostai un pò dai ragazzi con la scusa di fare qualche passo e buttare la bottiglia della birra nel cestino. In realtà volevo solo essere me stesso e starmene da solo a dar pugni secchi contro quella staccionata in legno pur di sfogare quella rabbia che ancora fiammeggiava dentro di me. Questa creava un acido allo stomaco che bruciava ancora e ancora impedendo così alla fame di crearsi e facendomi rifiutare il cibo in maniera quasi spontanea.
"Che ti succede?" continuò.
"Niente." dissi secco e con tono duro. "Smettetela di chiedermelo."
Serrai la mano sulla staccionata in legno e guardai dritto di fronte a me in quella spiaggia semi deserta popolata al momento solo da persone ubriache che stese sui granelli di sabbia fissavano l'orizzonte o le poche stelle che sparivano lentamente.
"Lo noto." fece lei e sospirò tristemente. "Sei cambiato da un giorno all'altro e non capisco che sia successo! Siamo tutti preoccupati per te e non... Non voglio vederti di nuovo all'ospedale."
La voce di Greta tremava a tal punto che mi venne spontaneo voltarmi e notare il suo corpo magro e formoso posato contro quella stessa staccionata che stavo stringendo con forza tra le dita e che speravo quasi di rompere. Guardò i propri piedi nudi - li aveva da poco bagnati sulla riva del mare - poi si sfiorò le guance per scacciare in modo veloce quelle lacrime che copiose scendevano lungo la sua pelle perfettamente curata e priva di imperfezioni: lei era bella persino in quelle situazioni; forse anche di più.
"Non mi ci vedrai, tranquilla." risposi.
Non volevo essere così freddo, ma la rabbia e i pensieri che mi sfrecciavano nella mente mi diedero quella reazione quasi apatica.
"Come puoi dirlo, Dean?" sbottò di getto. "Anche George è preoccupato per te. E lo sai bene perchè lui lo sia più di chiunque altro!"
"George si deve dare una cazzo di calmata, non ho voglia di essere carne e ossa!" replicai infastidito. "Non ho fame, ok? Dovrei sforzarmi ad averne?!"
"Si!" replicò con lo stesso tono di poco prima. "Guardati, Dean!"
Mi spinse leggermente per tirare il mio braccio e alzare la maglia nera. Mi costrinse a osservare quelle braccia già da prima magre esserlo ancora di più dato che mangiavo poco e niente. Subito dopo mi scostò ancora una volta e mi alzò la maglia facendomi notare questa volta le costole. Senza proferir parola mi guardò con gli occhi lucidi e le labbra curve in una tristezza quasi palpabile: la avvicinai a me e la abbracciai forte affondando il volto nel suo collo come ero abituato a fare con le persone con cui avevo una certa confidenza.
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We'll find the happiness in the hell.
OverigDean è un ragazzo problematico con alle spalle una famiglia di tossicodipendenti, questo lo porta a sfogare la sua rabbia repressa contro chiunque gli dia fastidio, in particolare con Castiel Novak. Dean, appassionato di musica, crea una band in cu...