Wolf Souls - Demons

La moglie [3]

La cena iniziò nel giro di dieci minuti. I tavoli erano stracolmi di persone, lycan e demoni erano accalcati l'uno sull'altro, i guerrieri si scambiavano occhiate nervose e i due Alpha, seduti vicini, mostravano la loro postura composta e nobile. Avevano riposto entrambi i loro elmetti nelle camere ed ora i loro capelli, rispettivamente biondi e corvini, apparivano ben sistemati e lucenti. Sembrava di guardare due cavalieri angelici consumare il loro pasto dopo la solita vittoria.

Hope, invece, aveva ovviamente disertato i suoi doveri da cameriera ed era stata confinata in fondo al tavolo, tra un guerriero grassoccio del Branco Ghiaccionero ed una donna demoniaca la quale risata assomigliava al ragliare frenetico di un asino. La Beta aveva gli occhi fissi sull'Anima di Lupo dall'inizio del pasto e mandava giù bocconi amari, masticando sgraziata la grossa bistecca che teneva fra le mani sporche di spezie.

Galtur si abbassò di poco per raggiungere le orecchie di Jocelyn. «Vedi quei demoni laggiù?», le domandò con uno strano ghigno in volto. Joy seguì i suoi occhi fino ad un tavolo più piccolo, dove quattro demoni incappucciati parlavano a voce bassa. La musica alta, suonata da un gruppo di donne, sovrastava le loro parole. Joy annuì, curiosa di sapere di chi si trattasse. «Si chiamano Tredos, Karthio, Yrina e Dowen. Sono gli addestratori dell'esercito del Clan. Quando uno dei loro allievi sbaglia o non resta fedele alle regole, loro se ne occupano in una maniera piuttosto... bizzarra». Proprio in quel momento, un cameriere servì un piatto dorato nascosto da un coperchio voluminoso. Galtur lo sollevò, rivelando un'enorme fetta di carne cruda, posta su un letto di erbe aromatiche. Ai lati del piatto v'erano delle corna lucidate, una a destra e l'altra a sinistra, appartenute di certo a dei demoni. Jocelyn non ebbe dubbi e constatò all'istante l'autenticità delle corna, realizzando quale cibo le fosse stato appena offerto. Mosse le braccia, chiuse le mani a pugno e guardò la portata, inorridita. «Mangiate i vostri simili?», chiese. Tentò di non mostrare il suo disgusto, ma il suo viso la tradì.

Il Re sorrise mostrando i canini affilati. «Nel Regno Carminio non viene mai sprecato nulla.

Qualsiasi cosa sia fatta di carne è commestibile». Con la forchetta infilzò il cibo e lo gettò nel suo piatto, divorandola avidamente.

Joy represse un conato di vomito, riuscendoci a stento. Mai e poi mai avrebbe potuto pensare di mangiare un umano o un lycan, che si trattasse o meno di una recluta incapace o un traditore. «Se questa è la punizione, immagino che abbiate un esercito di sopravvissuti ben formati», ipotizzò.

«Esatto», replicò Galtur, ridendo e finendo il suo pasto. «La nostra è una grande potenza militare, credo che ormai si sia capito».

Indicò un ragazzo poco lontano con il suo tozzo indice destro. «Tu!», lo chiamò a gran voce. Era Jason, malcapitato davanti a lui. Joy si sentì mancare le forze quando lo riconobbe. Il biondino giunse al tavolo, ma non chinò la testa in segno di rispetto. «Non ti è stata insegnata l'educazione, piccolo lycan?», sputò acido il Re, pestando le mani sul tavolo e facendo sobbalzare il piatto.

Jason aveva tra le dita dei bicchieri di porcellana chiara, che strinse al petto come unico segno di paura. Non voleva dare troppe soddisfazioni a Galtur. Abbassò appena la testa, per evitare discussioni simili a quella avuta neanche un'ora prima con Bulbar. «Cosa desideri, maestà?», sibilò reprimendo la sua rabbia. Joy capì al volo il tono di sarcasmo rimarcato nella sua voce e pregò tutte le divinità che conosceva, Fenis compreso, che Galtur non gli facesse alcun male.

Le sue preghiere, come per miracolo, vennero esaudite. Galtur aveva bevuto troppo e la sua mente era annebbiata, ciò non gli fece neanche notare la sfrontatezza del giovane servo. Afferrò il bicchiere che aveva appena svuotato e lo sventolò davanti alla faccia del ragazzo. «Procurami un altro po' di estratto di rovospettro» comandò in fretta.