Dieci, cinquanta, cento volte le lame dei due sfidanti si colpirono l'un l'altra, mulinando nell'aria e cozzando con furore. Metallo contro metallo. Re contro regina. Lo scontro agognato da quella che sembrava essere stata una vita stava per terminare fra le grida furiose dei combattenti, che non accennavano a volersi arrendere.
Galtur parò un fendente sollevando la spadone e, quando lo riabbassò, riuscì a trovare il tempo di estrarre il secondo pugnale dal suo fodero. Si abbassò, schivando un affondo ben mirato, e piegando il polso mentre spingeva il braccio in avanti riuscì ad urtare il fianco stretto della moglie, perforando il corpetto e la carne viva.
Less lanciò un urlo e spiccò un balzo per allontanarsi. Lasciò che la punta affilata della spada scivolasse fino al terreno e usò la mano sinistra per coprire l'emorragia. Per fortuna, l'attacco non aveva colpito punti vitali.
«Vigliacco...!», gridò incredula di essere stata ferita da una mossa tanto vile.
Il re sfoderò il migliore dei suoi sorrisi quando poté notare il sangue scivolare lungo la daga, fino alle sue dita.
«Stai abbassando la guardia, Selestial. Se non starai attenta, ti ucciderò».
«Non mi sembra che l'ultima volta ti sia riuscito poi tanto bene», lo schernì la donna senza perdere il suo pungente sarcasmo, «Questo è solo un graffio. Se pensi che potrà fermarmi dall'ottenere la mia vendetta, ti sbagli di grosso».
Di nuovo, afferrò l'impugnatura dell'arma e tornò all'attacco. Nonostante la sua fulmineità, la sua postazione era fin troppo lontana dall'avversario, che ebbe il tempo di bilanciare alla perfezione i piedi e calcolare la traiettoria del seguente colpo.
Galtur riuscì di nuovo a difendersi con tutte le sue forze.
«Sei sempre stata testarda...», rise pensieroso, prima di spintonare l'opponente e girare su se stesso, tentando un affondo basso.
Less non gli permise di sfiorarla una seconda volta.
«E tu, invece, sei sempre stato spregevole e crudele. Ogni giorno, ogni notte non faccio che ripensare a quanto io sia stata sciocca a fidarmi di te... a innamorarmi di te», spiegò tediata. Quando si allontanò, una domanda le sorse spontanea. «Voglio che tu mi dica la verità, Galtur. Se devo morire oggi, voglio prima soddisfare un mio dubbio».
Galtur si preparò all'attacco successivo.
«Parla», le concesse.
«Tu...», il dito di Less andò a indicarlo, proprio in direzione del cuore, «mi hai almeno mai amata? Anche per un singolo istante, un fugace momento della tua vita. Hai mai davvero provato qualcosa per me, che non fosse solo un vago interesse politico?», volle sapere.
La spada del re vibrò con le sue mani. Una tale domanda era riuscita a scuotere, seppur minimamente, l'animo del demone. Nonostante ciò, quello che sembrò essere ripensamento, si rivelò essere finzione.
«No», rispose solamente, prima di lanciarsi contro di lei per l'ennesima volta.
Less non si lasciò cogliere impreparata. Usando la forza di entrambe le braccia, sollevò l'arma e parò l'attacco. La risposta del marito la ferì profondamente, come se una freccia le avesse perforato il cuore. La ferita al fianco fu nulla in confronto ad un simile dolore.
«Lo immaginavo», mentì. Mentì per se stessa, per non mostrarsi debole. In fondo al suo essere sperava ancora che Galtur provasse qualcosa. Un sentimento di colpa, di rabbia, di ripensamento per ciò che aveva fatto. «Mi hai sposata perché tenessi a bada il popolo con i miei sorrisi e le mie moine, non è così?», chiese ancora.
Galtur non rispose. Aveva concesso a Selestial una sola domanda. Attaccò ancora e ancora, mettendo un piede di fronte all'altro, quasi senza fermarsi a riposare. E questa fu la sua rovina.
«Non è così?!?», alzò la voce Selestial. Dopo aver evitato il suo ultimo fendente, spinse via l'avversario e con una piroetta bassa riuscì a fargli perdere l'equilibrio con uno sgambetto rotante.
Galtur cadde e riafferrò il pugnale.
«Sì!», alzò la voce prima di scaraventare l'arma in direzione della nemica. «Sì, è così!», rivelò furente.
La daga venne spedita lontana quando Less si difese alzando la lama argentata, che un attimo dopo si andò a conficcare nell'incavo erboso tra il braccio e le costole distanziate del re.
Lui deglutì appena per lo stupore. Non si era accorto che, facendo infuriare Less, la portava solo a rafforzarsi e a diventare più agguerrita. La sua unica difesa divenne la parola.
«Tutto ciò ti ferisce, lo so», riprese subito parola. «Ti fa desiderare di vedermi morto, solo perché non ti ho mai amata. Perché nessuno sarà mai in grado di amarti. E forse questo è un bene», rise nonostante la sua sventura. «L'amore è una debolezza», sillabò, parola dopo parola, lettera dopo lettera, con tetra lentezza. «Ti lega a qualcuno che prima o poi sarai costretto a difendere. Io non potevo permettermi di avere un punto debole. Un re deve dimostrare di essere forte e non può abbassarsi ad essere talmente fragile da rischiare la sua stessa vita per qualcuno».
«Un re deve dimostrare di essere compassionevole», venne subito corretto. «Non solo con la sua regina ma anche con il suo popolo. Hai visto come sei stato abbandonato poco fa dai tuoi stessi soldati?», lo additò Less tenendolo bloccato al suolo.
Galtur, però, non si arrese. Tento di colpirla con un calcio e di sottrarsi alla sua trappola ma lei fu più rapida.
Subito afferrò lo stesso pugnale con il quale, poco prima, lui l'aveva ferita, e lo colpì con forza alla spalla.
Il demone cadde nuovamente al suolo con un grido.
«Sei rimasto da solo, proprio a causa di questa tua convinzione», lo fece riflettere.
Galtur cercò di sforzare un ghigno ma non riuscì più a ridere. Il dolore lo attanagliava e gli impediva di muovere il braccio destro, quello dominante.
Less aveva studiato bene la sua mossa e l'aveva sconfitto con una semplicità tale da far sentire il demone ferito nell'orgoglio.
«Lo... lo giuro, mi vendicherò!», gridò irato.
La donna lo incenerì con lo sguardo.
«E cosa ti fa pensare che ti terrò in vita, dandotene l'opportunità?», domandò retoricamente.
Ottenne comunque una risposta.
«Il fatto che non sei come me», replicò Galtur, coprendosi la spalla ferita. Con quella semplice frase conquistò tutta l'attenzione di Selestial. «Non mi ucciderai. Te l'ho già detto, sei troppo debole», continuò a sminuirla. «Non intendo fisicamente, mi riferisco al tuo buon cuore. Ecco... ecco perché vivrò abbastanza da fartene pentire».
Quella volta, riuscì a ridere. La sua fu una risata malvagia e priva di qualsiasi buona intenzione.
Selestial lo osservò con astio e digrignò i denti. La stava mettendo alla prova. Lo sapeva benissimo, ma non aveva idea di come difendersi. Arrabbiata, desiderosa di vendetta, sperò che Galtur non avesse ragione. Avrebbe terminato quello scontro, lì e subito, dimostrando di essere una vera regina.
Con il batticuore e una tempesta nel petto, agì. Si tuffò in avanti. Il resto fu istintivo.
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Wolf Souls - Demons
Werewolf[SECONDA STORIA DELLA SERIE WOLF SOULS] La guerra contro l'ultimo Zanna Rossa sembra ormai essere finita. Arcan è stato ucciso ed il Branco Lunapiena è finalmente in grado di godersi qualche anno di pace, ma si sa: la calma è solo apparente e preced...