51 - Benedetta C

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L'amore non si dice

Paola non lo sa, ma io la osservo.

La guardo durante il sonno, mentre parla al telefono, quando scrive. Quando scrive risplende, anche se s'incanta in certe posizioni sulla sedia che manco un cormorano cieco. Qualche volta la sbircio nel riflesso dello specchio del bagno mentre si veste, come fanno quelli dei film romantici. Solo che io non sono nel letto che sonnecchio tra le lenzuola umide come Richard Gere dopo l'amore. Ma lì, tra la camera da letto e il bagno, ci vengo apposta per guardarla. Ogni giorno aggiungo qualcosa all'immagine della ragazza che in quel luglio si raccolse i capelli e mi disse: "Andiamo", e io non sapevo dove e lei indossava solo un paio  di shorts e una canottiera e negli occhi aveva diciott'anni o forse li avevamo entrambi e certi giorni li abbiamo ancora ed è quello che ci salva. A quell'immagine mi sono aggrappato un sacco di volte nei momenti difficili che, pure, ci sono stati. Perché le persone che ami stanno tutte negli occhi e nelle narici e  basta. Certe volte nelle parole, il resto è un di più. Comunque non volevo dire dell'amore, perché penso che l'amore non si dice e dunque credo di aver finito. Solo una cosa, anzi.

Una volta ho letto che una coppia muore se non cresce insieme. Non è vero. Insieme non è fondamentale. Muore quando uno dei due non riconosce la crescita dell'altro. Le sue paure e i suoi tempi. Una coppia si fonda principalmente sulle attese, che è il motivo per cui molte persone si lasciano. Accettare che ci sia solo quel che c'è, certi giorni è devastante. Vorresti di più, proprio in  quel momento lì. A volte ti sembra di essere solo nella stanza e ti chiedi dove sia finito l'altro.

Paola e io per esempio ci aspettiamo spesso. A volte ci sono io, a volte c'è lei, certi giorni non c'è nessuno. Quando ci incontriamo casuali come due che aspettano l'autobus sono i momenti più belli, soprattutto perché l'autobus non arriva mai. Nel frattempo abbiamo fatto tre figlie, realizziamo storie, paghiamo mutui, ridiamo. Ordiniamo un sacco di pizze a domicilio. Ci amiamo nei ritagli, negli angoli e in quel che rimane di tutto il resto. Perché la coppia è sì la base di una famiglia, ma come tutte le fondamenta resta spesso sepolta e non la vedi. Al punto che quasi te ne dimentichi e per continuare a sentirla devi possedere una fiducia visionaria. Paola e io ne abbiamo a pacchi e conosciamo pure qualche trucco: ci corteggiamo di striscio nei corridoi, ci incrociamo adolescenti tra la porta del soggiorno e quella della camera da letto e io vorrei abbracciarla ma lei ha sempre in mano una tazza di tè piena fino all'orlo. Paola invece mi odia quando sto lavando i piatti o impanando cotolette e avrebbe voglia di abbracciarmi lei. Ci abbiamo gli abbracciamenti sfasati. Che in realtà è tutta un'inconsapevole tattica per render più belli quelli inattesi.

Intanto io la guardo nei riflessi degli specchi, o quando scrive. Quando scrive risplende, anche se fa delle facce che manco un'iguana albina. La guardo anche mentre dorme e certe volte la faccio rotolare, perché russa come Popeye dopo una sbronza.

Ieri notte invece, che ho dormito da solo perché lei era via, mi son rotolato io e a lungo. Senza il suo russare mi sembra di essere a una festa quando è finita la musica, mentre mangi l'ultimo tramezzino rimasto con sopra la bandierina storta della Svizzera.

Ma lei questo non lo sa, perciò non diteglielo.

-Notti in bianco,baci a colazione

Ciao ragazze, prima di iniziare questo nuovo capitolo ci tenevo a mostrarvi questo stralcio di libro consegnatoci come compito delle vacanze dalla mia professoressa di italiano. Santa donna..Comunque, il libro in questione, come scritto sopra è Notti in bianco, Baci a colazione di Matteo Bussola.

Parto dal presupposto che non mi sarei aspettata mi piacesse un "genere  simile" non per la storia in sé, ma per come è strutturata. Ovvero, non è una storia con un inizio ed una fine, no. Questi sono stralci di vita quotidiana, in cui quest'uomo-padre-marito racconta le cose, dal suo punto di vista, appunto da padre-marito. Ed è una cosa che mi ha parecchio colpito. Un'altra cosa che mi ha colpito è la visione delle sue tre bimbe; Melania, Virginia e Ginevra. Tre bimbe dolcissime che gliene combinano delle belle tra cibi in ogni parte della casa, trecce venute male e domande innocenti ma che fanno riflettere. E tra risate e pianti ho finito questo libro molto corto, di neanche 200 pagine.

L'assistente di Mister BernaldiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora