La regina [3]

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I demoni non risparmiarono neppure un colpo. Non riconobbero ovviamente Selestial, che dava loro le spalle, ma individuarono il loro re in pieno combattimento e, probabilmente, in pericolo di vita. Non erano guidati da un comandante del Clan, tra i quali però era rimasto solo l'agile ed esile Karthio, ma ciò non bastò a demoralizzarli.

Tutti e cinque si riversarono contro i tre lycan in piedi, uno di loro mirò persino a Dervyne, così venne dato inizio a una nuova battaglia.

Fu Jocelyn a proteggere Vyn, spiccando un balzo con l'aiuto delle possenti zampe posteriori e spalancando le fauci in un ringhio bestiale non appena fu giunta dall'amico.

Il demone di fronte a lei era un giovane uomo, probabilmente un ventenne, con lunghe corna ricurve e slanciate ed un elmo di ferro sul capo, che gli schiacciava i capelli neri e bagnaticci contro la fronte color blu scuro. I suoi occhi si spalancarono di fronte alla scena messa in atto dalla lycan e fu possibile notare che, seppur per un secondo, temette di morire e ripensò all'accaduto.

Mentre Dream e Jason combattevano, l'una a suon di zanne e artigli e l'altro lanciando incantesimi più o meno potenti, Joy guardò dritto in faccia il giovane rivale, con gli occhi ambrati sprizzanti scintille fameliche.

"Arrenditi e non ti farò del male", garantì.

Il soldato la osservò e deglutì.

«Io... io non posso farlo...», sussurrò appena lui. «Galtur ordinerebbe agli altri guerrieri di uccidermi. Non... non voglio morire».

Dervyne, steso al suolo, trovò la forza di sorreggersi sul gomito del braccio sano pur di sollevare leggermente la schiena per osservarlo in pieno viso.

«Scappa nella foresta. Ti daranno per disperso o morto, nessuno ti farà del male», assicurò.

Il ragazzo scosse la testa e impugnò meglio la lancia, rivolgendola lentamente contro Joy, che spostò lo sguardo sulla sua punta con determinazione, pronta a cogliere il suo primo movimento.

"Perché? Perché non puoi farlo?", gli domandò dunque lei, lasciando che le zanne sporgessero dalle sue labbra canine.

Fu un mugolio, quasi un singhiozzo, a sorprenderla.

«Ho... ho una famiglia. Non posso abbandonarli. Non voglio. Ucciderò qualsiasi lycan del vostro stupido Branco, morirò io stesso, se questo servirà a far vivere loro una vita pacifica».

Il giovane guerriero era sul punto di piangere. Non era stato ancora addestrato in maniera appropriata ad una guerra. Fu istintivo pensare che, in passato, fosse solo un esploratore del Regno Carminio, fra coloro inviati nel grande mondo per cercare riserve e vivande.

Joy provò pietà per lui. Talmente tanta che pensò presto che non fosse l'unico a ritrovarsi in una situazione simile. Quanti ragazzi come lui erano stati assoldati obbligatoriamente da Galtur per combattere contro i lycan? Quanti di loro erano morti nella guerra di quei giorni? Fu difficile persino pensarvi.

"Non sei obbligato a combattere, né a perdere la tua famiglia", tentò di rassicurarlo, ma la sua voce da lupa suonò più minacciosa del previsto.

«Tu... tu menti!», balbettò ancora il ragazzo, ripetendo come al solito la prima parola della frase, tant'era impaurito.

«Non è vero!», disse subito Vyn. «Lei è Jocelyn, l'Anima di Lupo. Galtur l'ha minacciata e torturata per giorni. Che motivo avrebbe di mentirti? Ascoltala, e forse oggi non morirai», calmò le acque lui, che invece parve molto più delicato e veritiero, non essendo tramutato in forma ferale.

Il soldato tremò ancora e si voltò verso Jocelyn, riconoscendola.

«Anima di Lupo... e cosa dovrei fare, per sopravvivere?», domandò, per quanto scettica la sua domanda risultasse.

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