L'orfanotrofio sembrava così lugubre, sporco e minaccioso. Di notte sembrava potesse uscir fuori un mostro da ogni singolo angolo e le urla di bambini piangenti non facevano altro che agitare il cuore di chiunque.
Nonostante quella mattina ci fossero state le collaboratrici scolastiche a pulire i lunghi corridoi, tutto sembrava così decadente e ammuffito ai miei occhi, quasi come se dalle pareti colasse inchiostro nero a sporcare ogni cosa nella mia traiettoria, eppure ci ero abituato a quella puzza di marcio, così come ero abituato a sentirmi in quel modo: non sapevo come descrivere quella sensazione di totale abbandono a se stessi, eppure così era da anni e certo, così sarà finchè qualche coppia non scegliesse un tipo come me da adottare.
In fin dei conti non potevo biasimarli, chi adotterebbe mai un ragazzino pieno di cicatrici e tagli. Nessuno. E certo non potevo neanche chiedere aiuto a chi veniva a trovarci o Suor Carmen ci avrebbe strigliato per bene, dovevamo giustificare - o per meglio dire mentire - su ogni cosa e le nostre imperfezioni erano causate dalla vivacità dei giochi o bizzeffe tra amici. Se bizzeffe tra amici significasse cinque dita ben segnate sui polsi.
Sentii qualcuno piangere, era vicino alla mia stanza e mi chiesi se fosse Paul situato nella stanza affianco alla mia e di fronte al letto, o se fosse Castiel il quale si trovava alle spalle del letto. In pratica la mia camera risiedeva tra i due.
Le lacrime erano sommesse, come quando si mette la mano sulla bocca per soffocare i singhiozzi e rimasi un attimo in silenzio a fissare il soffitto per chiedermi cosa dovessi fare, come agire, ma niente mi balenava per la mente, niente che potesse aiutare quei mugolii di dolore che volevano esser urlati in maniera così agghiacciante da mettermi i brividi: sapevo di cosa si trattasse, sapevo per certo che quei lamenti erano causati da lui e questo mi terrorizzava perchè sapevo cosa avesse fatto a me solo un mese prima, ai miei dodici anni.
Presi un grosso respiro e mi alzai dal letto lentamente, soppesai l'angelo e il diavolo che nei loro ruoli mi dicevano di aiutare o di lasciar soffrire quella povera anima, poi titubante posai i piedi a terra e mi accorsi che le gambe mi tremavano di paura: quella paura era causa dal sospetto, dal dubbio che mi corrodeva lo stomaco.
Feci un passo verso la porta, era buio, eppure conoscevo a memoria quel posto dopo anni a viverci. Bastavano solo cinque passi per arrivare ad essa, altri dieci per arrivare alla stanza di Paul, spiai facendo meno rumore possibile con la maniglia. Dedussi stesse dormendo tranquillo e beato dato il respiro profondo che si poteva sentire anche ad una certa distanza. Voltai lo sguardo verso la camera di Castiel, in lontananza potevo sentire le guardie avvicinarsi, così decisi rimettermi a letto e fingere di dormire: era facile fare quella pantomima quando si è abbastanza furbi da scappare nella mensa e rassettare ogni cosa buona che i cuochi o chiunqu0
La luce della lampada in lontananza mi mostrava un ragazzo con la schiena leggermente curva e un braccio a cingere lo stomaco, le gambe anch'esse un pò piegate davano un senso di pesantezza del corpo: pensai che stesse trascinando quintali al posto dei suoi 32kg.
Gli diedi supporto con un braccio attorno ai suoi fianchi e lo aiutai a stendersi, lui lentamente si girò da un lato e si coprì con il lenzuolo fino al mento, probabilmente per esser più protetto da ciò che gli passava per la mente e che passava anche nella mia a causa della stessa persona.
"Hai fatto a botte con qualcuno?" chiesi, non sapevo come poter estrapolare le informazioni e soprattutto se lui volesse dirmele. Scosse la testa. "Vuoi parlarne? Lo sai che ci sto da più tempo in questa merda, per cui puoi dirmi tutto quello che ti è successo... Sicuramente ho avuto anch'io lo stesso problema!"
Cercai di fare un pò il simpaticone come ero sempre stato con lui, eppure questo non lo fece sorridere, anzi una silenziosa lacrima aprì le danze per i fiumi che in altrettanto modo cadevano a dirotto.
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We'll find the happiness in the hell.
AcakDean è un ragazzo problematico con alle spalle una famiglia di tossicodipendenti, questo lo porta a sfogare la sua rabbia repressa contro chiunque gli dia fastidio, in particolare con Castiel Novak. Dean, appassionato di musica, crea una band in cu...