La corona spezzata [2]

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Non riconobbe subito Jason, ma si affrettò a posare l'arma dove l'aveva presa, raccogliendo anche quella del demone che l'aveva minacciata.

«Chiedo scusa. Non mi aspettavo clienti già a quest'ora del mattino. Prego, accomodatevi e dimenticate ciò a cui avete assistito. Posso portarvi qualcosa?», chiese educata e con completa naturalezza.

Jocelyn deglutì. «Noi... a dire il vero siamo qui per ordine del Re», balbettò. Non appena Less le rivolse uno sguardo omicida, capì di aver scelto le parole sbagliate al momento sbagliato. «Per quel posto di lavoro vacante», si affrettò a correggersi, sudando freddo.

La locandiera fece sbattere le unghie contro il bancone e sospirò. «Capisco», esclamò poi. «Beh, ad ogni modo, entrate. Credevo mi sarebbero stati inviati altri demoni, fino al ritorno del mio collega Falvern, ma non importa. Anzi, credo proprio che la vostra sia una compagnia più piacevole di qualsiasi altra si possa trovare nel Regno Carminio. Sì, di gran lunga più piacevole», biascicò, scomparendo oltre lo scaffale. Tornò con tre grembiuli aventi lo stemma della corona spezzata ricamata sulla parte del torace. «Mi serve un cassiere, un cameriere e qualcuno che mi dia una mano con la preparazione delle bevande. Ci sarà uno spettacolo alla piazza del mercato, questo pomeriggio. Credo sia in onore del compleanno della figlia di qualche nobile di alto lignaggio che si aggira per il Regno con le tasche piene di ricchezze e la testa piena di sciocchezze», spiegò atona. «Ad ogni modo, sarà una giornata piena. Con questo caldo, tutti correranno alla taverna più vicina per rinfrescarsi o per prendersi una pausa dai festeggiamenti. Si da il caso che quella taverna sia proprio il Rifugio del Fuggiasco, per cui state pronti e non fatemi fare la figura della stupida. Avremo clienti nel giro di un'ora, forse anche prima», prese fiato un attimo e alzò un sopracciglio. «Avete mai lavorato in una locanda?», chiese poco sicura.

Simultaneamente, i tre lycan scossero la testa.

«Lo sospettavo», sbuffò Less. «Sarà tutto piuttosto facile, se vogliamo escludere la preparazione delle bevande. Mi aiuterai tu con quelle», mormorò indicando Joy, «mentre il tuo amico spilungone qui di fianco farà da cameriere», passò a Jason puntando il dito indice verso di lui, «e questo lupetto paonazzo terrà i conti degli incassi al bancone. Ruba il mio denaro ed io ruberò la tua vita», lo avvisò. «E questo vale per tutti». Vi fu un silenzio generale.

I ragazzi erano a dir poco terrorizzati.

Less li guardò impaziente. «Non ho preso questi grembiuli per scaldarmi le mani. Avete intenzioni di indossarvi da soli o vi aspettate che sia io a vestirvi?», domandò nervosa.

Joy fu la prima a prenderne uno. Le seguì Dervyne, che stava letteralmente tremando di paura, finendo con Jason, che quando fu sul punto di prendere il suo, si sentì il polso venire afferrato dalla mano della donna.

«Tu», apostrofò lei, «Sei quel ragazzino noioso che mi ha fatto visita un po' di tempo fa», ricordò.

«Sì, signora», disse tranquillo il ragazzo.

«Bene. Inizia a curiosare in giro e mi costringerai a prendere di nuovo la spada. Dubito che tu voglia che ciò accada, mh?», disse con aria bonaria. Di colpo, J non fu più così calmo e rilassato. «E cosa state aspettando? Mettetevi al lavoro. Osservate i tavoli, guardate come funziona la cassa e tu, cara fanciulla, seguimi. Ti mostrerò come si prepara almeno un boccale di estratto di rovospettro».

Dopo la sera precedente, Joy non aveva più intenzione di bere o annusare altro rovospettro, ma seguì comunque Less mentre gli altri se ne andavano ai loro posti. Il bancone era di legno scuro, insolito, dato che da quelle parti le cortecce degli alberi erano tutte bianche e striate di nero. Probabilmente lo aveva comprato da un mercante arrivato dal mondo oltre il Regno Carminio. Di certo, però, un materiale così raro sarebbe costato molto a chiunque. Evidentemente lei, umile proprietaria di una taverna, lo aveva ricevuto in regalo da qualche ricco commerciante suo amico.

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