La regina [2]

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Jocelyn si lasciò cadere in ginocchio e portò la mano sinistra a sfiorare la guancia di Dervyne.

"Stai bene? Riesci a sentirmi?", avrebbe voluto chiedere, ma entrambe le domande sarebbero state stupide e non necessarie. Lo stato del ragazzo era pessimo, lo si poteva notare ad occhio nudo.

Dream gli sollevò con delicatezza il braccio fratturato, ricevendo in risposta un lamento di dolore.

«Deve essere curato al più presto. La sala della mensa è troppo lontana da qui...», decise. Non aveva con sé gli strumenti adatti ad alleviare le sue sofferenze, perciò si guardò attorno, disorientata e cercando di intravedere un volto amico che sarebbe potuto tornare utile ma, eccetto che per loro, la zona restava deserta.

L'ultimo a soccorrere Vyn fu proprio Jason, che si frappose fra le due donne e il ragazzo ferito, allargando le braccia per avere un po' di spazio libero.

«Fate largo per favore, posso pensarci io», mormorò mentre loro indietreggiavano e i macigni di ghiaccio che circondavano i suoi pugni si scioglievano.

L'acqua gocciolò dalla sua pelle fino all'erba, rendendola umida e scivolosa. Subito dopo, con un secondo incantesimo, il mago portò la temperatura della sua pelle ad un livello tale da far asciugare le mani in pochi secondi. Prese con attenzione il braccio di Dervyne, seppur con molta meno dolcezza rispetto alla leader. Ignorò i mugolii del Ghiaccionero avvolgendo le dita attorno al suo avambraccio, nella zona in cui le ossa dell'ulna e del radio erano state spezzate.

In seguito socchiuse gli occhi e lasciò che una debole luce verde avvolgesse il suo capo, facendo fluttuare i suoi capelli ricci e dorati nel vento, come smossi da un vento inesistente. La luce percorse poi la sua gola e il suo petto. Quando incrociò il suo cuore parve fermarsi per un attimo e brillare al ritmo del suo battito, poi s'insedio nelle sue spalle e scese fino alle dita. Una volta a contatto con la ferita rallentò e si trasmise nel braccio del guerriero, che represse un grido di dolore e fastidio mentre le sue ossa scricchiolavano.

«Le ossa sono ritornate al loro posto?», domandò Dream, ancora piegata sul giovane sfregiato.

«No», rispose J, lasciando che il braccio del ragazzo ricadesse lentamente fino al suolo. «Ho solo tentato di riavvicinarle», si spiegò, «e aiutato il processo di saldamento, ma non posso fare più di così. Persino la magia ha un limite e, al momento, sono troppo debole per fare sforzi eccessivi. Perlomeno, sentirà meno dolore», si giustificò.

Subito dopo passò a guarire le ferite minori e, finalmente, Vyn riuscì a mettersi a sedere.

Joy si sedette di fronte a lui, spostando di tanto in tanto lo sguardo alla battaglia fra i due demoni, poco lontana da loro.

«Riesci a respirare?», domandò notando il giovane ancora assopito dal trattamento.

Dervyne annuì debolmente.

«Sì, adesso sì», rispose. I movimenti del suo torace erano quasi impercettibili, ma i polmoni e le costole non erano più indolenziti. «Galtur... Less non può farcela da sola. Dobbiamo fermarlo», continuò a dire, non abbandonando il suo coraggio.

L'Anima di Lupo saltò subito in piedi.

«Vyn ha ragione. Devo aiutarla!», esclamò prima di gettarsi in avanti.

Il suo polso venne stretto in una morsa severa che quasi le bruciò la pelle.

«La questione non ti riguarda», la ammonì Dream, bloccandola in tempo. «Selestial vuole vendetta. Vorresti privarla di una tale soddisfazione?», domandò retoricamente.

«Voglio impedirle di farsi uccidere!», ribatté la ragazza, seppur non troppo audacemente, per non mancare di rispetto alla capobranco.

Jason mosse un passo in sua direzione.

«Dai ascolto a Dream. Conosci entrambi. Galtur potrebbe farti del male e Less sa come difendersi. Non provare a negarlo», sostenne la leader, che però lo ricambiò con uno sguardo nervoso a causa della sua intromissione.

La mano dell'Alpha lasciò il polso di Jocelyn, che si limitò a seguire gli ordini di entrambi, reprimendo l'istinto di combattere.

«E se lo scontro prendesse una piega sfavorevole?», chiese.

«Allora voi fuggirete ed io cercherò di aiutare Selestial», si limitò a rispondere Dream.

La risposta non piacque affatto alla sua allieva. In cuor suo, temeva profondamente che Galtur, seppur da solo, come di solito agiva, fosse troppo forte per chiunque di loro. Si domandò se avesse davvero tutte le carte giuste per poter vincere non solo la battaglia, ma la guerra stessa che aveva scatenato. Non si ripromise nulla, pronta ad intervenire in qualsiasi momento di bisogno e osservando le movenze sicure ed eleganti della donna demone che mulinava la spada contro quella del marito, poi allontanandosi con un salto e ritornando in affondo con una giravolta.

Combatteva come un soldato, eppure era una regina.

Lo stesso Galtur sembrava incredulo di fronte a quello spettacolo. Con gli occhi sbarrati, impugnava lo spadone con entrambe le mani, parando ogni colpo senza riuscire a contrattaccare. Di questo passo, lo scontro sarebbe terminato solo se lui avesse sbagliato a calcolare la traiettoria di un attacco o se Less si fosse stancata.

Joy pregò che non si concludesse con la seconda delle opzioni.

Eppure, la demone non dava segni di affaticamento o di distrazione. Ogni suo fendente era assestato con lodabile precisione ed estrema accuratezza.

La giovane lycan riuscì a sospirare solo quando il re del Regno Carminio sbatté la schiena contro il tronco di un albero. Si spostò appena in tempo da evitare che la lama brillante della regina perforasse il suo viso, lasciando che invece si conficcasse nella dura corteccia marrone, ma non poté impedire né prevedere la mossa seguente.

Selestial estrasse rapidamente un pugnale nascosto e appeso ad un cinturino legato attorno alla caviglia e lo lanciò in sua direzione.

Di nuovo Galtur schivò all'ultimo momento ma, ancora confuso dall'incredibile forza dimostrata dalla moglie, venne sfiorato dal coltello, che strisciò lungo la superficie della sua guancia e lo graffiò, lasciandogli un taglio visibile lungo tutto lo zigomo.

«È abile, molto abile», le concesse Dream con un ghigno soddisfatto stampato sul volto. «Di questo passo persino io sarò costretta a starmene buona e osservare in silenzio finché non sarà tutto finito», si divertì ad immaginare.

Le sue parole, però, vennero pronunciate troppo presto. Qualcosa alle sue spalle sibilò violentemente nell'aria.

Jason si voltò con uno scatto fulmineo e sollevò le mani con una prontezza ammirevole. Uno scudo magico coprì la schiena di Dream.

«Attenzione!», gridò il ragazzo aggrottando le sopracciglia e sforzandosi per mantenere la barriera con forza sufficiente.

L'Alpha sentì qualcosa sfiorarle la schiena. Quando si voltò, notò la punta della lancia, che era stata scaraventata con forza in sua direzione, conficcata nello scudo incantato.

Jason le aveva salvato la vita.

Jocelyn poté notare, poco lontani dietro la reggia, un gruppo di circa cinque demoni che, mentre visitavano il campo per poterlo saccheggiare, si erano imbattuti in quello spettacolo. La piccola armata di soldati si scagliò verso di loro, brandendo spade, pugnali e lance.

"Si ricomincia", pensò, tramutandosi subito in forma ferale. Nonostante ciò, la sua voglia di battersi venne contrastata da un'idea che, con un pizzico di fortuna, avrebbe facilitato le loro intenzioni.  

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