Castiel stava giocando con il fuoco nel tenermi in quella posizione e contro il muro dato che non potevo fare nient'altro che guardarlo. Quando le mie mani furono liberate dalle sue, e mi diede la possibilità di accarezzare la sua pelle così delicata e soffice, premette il corpo contro il mio iniziando a baciarmi e a muoversi contro di me.
Mi provocava, graffiando i miei fianchi lievemente sudati da quell'ardore e sporgenti dal poco cibo assimilato in quei mesi. Difatti il moro prestò attenzione a quei piccoli dettagli, tanto da interrompere quelle effusioni e guardarmi negli occhi, cercando una spiegazione o una conferma sul continuare quel momento nonostante la mia debole condizione. Lo guardai e feci un sorriso malizioso, poi mi avvicinai al suo collo tracciando una piccola linea fino all'orecchio e notando quelle cicatrici al bordo della maglietta di cui avevo dimenticato l'esistenza.
Lo spinsi via dal muro dell'ingresso e lo trascinai fino al divano dove lo feci sedere con una spinta data in mal modo. Lui in risposta mi avvicinò, tirando poi il passante dei pantaloni e alzando la mia maglia nera per baciare quei graffi che aveva fatto lui stesso pochi secondi prima. Mi tolsi velocemente la maglietta e iniziai a pensare a quante volte avevo pensato a queste scene di vita vissute, e a quanto mi mancasse la passione dell'uomo di fronte a me. Mi accorsi che non potevo provare con altri la stessa soddisfazione e intesità che provavo quando lui mi provocava, quando lui mi baciava o semplicemente mi guardava con uno sguardo diverso. Ancora una volta mi misi in gioco pensando se quello fosse amore, se sul serio avessi attraversato tutta l'America per il puro scopo di trovarlo per continuare quella quasi convivenza a casa mia.
Mi chiesi se il sognarlo ogni giorno in situazioni poco sicure e se avere quegli incubi fosse qualcosa di più che una semplice preoccupazione e infine mi chiesi se lui stesse provando le stesse cose e la stessa esplosione di dubbi e paure che avevo io. Soprattutto per il fatto che avesse una famiglia a cui badare.
"Dean..." fece, sussurrando quelle parole contro la mia pelle, all'altezza dell'ombellico.
Castiel sapeva fin troppo bene come mandarmi in totale perdita di controllo e una di queste era chiamarmi in quel modo o fissarmi dal basso quando era intento a fare ben altro. Difatti lo allontanai di nuovo con la schiena contro il divano e gli allargai leggermente le gambe per potermi inginocchiare tra di esse.
"Pensi davvero di prendermi le mani e fare il bulletto con me?" chiesi ironicamente. "Devo ricordarti come sono andate le cose anni fa?"
Castiel rise di getto e si avvicinò posando i gomiti sulle ginocchia a pochi centimetri dal mio viso, poi con l'indice alzò il mio volto su di lui e non seppi se concentrarmi su quelle labbra carnose o sugli occhi che ora mi riducevano ad un piccolo insetto nelle sue mani. Non mi sarei mai immaginato che sentirmi così mi avrebbe eccitato così tanto, ma lo fece e lui se ne accorse.
Sorrise appena e senza dir nulla mi sfiorò le labbra, prima di riportare lo sguardo su di me e scuotere leggermente la testa.
"Ci sono cose che avrei voluto fare prima di lasciarti, era una specie di premio per il tuo primo concerto." disse con quel sorriso provocatorio. "Cosa che è un pò difficile fare se tu non collabori."
"Che cosa?" chiesi.
Mi avvicinai per baciarlo, ma si scostò di poco. Si vedeva stesse giocando con me, per questo io ricambiai con la stessa moneta portando le mie mani sui suoi fianchi e graffiandolo. Entrambi ci conoscevamo fin troppo bene per non capire cosa ci piacesse.
"Vuoi vedere la mia stanza del piacere?" domandò di rimando, cosa che mi sorprese.
Quello non era Castiel. Qualche demone lo aveva posseduto e costretto a comportarsi in quel modo così lussurioso.
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We'll find the happiness in the hell.
RandomDean è un ragazzo problematico con alle spalle una famiglia di tossicodipendenti, questo lo porta a sfogare la sua rabbia repressa contro chiunque gli dia fastidio, in particolare con Castiel Novak. Dean, appassionato di musica, crea una band in cu...