La rivalsa [3]

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I morsi di Galtur cominciavano ad irritare la pelle di Joy, non perché ella potesse sentirne l'effetto velenifero, ma per i vari fori che ormai le avevano lasciato su gola e spalle, persino nella zona inferiore al mento.

La ragazza, tuttavia, aveva assestato colpi ben più precisi, arrivando anche a squarciare un orecchio del re e molto probabilmente a slogargli una spalla. L'armatura, tuttavia, era riuscita a salvargli la vita.

Galtur non aveva armi in mano ma non era rimasto privo di risorse. Al suo cinturone era ancora appesa la spada e una daga era legata in un fodero sulla schiena. Afferrò quest'ultima e fu talmente abile da mulinarla nella mano e conficcarla tra il gomito e lo sterno della lupa, tuttavia senza assestare un colpo netto. Riuscì a lambire la carne solo con la punta della lama ma i movimenti dell'avversaria erano troppo veloci e feroci per permettergli di arrivare ad apportare danni seri o inguaribili.

Joy guaì per il dolore che, comunque, significò il suo colpo e si vendicò strappando via l'arresto e lo spallaccio dell'armatura regale che lui indossava, mordendogli la clavicola già ferita. Con una zampa anteriore assestò un colpo alla mano del demone e atterrò il suo braccio, impedendogli di usare di nuovo il pugnale.

Galtur si ritrovò quindi ad un vicolo cieco: non poté far altro se non muovere la testa verso sinistra con un gesto brusco e sperare che la sua gola non restasse scoperta ad un morso fatale. Fortunatamente per lui, ottenne l'effetto sperato. Le corna ricurve sull'estremità della sua fronte si mossero con lui, colpendo con forza il muso della lycan, il suo naso e in particolar modo alle sue labbra canine, che si tagliarono quasi a metà sul lato sinistro del viso e presero a sanguinare abbondantemente.

A causa dell'impatto imprevisto, Jocelyn dovette arretrare di qualche metro.

Questo lasciò abbastanza spazio a Galtur, che si alzò con un balzo molto agile ed estrasse con la mano destra la spada lunga appesa al suo fianco.

Joy sapeva che, adesso, sarebbe stato molto più difficile attaccare di nuovo evitando di essere trafitta.

"Devo elaborare un piano alla svelta", si disse Joy, convinta che il demone non potesse udire i suoi pensieri, "ma non ho tempo per riflettere. Devo agire secondo l'istinto e fare affidamento sui miei riflessi". La sua riflessione avrebbe potuto rivelarsi giusta, ma non ebbe altro modo di scoprirlo se non sperimentando.

Si lanciò contro Galtur, evitò un fendente abbassando la testa e mirò a mordere una delle sue caviglie ma in risposta ottenne un calcio assestato in pieno viso. Questo la rese cieca per qualche secondo e la costrinse di nuovo in ritirata. Il potere dell'Anima andava scemando insieme alla sua ira.

Il sovrano ne approfittò e la colpì più volte, senza però ucciderla. La attaccò con diversi calci che la fecero indietreggiare, e picchiò l'elsa dorata della spada contro le sue tempie e i suoi denti. Si stava divertendo.

Fu in quel momento che Joy lo capì.

Probabilmente il re del Regno Carminio la stava usando solo come un giocattolo e, adesso che era tornato in piedi, sarebbe stato molto più difficile farlo cadere di nuovo.

Quando riuscì ad aprire gli occhi, il nemico le lanciò del terriccio, rendendola di nuovo cieca.

Nonostante ciò, Jocelyn sentì il rumore dell'aria sferzata dall'acciaio e spalancò le fauci, riuscendo a bloccare la mano del monarca e a morderla.

Ciò si rivelò infine vano: con la mano ancora libera, Galtur assestò un pugno dritto all'occhio destro del licantropo.

Questa volta l'impatto fu tale che la povera ragazza cadde a terra e si detrasformò. Con le mani livide strinse il terreno e si accarezzò il viso gonfio a causa dei colpi ricevuti. Il sangue le colava lungo il mento e il sopracciglio destro era diventato curvo ed enfiato come le labbra e le guance.

Galtur credette di avere la vittoria in pugno.

«Devo ammetterlo, Anima di Lupo, non credevo che fossi tanto forte. Mi sono fatto un'opinione sbagliata di te», confermò. Questo non volle però essere un complimento o un invito a continuare lo scontro.

Galtur si avvicinò a lei e le calpestò dapprima la mano, muovendo lo stivale pesante mentre la poveretta urlava e invocava aiuto, poi pose l'altro sulla sua gola.

Joy sputò del sangue sulla sua gambiera, poi strinse le dita attorno ad esso per cercare di spostarlo.

«La...scia...mi...», riuscì appena a sussurrare, finché non fu più in grado di emettere alcun suono. I suoi occhi si rivoltarono verso l'alto lentamente, mentre le palpebre si richiudevano.

«Sai, quasi mi dispiace doverti dire addio. Saresti stata un'ottima combattente sotto il mio comando, in caso fossi diventata un'Anima di Sangue e non un licantropo. Purtroppo hai avuto la sfortuna di contrastare il mio cammino, così come quella... Hope», pronunciò.

Al suono di quel nome Joy trovò la forza di resistere ancora un altro paio di secondi, per sapere cosa intendesse dire il demone. "Credevo che fossero alleati", pensò, non riuscendo a ribattere.

«Anche lei aveva il giusto potenziale, ma la sua lingua era più affilata dei suoi artigli. Non potevo lasciarla in vita o si sarebbe rivoltata contro di me. Troppo rischioso, capisci?», rivelò.

Joy non poteva rispondere, così lui continuò.

«Mi domando se continuerete ad essere rivali anche nell'aldilà», commentò con sarcasmo. «Scopriamolo subito...»

Aumentò la pressione dello stivale e Joy tossì ancora, mentre i suoi occhi si facevano più grigi e il collo sembrava piegarsi per il dolore.

Nero. Fu questo che gli occhi di Joy percepirono in quel momento. Tutto attorno a lei era diventato nero, buio, cupo, vuoto. Aveva imparato, aveva lottato, aveva amato, ma tutto stava per finire. Jason non poteva aiutarla, Dream era molto lontana, impegnata a combattere con Karthio e nessuno poteva vederla o sentirla.

"Fenis", disse quindi in punto di morte, accettando una volta per tutte di essere una lycan sotto ogni aspetto, "proteggili. Fa' che i Branchi vincano questa guerra. Fa' che la loro vita sia salva e continui in modo sicuro".

Un brivido le attraversò la schiena e, per un breve momento, le parve di vedere un cielo stellato. Quasi volle ridere, credendo di essere folle. Era pieno pomeriggio, impossibile che vedesse tutti quei corpi celesti brillare lontani. Eppure, il firmamento diveniva sempre più vicino.

Sospesa tra il buio e la luce, le parve di udire una voce riecheggiare in lontananza.

"Questo è il tuo destino, Anima di Lupo".

Le stelle si unirono, diventarono un viso bianco, il viso di un lupo. Brillanti occhi dorati si aprirono all'interno della figura. Jocelyn poté vedere quel lupo muoversi e lottare contro armi d'argento. Vide lacrime scorrere, un cuore battere, delle grandi ali bianche aprirsi nel cielo.

"Devi adempiere ad esso".

Meno di un secondo dopo, tutto scomparve.

La foresta e la guerra tornarono ad esistere attorno a lei ed il sole brillò oltre le fronde degli alberi quasi accecandola.

Joy si sentì quasi come se si fosse appena svegliata nel suo dormitorio, di colpo riposata e in forze. La sensazione non durò molto, e le ferite tornarono a bruciare sulla sua pelle. L'unico suono che percepì all'inizio fu quello delle sue orecchie che fischiavano con forza, ma il rumore della battaglia parve aumentare di volume finché non tornò reale.

Altre urla più vicine si unirono al sottofondo.

Quando Joy si voltò per capire cosa stesse accadendo, vide Galtur di nuovo a terra, intento a combattere con un grande lycan dalla pelliccia di un marrone chiaro. Per riconoscere il suo salvatore ci vollero solo pochi secondi, dopodiché il cuore della ragazza ebbe una fitta di paura e consapevolezza.

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