Castiel mi tenne stretto in quell'abbraccio senza dire nulla. Probabilmente, guardava con occhi persi la fine di quel vicolo buio o, magari, quel gatto marroncino che poco fa stavo guardando anche io. In ogni caso, non mi voltai ad accertarlo: ero ormai preso nell'assaporare quella pace che da troppo tempo ricercavo in quella tranquillità che mi era divenuta sconosciuta. Gli accarezzai la schiena con movimenti lenti e delicati, salendo piano con la mano prima alla base del collo, per poi immergerla nei suoi capelli soffici e lisci sempre scompigliati in ogni situazione; la si poteva considerare come una sorta di caratteristica naturale. L'altra mano invece, quella bendata e fasciata, era ferma e avvolta intorno ai suoi fianchi: avevo bisogno di averlo vicino, e di sentire di fronte a me il suo corpo.
Pensai che a Castiel piacesse star così, e che forse quell'abbraccio così stretto a me fosse un modo per dirmi qualcosa che non riusciva a esprimere con facilità. In effetti in questo eravamo molto simili dato che lui mi nascondeva cosa fosse successo in quell'orfanotrofio: parlava di un mostro, parlava di cose vissute con Marcus, ma ovviamente potevo solamente fare un ipotesi su cosa fosse accaduto all'interno di quelle mura, o cosa quei bambini avessero dovuto subire. Non riuscivo a capire bene cosa volesse dire, cosa volesse farmi - in un certo senso - scoprire con gli indizi che mi dava. Sapevo solo che quello che avevano vissuto non era facile da dire, e non era neanche una cosa "normale" come quella che avevo vissuto io per tutti quegli anni.
Probabilmente anche quel mentire faceva parte dell'esperienza orrenda che avevano provato sulla loro pelle, ed era per questo che lui mi aveva paragonato a quel misterioso mostro di cui parlava, scusandosi poi per quello che aveva detto. Si era accorto di aver esagerato nel trovare similitudini in quel che gli era successo e chissà perchè, sembrava così avvilito nell'ammetterlo, come se si vergognasse e avesse paura della mia reazione. Ma come potevo reagire male quando non sapevo neanche a chi mi avesse paragonato?
Avrei voluto chiederglielo. Mi domandavo da tempo il motivo per cui sentissi che in tutta quella situazione centrasse Marcus; un po' come una sorta di sesto senso che mi faceva pensare che entrambi si fossero dati manforte per andare avanti e vivere tutto ciò con un pò più di leggerezza, se così si poteva dire.
Castiel affondò la testa nell'incavo del mio collo e posò lieve le labbra su di esso, poi si spostò e mi guardò negli occhi. Era come se fossi tornato su quella spiaggia. Chiusi gli occhi, e per un istante potei rivivere quel momento: lui, che prima era fermo a studiarmi, adesso arrossiva lievemente sulle guance mentre io, con ponderata lentezza, avvicinavo il mio viso al suo con l'intento di baciare quelle labbra rosee che fin da troppo tempo pregavo di avere. Ora, però, la situazione era comunque un bel po' diversa: lui poteva vedermi e osservarmi con i suoi occhi celesti e vispi, curiosi e furbi nel capire ogni dettaglio di me, ogni azione e reazione che potessi avere. Con la maschera era un pò difficile capire ogni cosa, anche se dovevo ammettere che il ragazzo di fronte a me mi rendeva sincero, amato e sereno in tutto e per tutto; debole. Non riuscivo a rilassarmi e non potevo abbandonare quella guardia che James e Kate mi avevano abituato per anni ad avere.
"Ti ho promesso di non mentirti, ma..." iniziai prendendo un grosso respiro. "Devo ammettere di aver un carattere chiuso, quindi non aspettarti di ritrovarti Charlie qui di fronte a te. Come ti ho già detto, tutto quello che ho espresso e abbiamo fatto è vero, eppure la maschera mi ha dato una sorta di protezione dal dirti dei miei genitori e della mia vita."
Lui annuì.
"Ora come ora, non riuscirei a dirti tutte quelle cose con facilità... Solo i miei amici riescono a farmi sputare il rospo, più che altro non vorrei avere un altro schiaffo da Greta!" ammisi con imbarazzo, e alle ultime frasi accennai un sorriso.
"Greta?" chiese e alzò il sopracciglio come ogni volta che era confuso su qualcosa. "Devo preoccuparmi?"
"No, Cas." dissi sorridendo. "Sono più gay di Freddy Mercury!"
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We'll find the happiness in the hell.
AcakDean è un ragazzo problematico con alle spalle una famiglia di tossicodipendenti, questo lo porta a sfogare la sua rabbia repressa contro chiunque gli dia fastidio, in particolare con Castiel Novak. Dean, appassionato di musica, crea una band in cu...