L'ultima speranza [2]

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Jocelyn e Dervyne si ritrovarono presto fuori dalla sala. Difenderla senza una porta a bloccare i malintenzionati o senza loro due a sostenere gli altri guerrieri sarebbe stato molto più difficile, per questo i due ragazzi avrebbero dovuto eseguire la missione nel minor tempo possibile. Entrambi si tramutarono in lycan e proseguirono verso la prima strada. I combattenti nelle vicinanze sembrano essersi dimezzati e gli unici suoni di battaglia provenivano da zone lontane.

Vyn fu il primo a prendere parola.

"Credo che dovremo cominciare la ricerca dall'ultimo punto in cui hai visto Dream, ricordi quale fosse?", chiese con determinazione.

Jocelyn annuì e si mise in testa.

"Nei pressi dell'ingresso del villaggio, se non ricordo male. Ho attraversato il viale alberato, è lì che Galtur ha attaccato Jason", confermò.

Si diresse verso subito l'arco principale, sul quale la bandiera dei Lunapiena non sventolava più. Era stata ridotta ad uno straccio lercio di fango e terriccio, gettato a terra fra la polvere e calpestato da centinaia di stivali e zampe. Quella scena fece tremare Joy.

"È così che vogliono ridurre il nostro Branco?", rabbrividì senza rendersi conto di aver pensato ad alta voce.

"Non glielo permetteremo", le rispose Vyn affiancandola. Oltre il suo viso da lupo, la ragazza riuscì a scorgere il caloroso e luminoso sorriso umano del ragazzo. Semplicemente l'immagine dei lembi delle sue labbra che si sollevavano, andando a formare una curva di felicità e speranza, fu sufficiente a rincuorarla.

"Ti sono debitrice. Lo siamo tutti, a dire la verità", gli disse ricominciando a camminare, di nuovo attraverso il viale costellato da alberi autunnali. "Ti preoccupi così tanto per un Branco al quale neppure appartieni".

"Non ho bisogno di essere parte di un gruppo per affezionarmi ad una persona che, invece, lo è", replicò il ragazzo con voce persa nel vuoto.

Il sole rifletteva fra i suoi ciuffi castani e contro i suoi occhi celesti, rendendoli bianchi e pallidi, ma nonostante ciò sembrava emanare bontà e coraggio.

Joy sapeva che, senza di lui, sarebbe morta quello stesso giorno. Trascinarlo in un altro pericolo la fece sentire terribilmente in colpa, come se si stesse approfittando dell'immenso affetto che il giovane Ghiaccionero provava per lei, rigirandolo a suo favore. Ovviamente questo non era suo intento, ma temeva che potesse sembrarlo, se non agli occhi dello stello Dervyne, magari a quelli di sua sorella o persino di Jason, che non aveva mai dimostrato gratitudine o gentilezza nei suoi confronti.

Eppure Vyn combatteva per tutti loro, rischiando la sua vita per garantire a Jocelyn la felicità. Sarebbe stato difficile trovare un altro ragazzo come lui al mondo, se non impossibile.

"Spero che un giorno tu possa perdonarmi per tutta questa faccenda", quasi singhiozzò la ragazza.

"Non ho nulla da perdonarti". Vyn la raggiunse e strofinò il naso contro la sua guancia per consolarla. "Adesso però non fermiamoci a riflettere. Dobbiamo trovare Dream, ricordi? Quando l'avremo aiutata a ripristinare la pace, magari potrei fermarmi qualche giorno in più qui al campo, per passare un po' di tempo con te. Quello mi farebbe molto piacere", rivelò.

Il solito Vyn, ottimista e dal cuore d'oro. Nonostante tutte le disgrazie contro le cui aveva combattuto, riusciva comunque ad essere tenero come un bambino e allo stesso modo puro di cuore e di animo. Avrebbe meritato di molto meglio che Joy, secondo quest'ultima.

"Hai ragione. Non c'è tempo da perdere", ricordò lei.

Attraversarono il resto della strada in silenzio ma, giunti su una piccola collina dalla quale era possibile scorgere dall'alto il resto del campo e in maniera particolare l'ingresso principale, notarono che la battaglia sembrava continuare senza spostarsi.

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