La chiave [4]

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La sera giunse in fretta e le vie del campo Lunapiena vennero illuminate dalla luce del fuoco acceso sulle torce grazie ai maghi del Branco.

Jocelyn aveva passato la maggior parte del pomeriggio a dormire, anche se aveva provato nostalgia per i suoi allenamenti all'aperto, e una volta riposata si era destata grazie al richiamo della compagna di stanza Alois, già sveglia in quanto aveva trascorso le ore pomeridiane in compagnia del suo amato Silas.

Allora Joy si era alzata dal letto con uno sbadiglio ed era corsa a prepararsi quando aveva capito che ore fossero. Non ci mise molto, pochi minuti dopo fu già pulita, sistemata ed in divisa.

Aireen sarebbe giunta lì a breve, quindi pensò bene di farsi trovare già in strada.

Salutò Al con un abbraccio e scese i piani del dormitorio fino al viottolo di fronte all'ingresso, precedendo la guerriera ufficiale e quindi andandole incontro. Non ci volle molto a trovarla, e le due si incontrarono poco lontano dalla reggia. Jocelyn sorrise quando la vide.

«Buonasera, Aireen!», salutò cordialmente, stringendo i gomiti ai fianchi e lasciando le braccia penzoloni.

La donna la osservò e sembrò felice della sua presenza. «Sei in anticipo, mi fa molto piacere», le rivelò curvando le labbra. La affiancò e continuarono il percorso insieme, discorrendo del più e del meno, mentre Joy le raccontava tutto ciò che era accaduto nel Regno Carminio.

Aireen ne restò scioccata. «Dev'essere stato un inferno», commentò, non sapendo bene cosa risponderle.

«Lo è stato davvero», concordò la ragazza. Strinse le dita fino a sentirsele dolere e osservò la luna nel cielo.

Nel regno dei demoni, quella tonda sfera bianca non esisteva. Si sentì a casa solo provando e capendo che la sua luce fioca la stava illuminando in tutta la sua bellezza. Sperò di rivedere sorgere e tramontare quella luna molte altre volte a partire dal quel giorno, ma tutto sarebbe dipeso dalle parole che Dream avrebbe pronunciato quella sera, trattando l'argomento dei demoni. Il fatto che avesse convocato l'Assemblea poteva stare a significare che molto probabilmente Galtur non aveva ancora concluso i suoi tentativi di sfuggire al Regno Carminio e questo avrebbe potuto causare una battaglia o una guerra.

Joy non sapeva che pensare a proposito ma capì che i suoi dubbi sarebbero presto stati colmati quando arrivò alla scalinata della reggia. Ricordò la sera durante la quale aveva visto Leonel sollevare il portale con le sue sole forze e salvare così un uomo che aveva rischiato di essere schiacciato dal cerco di pietra che al momento si trovava all'interno della residenza di Dream e della sua famiglia.

I suoi fratelli Zachariah, il maschio più giovane della sua generazione, e Marren, sua unica sorella, erano fermi sull'ingresso e parlavano con Mikhail, Cyrer ed i guerrieri ufficiali del Branco Ghiaccionero.

Fu Marren a notare per prima le ultime due arrivate. «Ben trovate», le accolse chinando la testa in gesto di saluto.

Tutti gli altri la imitarono.

Cyrer fu l'unica ad andare verso Joy ed abbracciarla. «Ehylà, Jocelyn! Oggi non ho avuto modo di fermarmi a parlare con te, ma vedo che stai bene. Ora che ti vedo con addosso una divisa pulita e adatta, devo dire che ti vedo molto più magra del solito. Povera cara, chissà quante ne avrai passate», sospirò quasi teatralmente, «ma non importa più. Stasera metteremo la parola "fine" a questa faccenda e saremo liberi di dimenticare tutto».

«Dimenticare cosa? Le perdite che entrambi i nostri Branchi hanno subito?». Mikhail prese voce, ancora infuriato e infastidito. «Non riusciremo mai a dimenticare una cosa del genere!».

Zachariah gli si parò davanti. Difficile dire chi fosse il più grande di età tra i due, ma il fratello maggiore di Dream era decisamente il più alto. «Cerca di essere più cortese con lei», gli consigliò con un tono che di amichevole non aveva nulla. I tatuaggi che ricoprivano il suo corpo lo rendevano ancora più minaccioso.

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