La memoria [1]

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Le mani di Jason smisero di fiammeggiare e Joy poté rilassare le spalle.

Selestial era di fronte a loro, madida di sudore dalla testa ai piedi, con i capelli un po' spettinati e la schiena ricurva, ma non aveva affatto perso la sua grazia da regina.

Questo fece sperare a Jocelyn che il suo piano potesse davvero funzione e, quando vide Less vittoriosa tenere il laccio di un corda intrecciata, sicuramente recuperata da una delle capanne allestite per i Ghiaccionero nel loro periodo di arrivo, prima di essere costretti a viaggiare verso il Regno Carminio, sul suo volto si tinse un sorriso.

La corda era stretta e si allacciava attorno alle braccia e al busto di Galtur, immobile e privo di sensi ma con ancora fiato nei polmoni. Era malridotto, certamente più di sua moglie, incapace di risvegliarsi e prendersi la sua rivincita. Quello era il simbolo che la ragazza aspettava con tanta ansia. I Branchi avevano vinto.

«Tu... ce l'hai fatta!», esultò con gioia, quasi fosse una tenera bambina.

Selestial tossì leggermente trattenendo un sogghigno.

«Sì, ma l'ho lasciato in vita», rispose poi, quasi delusa da se stessa.

Jason strinse i pugni.

«Perché non lo hai ucciso?», domandò. Il suo non voleva essere un rimprovero ma venne percepito come tale.

Tuttavia, Selestial non si infuriò con lui, anzi, accolse l'occasione per riflettere.

«Perché ha ragione. Ha sempre avuto ragione...», parve soffrire nel dirlo, «Io non sono come lui», concluse poi.

Joy sorrise.

«È questo a renderti migliore sotto ogni aspetto», volle rallegrarla.

Less torse il viso, tirando a sé la corda. Galtur si spostò con essa, emettendo un rantolo assonnato.

«Non abbiamo tempo per discuterne. La vostra Alpha potrebbe essere in pericolo, e così il giovane Ghiaccionero. Qual è la prossima mossa?», domandò.

Fu Jason ad assumersi la responsabilità di spiegare.

«Dream ha detto di condurre te e Galtur in una zona visibile a tutti. Jocelyn baderà ad attirare l'attenzione dei combattenti, che ovviamente ti conoscono. Quando vedranno Galtur in rovina e te vittoriosa capiranno qual è la verità», le spiegò con estrema calma, quasi glacialmente.

La regina annuì.

«E se non volessero seguirmi?», chiese, seppur non molto convinta. Era stata una sovrana giusta e leale, vicina al popolo e all'armata come una cara amica. Nessuno, eccetto coloro corrotti da pura malvagità, avrebbero scelto di disobbedirle.

Joy tirò un sospiro dopo una breve riflessione.

«Non possiamo obbligarli e non voglio che si sparga altro sangue. Voglio credere che, quanto Karthio ti vedrà, darà l'ordine ai suoi compagni di fermare la battaglia», sperò.

L'amico mago le diede ragione.

«Sì, è molto probabile. Karthio non mi è sembrato come gli altri capi dell'esercito del Clan delle Ossa Rotte», commentò.

«Per l'appunto, cosa ne è stato di Yrina? Tredos? Dowen?», chiese curiosamente Selestial.

J trovò qualcosa di molto interessante da osservare sulle punte dei suoi piedi, così fu Joy a rispondere.

«Sono stati eliminati nella battaglia. Senza Galtur al comando, immagino che le armate seguano solo e solamente Karthio, giusto?»

«Esatto», fu la risposta che ottenne. «Per nostra fortuna, avete ragione. Karthio è diverso dagli altri. Spero solo che riesca a vedermi. Conoscete un luogo adatto a questo contesto?», volle sapere poi.

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