La moglie [2]

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Nella sala della cena, un altro piatto cadde a terra con un tonfo sordo, rompendosi in mille pezzi. J lo guardò nervoso e lasciò il resto delle stoviglie che teneva in mano su un tavolo vicino. Si diresse a raccogliere una scopa, ma non passò inosservato di fronte a Bulbar, che lo raggiunse goffo e sudato come al solito.

«Hai fatto altri danni, lupo?», gli urlò contro il demone giallo, gesticolando come un folle.

Jason si trattenne dal colpirlo con un pugno in pieno naso. «È solo un piatto, ambasciatore. Non credo che farà vittime, una volta che avrò pulito», rispose disinteressato roteando gli occhi. Afferrò il manico della scopa e si diresse verso il piatto rotto.

Bulbar gli sbarrò la strada con il suo enorme pancione. «Ti consiglio di stare attento a come parli, ragazzo. La tua Alpha è stata chiara: sei qui per servire. Non mi farò problemi a trattarti come qualsiasi altro servo qui in mezzo», brontolò da sotto i suoi baffoni grigi. «Se volessi potrei persino...»

Jason lo bloccò, dimostrandosi notevolmente più alto di lui. «Uccidermi?», sogghignò. «Fai pure. Lo spiegherai tu all'Alpha». Lo spostò con una spallata ed iniziò a spazzare via i cocci. «E all'Anima di Lupo, s'intende».

Bulbar tremò per la rabbia. «Informerò il Re della tua insolenza!», lo minacciò. «E se decidesse di tenerti qui in eterno come servo? Che faresti?», tuonò ancora.

Jason alzò lo sguardo alle sue parole. Servo o meno, avrebbe fatto compagnia a Jocelyn, forse addirittura salvandola. Avrebbe pulito tutti i piatti del Regno e svolto incarichi ancor meno piacevoli, pur di restare con lei. «Fai pure», recitò con falsa paura. «Non temo né te né Galtur».

Bulbar era sull'orlo della furia. Se ne andò via borbottando amareggiato e J lo osservò esitando. Non sapeva se avesse fatto o meno la scelta giusta. Provò a rassicurarsi, scollegando la mente da quell'evento appena accaduto e concentrandosi sul pavimento, dove i cocci erano stati rimossi. Li andò a buttare in un cesto intrecciato colmo di pezzi di vasi e vetri rotti e mise al suo posto la scopa. Quando si voltò per andare ad apparecchiare l'ennesimo tavolo, si ritrovò faccia a faccia con Jocelyn. I due si guardarono per qualche secondo. Jason osservò il suo meraviglioso abito e si vergognò degli stracci che portava egli stesso addosso. Provò ad aprir bocca per salutarla, ma qualcuno lo spintonò prendendo il suo posto.

La grande mano rossa del Re Galtur afferrò quella piccola e bianca di Jocelyn. «Anima di Lupo. Hai un aspetto fantastico, vedo che i nostri vestiti ti rendono ancor più incantevole del solito», si congratulò. Si chinò a baciarle la mano, mentre Joy assumeva un'espressione triste.

«Buonasera, Galtur», esclamò persino annoiata.

Al re non fece piacere ricevere tutta quella confidenza immediata, ma sorvolò l'argomento. «A breve arriveranno tutti gli ospiti: l'esercito ed i massimi esponenti del Clan delle Ossa Rotte. Ti farà piacere conoscerli. Inoltre, avrai l'occasione di assaporare i nostri piatti tipici e di conoscere la nostra musica. Vogliamo sederci?», elencò velocemente. Sembrava impaziente, ma anche seccato. Tutto ciò fece confondere Jason, ancora rimasto dietro di lui.

Jocelyn non poté rifiutare. «Ma certo», mormorò. Prese a seguire lentamente Galtur verso il tavolo più grande e decorato, ma prima posò la mano sul braccio di Jason. «Parleremo domani», gli sorrise. Questo rincuorò il ragazzo, che guardò il Re e l'Anima di Lupo allontanarsi nella sala. La sua mente li paragonò immediatamente alla Bella e la Bestia, per via del loro aspetto e dell'atmosfera del luogo. Quando la coppia raggiunse le sedie a loro dedicate, lui non riuscì a fare altro se non sollevare le spalle e chiudere gli occhi, sentendosi triste e sconsolato. Avrebbe dovuto farci l'abitudine: Jocelyn, la sua Jocelyn, presto sarebbe appartenuta a qualcun'altro.

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