L'abisso [3]

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Il cielo tornò rosso in mattinata. Oltre le mura della fortezza e nei giardini la vita riprese a manifestarsi, con persone che andavano e venivano da ogni dove.

Jocelyn si svegliò sentendosi più stanca del solito. Lo stress della sera prima pesò sulla sua testa già dal primo secondo del risveglio, lasciandole l'amaro in bocca. Eppure la giornata appariva più splendente delle altre e le temperature si erano alzate di qualche grado. L'autunno sembrava essere un lontano ricordo e quando Joy si destò del tutto, dopo essersi stropicciata gli occhi con le nocche delle mani e aver stiracchiato braccia e gambe, si affacciò alla finestra e credette di essere di nuovo al Branco Lunapiena, durante una delle splendide primavere di montagna, non troppo calde ma neanche gelide come gli inverni. D'istinto si ricordò di Dream e guardò in direzione del suo letto, trovandolo vuoto e disfatto. Evidentemente era dovuta uscire di fretta per qualche impegno particolare.

Sospirò, accorgendosi di essere sola da molto tempo. Il resto della camera era immacolato e ogni cosa stava ferma nel posto in cui l'aveva lasciata la sera prima, segno che nessuno aveva fatto irruzione lì dentro mentre lei dormiva. Era già una buona notizia. Andò a cercare gli abiti del giorno che i camerieri prontamente lasciavano dietro la porta ogni mattina e proprio quando stava per abbassare la maniglia per aprire con la coda dell'occhio scorse una sfumatura bianca sul tavolo. Capì che si trattava di un pezzo di carta, preso da chissà dove, sul quale era scritto a inchiostro "Oggi non tornerò in camera, notte compresa. Ricorda di andare al Rifugio del Fuggiasco e se serve aiuto vienimi a cercare da Elanie".

Joy smise di leggere. Capì che l'Alpha non aveva specificato la presenza del portale per non destare sospetti. Qualsiasi cameriere sarebbe potuto entrare in camera e apprendere del luogo dove si trovava l'amuleto. Ancora una volta la leader aveva dato prova della sua astuzia, celando le indicazioni più importanti, già conosciute dall'Anima di Lupo, che tornò a concentrarsi sulle righe. "Parlerò con il Re Galtur e cercherò di convincerlo a posticipare le nozze. Ti auguro una buona giornata, ma stai comunque attenta. Dream". Joy sospirò a leggere le sue ultime parole. La firma della capobranco era in corsivo, elegante e perfetta come colei alla quale apparteneva quella calligrafia limpida e comprensibile. Lasciò il foglio sul tavolo, girandolo dall'altro lato solo per sicurezza. Buttarlo via le sembrava un gesto scontato e il foglio sarebbe stato comunque trovato. Per evitare che qualcuno sospettasse delle intenzioni dei Branchi, che di sicuro sarebbero state fatte presenti a Galtur, Joy continuò a fare ciò che doveva e ignorò il foglio. Quella si rivelò essere la prima scelta giusta della giornata. Quando trovò fuori dalla porta un lungo vestito azzurro fece una smorfia e lo poggiò sul letto.

Non lo avrebbe indossato e non perché non le piacesse, ma perché trovava improbabile che pulire il tavoli e prendere le ordinazioni dei clienti del Rifugio del Fuggiasco si sarebbe rivelato facile con addosso gonna e tacchi a spillo. Si inginocchiò davanti ad un cassettone e ne estrasse la sua amata e fedele uniforme Lunapiena. Sorrise riconoscendo i colori nero fumo e amaranto e lo stemma a forma di zampa di lupo e lo prese tra le braccia, portandolo nel bagno. Quando ne uscì era già vestita, i suoi capelli erano mossi e pettinati e per la prima volta da quando si trovava nel Regno Carminio si decise a usare uno degli ombretti neri che le aveva prestato Alois. La sfumatura scura le adornava gli occhi ambrati con uno splendore selvaggio, creando tutt'attorno alle ciglia un'aura di bellezza e grazia.

Quando si specchiò si ritrovò confusa. "Da dove viene tutto questo entusiasmo?", si chiese. Dopo averci riflettuto su per un po' giunse alla conclusione che la notizia ricevuta il giorno prima l'aveva spinta a godersi le ultime giornate in compagnia, anche se non più in attesa di un miracolo o anche solo di una minima fiaccola di speranza.

A risvegliarla dai suoi pensieri fu una serie di leggeri colpi sulla porta. Qualcuno stava bussando, ma Joy non ricordava di aver mai sentito il ritmo di quel rumore, neanche lontanamente somigliante a quello dei camerieri, docili ed impacciati almeno all'apparenza, che bussavano sempre tre sole volte e caricando poca forza nel pugno chiuso.

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