Il patto [2]

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A Galtur la situazione stava stranamente iniziando a piacere. Si grattò la corta barba pensieroso, pungendosi con i pochi peletti scuri che spuntavano dal suo mento e lasciando l'altro braccio penzoloni, con il gomito appoggiato sul ginocchio sinistro e la mano a peso morto, inclinata verso il basso. Osservò fugace il soffitto, poi le finestre colorate e lucenti, poi ancora il pavimento di legno.

Rifletteva, curioso di saperne di più, ma sapeva che ogni alleato poteva rivelarsi un nemico da un momento all'altro. Provò ad immaginare che Hope fosse stata solo una spia di Dream e Leonel, inviata per testare la sua sicurezza. Pestò un piede a terra, fingendo di averlo fatto per distrazione, ma solo a causa di un incontrollato moto di rabbia. Quando si limitò a puntare gli occhi su quelli di Hope, squadrò da essi ogni parte del suo volto, dalla fronte e le sopracciglia aggrottate fino alle labbra grandi ed il mento sporgente. Si sentì formicolare le corna: percepiva la follia che albergava nel cuore di quella donna. Forse non era davvero l'Anima di Lupo, forse sì. L'importante era che gli volesse offrire un aiuto. «Interessante», pronunciò quasi senza rendersene conto. Tornò a parlare con più lucidità appena qualche secondo dopo. «Dunque, a quale patto stavi alludendo? Non lasciarmi sulle spine, è una cosa che odio».

La lycan se ne appagò. Si schiarì la voce, pronta a spiegare. «Intendo aiutarti a prendere il portale», sintetizzò in un attimo, contro ogni aspettativa.

Il Re arricciò la bocca. «Chi ti ha detto che sono interessato al portale?», si preparò a difendersi. Se Hope avesse detto una parola di troppo, lui avrebbe di sicuro chiamato tutte le guardie che aveva posto oltre la sua porta. Un solo licantropo, che fosse Beta o meno, non avrebbe potuto combattere contro un tale numero di demoni.

Hope tentò di mantenersi discreta. Capì al volo le intenzioni di Galtur e fu abbastanza furba da abbandonare la sua dignità per un momento e scuotere le mani. «L'ho intuito», spiegò, «e comunque voglio darti una mano». Prima ancora che lui si chiedesse il perché, Hope abbassò la testa. «Per troppo tempo sono stata sottovalutata e derisa dai miei simili. E poi c'è Jocelyn, la ragazzina perfetta, che osa rubare potere e titolo pur di sposare un Re demone. I Lunapiena ed i Ghiaccionero ormai sono diventati le marionette di quell'usurpatrice, anche il povero Leonel», si disperò, con gli occhi lucidi. Una delle sue doti era l'essere una bravissima attrice. Un po' di recitazione avrebbe fatto la sua parte nel piano. «E se i miei alleati non sono disposti ad ascoltarmi... allora che sprofondino insieme alla loro falsa Anima», sancì stringendo le dita in due pugni fortemente serrati. La sua rabbia e l'invidia che provava trasparivano da ogni suo gesto: la fronte che si corrugava, le gambe che si irrigidivano... persino la poltrona parve spostarsi per qualche centimetro quando lei gettò in avanti i piedi.

Galtur non poté fare a meno di sorridere. «Le tue parole sono giuste ed amene. Mi rammarica la tua storia e mi attirano i tuoi piani. Penso che sia giusto almeno tentare a fidarmi di te». Il Re sollevò le spalle e si alzò, tornandosene alla sua finestra. Jocelyn e Dream erano tornate nel giardino, ma si stavano dirigendo al varco d'entrata della fortezza, per dirigersi in città. C'era abbastanza tempo per cospirare a proposito della loro fine, e questo fece ridere il grosso demone. «Sia chiaro: esigo che l'accordo resti tra di noi. Se saprò che ne hai fatto parola con qualcuno, io...».

«Non accadrà», assicurò la lycan. Non aggiunse altro, per cui roteò una mano, facendo gesto all'uomo di continuare.

Il Re, pertanto, procedette. «Credo che a questo punto io debba chiederti quali sono i tuoi termini. Cosa desideri? Un'armata? Denaro? Gioielli?», domandò, sicuro che avrebbe potuto ripagarla per i suoi servigi.

«Nulla di tutto ciò. Non saprei che farmene», spiegò con disprezzo la Beta. Si alzò anche lei in piedi, guardando oltre la finestra. «Ti chiedo solo due semplici favori».

Galtur si voltò in sua direzione. La luce del cielo mattutino lo faceva splendere di tutti i colori della finestra.

«Ossia?», chiese curioso.

Hope poggiò una mano sul vetro, in una zona tinta di blu. La sua pelle assunse dei riflessi del medesimo colore. «Per prima cosa, dobbiamo agire in fretta. Il matrimonio deve essere anticipato. Ho un'idea in mente», richiese tetramente seria.

Il demone annuì puntando lo sguardo sulla sua mano. Le unghie della donna strisciarono lungo la finestra. Il rumore causato fu stridulo e macabro. «E quale sarebbe il secondo?»

La lycan ritirò in fretta la mano. «Devi assicurarmi la morte di tre persone in particolare», sibilò.

«Chi?», chiese il Re.

In risposta, Hope sorrise gelida.

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