Il risveglio [5]

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Galtur era molto annoiato. Ormai da un giorno non aveva notizie del portale, dei branchi e soprattutto di Hope. File di demoni annoiati o arrabbiati si presentavano davanti a lui per condividere i loro problemi. Per la maggior parte si trattava di approfittatori: alcuni segnalavano, piangendo, che i lycan avessero rubato tutto il cibo dalle loro cantine, altri che avessero preso ostaggi o denaro.

Galtur era un re troppo furbo per credere alle loro menzogne. Se non altro, si divertì a far giustiziare un po' di contadini e a farli servire a cena, rendendoli finalmente utili a qualcosa. Il suo stupore fu incalcolabile quando una forte luce brillò nella sala comune ed il portale si materializzò subito di fronte ai suoi occhi.

Hope barcollava, ma riuscì a reggersi in piedi. Il portale era molto più forte e veloce del previsto. La folla di popolani si riversò su di lei con l'intento di usare il portale per andare via ma Galtur fu più svelto. Ordinò subito alle guardie di uccidere chiunque si fosse avvicinato troppo.

Bulbar urlò l'ordine a voce talmente alta da farsi venire il mal di gola, così tutti si fermarono.

I soldati scortarono gli ospiti indesiderati fuori dal castello e Galtur scese gli scalini più velocemente di quanto avesse desiderato, raggiungendo il portale con ampie falcate. Lo osservò a lungo e sorrise, poi poggiò una mano sulla spalla di Hope.

«Sapevo che potevo fidarmi di te», ghignò allegro come un bambino la mattina di Natale.

La donna scostò con nervosismo la sua mano e cercò di sistemarsi i capelli.

«Avevamo un accordo. Non ti ho fatto un favore, mi aspetto che adesso tu faccia la tua parte. Sai cosa voglio», pretese con molta fretta.

Galtur annuì ignorando il suo gesto. «Dunque ucciderò l'Anima di Lupo e la mogliettina in coma dell'Alpha caduto», spiegò.

«Tatiana deve essere la prima. Si è risvegliata, potrebbe ricordarsi della mia aggressione e mettermi nei guai», diede indicazioni lei.

Il re rise di gusto. «Hai tradito ben due Branchi, non credi di essere già abbastanza nei guai?».

«Nessuno sa che ho preso il portale! Non ancora!», ribadì la Beta, «inoltre... non m'importa più nulla di Viktor. Morirà comunque durante l'attacco, ne sono certa. C'è qualcun altro che devi uccidere, al suo posto», mormorò poi.

Galtur tese l'orecchio, curioso di udire il nuovo nome.

Hope lo osservò e roteò distrattamente gli occhi. «L'Alpha Dream», rivelò quindi.

«Cosa ti fa pensare che rischierò il mio esercito contro i branchi Lunapiena e Ghiaccionero? Ora che ho il portale, non ho più alcun interesse nel distruggere il loro campo», la provocò Galtur.

Hope gonfiò le guance per la rabbia. «Cosa vorresti dire?!? Hai fatto una promessa! Hai giurato che mi avresti permesso di vendicarmi da tutte le umiliazioni subite!», gli urlò contro.

Il re sogghignò un'altra volta. «Quello che dici è vero ma sappi che in caso di apparente sconfitta ritirerò il mio esercito. Tutto ciò che intendo fare è raggiungere il vostro mondo e restarci. Non hai idea di cosa si provi a vivere rinchiusi sotto una cupola, sapendo che altri si prendono gioco di te guardandoti dall'alto dei loro piedistalli», ragionò parlando tra sé e sé.

La donna curvò le labbra. «Conosco questo dolore meglio di te, fidati», sussurrò appena, «ma so che non rinuncerai tanto facilmente all'assedio. La regina esiliata, Selestial, vive nella residenza dell'Alpha. Tu uccidi Dream e io ti consegnerò la tua prima moglie», gli propose.

Galtur restò silente a lungo, rabbrividendo quando seppe che Less non era ancora fuggita e soprattutto che era in vita, ospitata dal suo nemico.

«Quanto resterà al branco?», le domandò stringendo le nocche.

«Molto poco. Un'ora? Un giorno? Non resta che scoprirlo. So solo che leverà le tende il prima possibile. Vuoi ancora aspettare?», lo persuase la Beta.

Il sire osservò dritto dentro la gemma arancione luminosa del portale. «No. Il tempo dell'attesa è finito», sentenziò, «Bulbar, raduna l'armata. Prima che il sole sorga cominceremo la nostra marcia verso il Campo Lunapiena», ordinò al suo ambasciatore.

Bulbar piegò la testa e fece come richiesto. Goffamente, uscì dal castello.

Galtur, intanto, osservò con rispetto e curiosità Hope, che sorrideva felice.

Finalmente tutti i loro desideri si stavano avverando.

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