"Mio fratello." ripetei tra lo sbalordito e l'incredulo.
Presi quelle foto lì di fronte a me e le guardai. Vi era raffigurato un ragazzo dagli occhi piccoli ma luminosi, la pelle era leggermente più chiara della mia e sfoggiava un sorriso che poteva illuminare l'intera California. Sembrava stesse guardando qualcosa di buffo che lo facesse ridere a crepapelle e per un attimo mi sentii invidioso di quell'apparente felicità. D'altronde lui non aveva vissuto le stesse cose che avevo vissuto io.
I capelli castano scuro - simili ai miei - gli cadevano lisci fino alle orecchie e dalla seconda foto potei notare una corporatura alta e magra per la sua età, ma di certo non esile data la postura del corpo. Da quei piccoli indizi potei intuire che fosse un giocatore di basket, o che comunque lo giocasse per passione con gli amici. Ciò andava in contrasto con la terza foto - probabilmente scattata a sua insaputa - dove stava studiando o leggendo un libro alto quattro dita.
Da quello che potevo notare eravamo decisamente gli opposti: lui sembrava così responsabile e perfetto, il figlio che tutti avrebbero voluto.
"Quanti anni ha?" chiesi, mentre continuavo a studiare quelle immagini.
"Tredici." rispose Kate. "Li compie il 2 maggio."
"Tra poco..." sussurrai tra me e me.
Alzai gli occhi verso le loro mani che si sfiorarono appena, distraendomi dalle foto data la tanta dolcezza di quel gusto. Non li avevo mai visti così e se non avessero continuato con quell'apparente terapia non li avrei mai visti in quello stato così normale.
Per un attimo, la mia rabbia nei loro confronti vacillò pesantemente e per la prima volta mi ritrovai a pensare che perdonarli non poteva essere così impossibile. Nonostante ciò i traumi del mio passato tornavano feroci ad assistermi, facendomi ritrovare quel controllo con cui avrebbero combattuto per molto tempo dato che l'idea di rendergli tutto così facile non sarebbe mai e poi mai stata reale.
Lasciai le foto dove le avevo trovate, ma continuai a fissarle per imprimere nei miei occhi quel ragazzo che avrei dovuto accettare come fratello. Inoltre, tutto combaciava con le date: feci anche un breve calcolo mentale per capire quando iniziai quella vacanza e tutto combaciava. Era stato esattamente tredici anni fa, ed allora ero solo un bambino di quattro anni che credeva alle dicerie dei suoi genitori. Genitori a cui dava ancora un briciolo di fiducia.
"Dove ha vissuto fino ad ora? E come si chiama?" chiesi.
Ora il mio unico interesse era saperne di più, capendo magari che tipo di carattere avesse avuto, basandomi sul luogo in cui fosse cresciuto. Era stupido pensarlo e fare deduzioni di quel genere, ma era l'unico modo - per il momento - di conoscerlo e di capire chi era davvero quel ragazzo.
"Si chiama Samuel Winchester, ma tutti lo chiamano Sam." disse James. "Ha vissuto con i miei genitori per quasi tutta la vita e ci assicuravamo che tu andassi a trovarli solo quando Sam fosse stato da Rufus."
"Perchè non volevate che lo conoscessi?" domandai con rabbia. "Ci avete tenuto all'oscuro l'uno dell'altro!"
"Esattamente per questo, Dean." affermò Kate. "Non ci avresti lasciato modo! Non potevamo crescere entrambi e l'idea di avere un fratello ti avrebbe reso quello che sei ora: incazzato come non mai."
"Non è che lo avete cresciuto bene con quegli stronzi di Daniella e Antoine!" sbottai. "Per non parlare del caro zio Rufus Turner."
James abbassò la testa e guardò il tavolino con sguardo colpevole. Sembrava cosciente del fatto che avesse una famiglia non proprio modello e che entrambi i loro figli fossero vissuti nel peggior modo possibile.
STAI LEGGENDO
We'll find the happiness in the hell.
SonstigesDean è un ragazzo problematico con alle spalle una famiglia di tossicodipendenti, questo lo porta a sfogare la sua rabbia repressa contro chiunque gli dia fastidio, in particolare con Castiel Novak. Dean, appassionato di musica, crea una band in cu...