Il portale [1]

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Ai confini del villaggio Lunapiena, tutti quelli chiamati a partecipare alla spedizione si erano radunati in due gruppi da cinquanta persone: Lunapiena e Ghiaccionero, guidati rispettivamente da Dream e Leonel. Tra di loro, Jocelyn era ferma e spaventata, con il cuore che le martellava nel petto. Erano passati ben quattro giorni dall'assemblea e adesso erano tutti pronti a partire, tranne lei.

Tre muscolosi lycan russi avevano l'incarico di portare da lei il portale, quel pesantissimo anello di pietra che aveva quasi schiacciato un uomo. Eppure, quando i Ghiaccionero comparvero sotto l'arco d'ingresso, sembrarono totalmente a loro agio con quell'affare sulle spalle. Lo poggiarono di fronte a lei e ai due leader come se fosse una piuma, ma una volta toccato il suolo fece un frastuono insopportabile. Joy si coprì le orecchie per un istante, poi alzò gli occhi su uno strano amuleto che emanava una luce arancione. Aveva la forma di un rompo ed era grande quanto la mano di un adulto. Sembrava una pietra preziosa e dava al portale un'aura colorata.

«Come funziona?», domandò curiosa Dream.

Leonel rise e con la mano destra tirò un colpo al portale, facendolo tremare. Sua cugina sobbalzò. «È un bel giocattolino, non trovi? Ci sono voluti quasi vent'anni per crearlo», spiegò. «Per fortuna è facile da usare. Devi concentrarti sulla meta che vuoi raggiungere e passare attraverso l'anello di pietra. Verrai teletrasportato nel luogo scelto, o comunque nei paraggi, ma il portale non verrà con te, per cui basta un semplice sbaglio per disperdersi. Per evitare problemi del genere puoi semplicemente dire ad alta voce il nome del luogo in cui si vuole arrivare», alzò la voce per essere udito da tutti, «l'ultimo ad attraversare il portale deve toccare due volte la gemma arancione qui in cima». Leon la indicò. «A questo punto, il portale si sposterà ovunque voi andiate. Quando raggiungete la destinazione potreste sentire un forte senso di nausea e capogiri, ma è tutto normale. È uno strumento magico, ma non è comunque così avanzato. Vi dispiace se vi mostro come si usa?», chiese.

Dream scosse la testa. «Fai pure, credo che ci servirà una prova pratica». Sollevò le spalle e guardò attenta l'altro Alpha avvicinarsi al portale dopo aver ricevuto il permesso.

Leonel si guardò attorno e puntò gli occhi su una macchia di arbusti. Picchiettò due volte la gemma, che brillò con più insistenza, e poi prese un profondo respiro. «Ai piedi di quell'albero laggiù». Chiuse gli occhi e saltò nell'anello. La luce arancione esplose scintillando e accecò quasi tutti per un secondo. Tra i cento seguaci si alzò un coro di grida di sorpresa. Dream socchiuse gli occhi accanto a Jocelyn, che indietreggiò coprendosi il volto con un braccio, poi sbatté le palpebre confusa. La luce era svanita. Centodue teste si girarono in direzione dell'albero.

Leonel, con il fiatone, era alle radici dell'arbusto, con accanto il portale, meno luminoso di prima. «È stato semplice», ridacchiò confuso.

Joy si sentì una bambina al parco giochi. Voleva assolutamente provare il portale, ma il ricordo che la destinazione fosse il Regno Carminio la intristì subito.

Dream la riportò al mondo reale. «I Ghiaccionero hanno fatto davvero un ottimo lavoro, mi complimento a nome di tutto il Branco Lunapiena. Avrei solo una domanda da porti, cugino...». Si rabbuiò di colpo.

Leonel alzò il viso. «Sì?», la interrogò.

L'Alpha Lunapiena piegò la testa di lato. «Se il portale dovesse danneggiarsi, come usciremmo dal Regno Carminio?», chiese sottovoce. Non voleva che tutti la sentissero.

Leon si morse il labbro inferiore e la sua bocca scomparve nella grossa barba nera. A rispondere fu Tatiana, sua moglie, che non era molto lontana da loro. Teneva il piccolo Viktor stretto al petto. Il bambino dormiva beato. «Uscire non sarebbe possibile», la informò senza esitare. «Ecco perché il portale deve essere tenuto sotto stretta sorveglianza a tutte le ore del giorno. Questa gemma può condurci solo in una direzione, non ha funzioni di riserva. Metti i tuoi uomini migliori a guardia», le chiese. La sua voce era cordiale come sempre, la sua bellezza ancora pura come il primo giorno in cui le due donne si erano incontrate.

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