La rivalsa [4]

309 29 3
                                    

Dervyne salvò Jocelyn e combatté valorosamente. I suoi colpi furono rapidi e precisi e non mancarono mai il bersaglio. Non lottò per orgoglio o per gloria, bensì per amore e spirito di sopravvivenza.

Joy lo osservò, ancora intontita, e pensò che quella fosse la chance che il ragazzo le aveva dato per fuggire con Jason, per portarlo al rifugio e poter essere curata. Tuttavia, lei non era d'accordo. Si sentiva ancora troppo debole per poter anche solo alzarsi su due piedi. Non avrebbe mai potuto trasformarsi in lycan e trasportare J con lei, per cui si gettò in avanti, con i palmi contro la terra, gattonando verso l'amico svenuto mentre Vyn affrontava Galtur.

Tra guaiti e urla, non riuscì a capire chi dei due fosse in vantaggio. Non osò comunque voltarsi. Non avrebbe sopportato la vista del coraggioso Ghiaccionero che si batteva per lei, poiché di certo lo avrebbe fatto fino alla morte. Si limitò a sollevarsi di poco fino a stringere i riccioli biondi del compagno con una delle mani.

In lontananza, si udirono altre voci e passi pesanti. Si tratta di licantropi e demoni, si inseguivano fra loro fra gli alberi, cercando di uccidersi a vicenda. Purtroppo, se un demone avesse visto il suo re in pericolo, di certo sarebbe corso in suo aiuto. Non che ciò significasse una grande differenza per Dervyne, ma un soldato non sarebbe sicuramente giunto da solo.

"Manca poco tempo", capì Joy, riflettendo. Fu quel pensiero a farle trovare la forza necessaria per issarsi sulle ginocchia e tirare a sé Jason.

Afferrò il suo braccio sinistro e se lo poggiò sulle spalle, posando la mando libera sul suo fianco destro. In questo modo, riuscì ad alzarsi insieme a lui. Quasi cadde a terra dopo aver avuto una fitta di dolore alle gambe e alle braccia ma, più per ostinazione che per bisogno, resistette. A quel punto si allontanò, passo dopo passo e in modo molto lento e zoppicante, verso una strada deserta del campo, dove le torce che costellavano le vie erano state distrutte e giacevano al suolo, spente e con le aste spezzate. Dopo aver posto un altro piede davanti all'altro, il suo cervello le mandò un segnale disperato. Stava dimenticando qualcosa, o meglio, qualcuno.

Voltò la testa come poté, senza riuscire a girare anche il busto, e osservò la continua lotta fra Vyn ed il re. Il ragazzo aveva ucciso un Alpha mannaro in passato, questo era vero, ma Galtur era tutto un altro paio di maniche.

Dervyne cominciava a ricevere colpi severi anche nei punti vitali del corpo, quali la gola e le tempie, e Galtur aveva afferrato di nuovo la sua daga, menando fendenti senza neppure prendere la mira.

Squarciò il petto e le spalle del ragazzo in modo più o meno profondo a seconda dei movimenti del suo braccio, poi lo gettò di lato e si mise a cavalcioni sul suo fianco.

A quel punto Vyn roteò le zampe posteriori in maniera brusca e colpì Galtur al ventre con gli artigli di entrambi gli arti, scagliandolo lontano per circa due metri.

Fu allora che i demoni arrivarono.

«Maestà, Maestà!», gridarono raggiungendo il loro sovrano.

Si trattava di una truppa di non più di sette o otto soldati, armati fino ai denti e dalle armature ancora intatte. Ciò stava a significare una sola cosa: erano di certo gli addetti alla guardia del portale, bensì avessero abbandonato il loro ruolo pur di combattere al fianco dei loro compagni e del loro sovrano.

Galtur li respinse mentre cercavano di aiutarlo a rimettersi in piedi.

«Non badate a me, stolti! Inseguiteli! Uccidete quel dannato lycan!», urlò loro contro.

Joy vide quell'attimo come una speranza di salvezza. Chiamò il nome di Vyn, che si stava rialzando a sua volta per attaccare da solo la schiera nemica, ma dai suoi polmoni parve non uscire neanche uno sbuffo d'aria. Respirò velocemente per riprendere fiato e ripeté ancora:

Wolf Souls - DemonsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora