La moglie [1]

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Quando calò la notte sul Regno Carminio, il cielo divenne del nero più assoluto, privo di stelle o della luna, cosa che fece preoccupare i lycan. Fu in quei momenti che le strade, le case, le piazze, i giardini e la fortezza vennero illuminati da una lunga scia di torce. Il vento si fece più forte e freddo, insistente come un soffio di maestrale, e per le vie del Regno i paesani sbarrarono le finestre e si ritirarono nelle loro stanze. Alla fortezza, che però era massiccia e ben protetta dal freddo e dal vento, il clima si fece più vivace e frenetico. I corridoi erano quasi tutti pieni di servitù, che s'apprestava nelle camere per offrire aiuto agli ospiti e per abbellire il castello.

Jocelyn, dall'alto della sua camera, era accomodata su una morbida poltrona scura, con i gomiti uniti sul davanzale della finestra e il mento appoggiato sul palmo delle mani. Guardò attraverso il sottile strato di vetro e osservò i giardini del castello. Ovunque posasse lo sguardo trovava erba rossastra a perdita d'occhio, sovrastata in alcuni punti dagli alberi bianchi. Sospirò quasi senza accorgersene.

Dream, che aveva appena accettato dei vestiti eleganti da un'umile demone dalla lunga gonna che si era presentata sulla porta, si avvicinò a lei e posò gli abiti su uno dei due letti decorati regalmente. «Abito argentato», annunciò soave, rigirandosi tra le mani la sottile stoffa del suo vestito coperto da pietre preziose. «Questo Clan delle Ossa Rotte non ha un minimo di gusto in quanto abbigliamento. Mi chiedo cosa ci costringeranno a mettere per il resto di questi giorni», commentò sbuffando e lasciando ricadere una delle lunghe maniche strette sulle lenzuola. «Il tuo abito è decisamente migliore. Per te hanno scelto un blu notte e una gonna all'altezza del ginocchio. Non nascondo che preferirei vederti con la nostra divisa addosso... dunque chiederò ai nostri soldati di incantare qualsiasi vestito ci venga dato. Sai, è per... precauzione. Se dovessimo trasformarci, potremmo farlo senza restare completamente nudi una volta tornati umani», rise imbarazzata, ma tornò seria una volta che si fu girata verso la sua allieva ed attuale compagna di camera. Alzò un sopracciglio dorato aggrottando l'altro ed appoggiò una mano sulla spalla di Joy. «Sembri pensierosa. Qualcosa non va?», chiese con tono gentile.

Jocelyn scrollò le spalle e sforzò un sorriso mentre scuoteva la testa e abbassava le braccia fin sulle gambe. «Stavo solo immaginando cosa direbbe mia sorella se fosse qui», mormorò. Il sorriso sulle sue piccole labbra si spense. «Britney ha sempre amato le storie medievali. Fortezze, re e regine, cavalieri che combattono guerre. Le principesse che vengono salvate...», elencò fermandosi per riprendere fiato. «Guardo ciò che mi circonda e mi illudo di essere in uno dei sogni della mia sorellina».

Dream lanciò una rapida occhiata al giardino rosso. «Non ho conosciuto la tua famiglia, ma credo che Britney riuscirebbe a sognare un posto molto più bello di questo, se davvero è come dici», disse evasiva. Lo sguardo di Joy, però, non accennò alcun cambiamento. L'Alpha riprovò. «Sai... anche io vorrei che fosse tutto un sogno», confessò ripensando al suo amato Branco e a tutto ciò che aveva lasciato indietro.

Gli occhi di Jocelyn si fecero umidi. «È colpa mia se siamo in questa situazione», singhiozzò. «Così come fu mia la colpa quando Arcan tentò di ucciderci tutti». Le sue mani si strinsero in pugni. «È stata colpa mia sin da quando mi inoltrai in quella dannata foresta, due anni fa. E adesso, a causa dei miei errori, due interi Branchi sono stati trascinati in territorio nemico, incapaci di opporsi. Perdonami, Dream. Perdonami se ho causato dolore e paura». Le palpebre si abbassarono per contenere lacrime che mai rigarono le sue guance.

Dream si fiondò accanto a lei ignorando il giardino ed i vestiti. «Non ripetere mai più una cosa del genere. Mi hai capita? Tu non hai colpe, solo meriti. Hai scovato l'ultimo Zanna Rossa, l'hai ucciso e hai riportato la pace, e adesso stai addirittura sacrificando te stessa per proteggere il tuo popolo. Non hai nulla da farti perdonare», affermò con decisione, poi le scompigliò i capelli. «E adesso preparati. Sono proprio curiosa di sapere cosa mangiano per cena questi demoni...», sorrise. Si allontanò subito dopo, dirigendosi dietro un pannello divisore con il suo vestito e cambiandosi. Tirò fuori dalla sua borsa una boccetta d'incantamento e ne impresse la stoffa del bellissimo abito. Joy credette che la stessa Afrodite sarebbe stata invidiosa della bellezza e della grazia del corpo di Dream. Sinuoso, agile, perfetto. Neppure Tatiana avrebbe potuto dire di essere sua pari. Quando fu Joy a indossare la veste blu, Dream la ricoprì di complimenti e lodi, ma allo specchio fu lei stessa a notare come il suo volto fosse scavato dallo stress ed il suo corpo fin troppo magro e ricurvo. Sperò che queste imperfezioni facessero cambiare idea a Galtur, ma decise di non aspettarsi risultati esagerati.

Un altro demone bussò alla porta. Dream era richiesta da Leonel ai piani più bassi. L'Alpha lasciò la sua allieva da sola, sperando che l'avrebbe incontrata di nuovo prima di cena. Joy, indecisa su cosa fare per ammazzare il tempo, si mise ai piedi le scarpe che la donna di prima le aveva consegnato insieme agli abiti ed uscì nel corridoio. Voleva solamente prendere un po' d'aria fresca e poi fare visita ad Alois e Silas. Subito dopo gli avrebbe chiesto di accompagnarla nelle cucine per vedere cosa ne fosse stato di Jason. Ma, quando voltò l'ennesimo corridoio che portava al piano terra, si ritrovò di fronte un ragazzo a lei molto familiare.

«Jocelyn!», la salutò Dervyne arrossendo.

Joy fu contenta di vederlo. Non perse occasione e lo abbracciò, pietrificandolo di colpo. «Vyn! Non ti ho più visto dalla vostra prima sera al Branco Lunapiena. Non credevo fossi qui!», spiegò tutto d'un fiato, ritirandosi. Il ricordo del loro primo incontro era ancora vivido e non proprio piacevole, ma entrambi sembravano voler sorvolare l'argomento.

Vyn balbettò svariate volte prima di riuscire a formare una frase di senso compiuto. «Ecco... Leonel ha deciso di portare me e Denirah qui. Lei è andata a cercare una sua amica, ma io avevo pensato che ti avrebbe fatto piacere se fossi venuto a salutarti», disse infine.

La ragazza trovò il suo tono più dolce e carino del solito. «Mi ha fatto molto piacere», confermò. «Sono contenta che non tutti i lycan provino un terribile odio nei miei confronti, adesso che vi ho trascinati qui».

Dervyne abbassò la testa. «Non credo che riuscirei mai ad odiarti, Jocelyn. Avevo voglia di rivederti e all'Alpha servivano guerrieri capaci, quindi ne ho approfittato», rise. «E devo dire che ora che ti ho vista mi sento molto più sollevato. Temevo che fossi depressa o furiosa», confessò.
Lo sguardo di Joy si fece più freddo. «Ho dovuto fare delle scelte complicate negli ultimi giorni, è ovvio che non mi senta vivace ed allegra», sibilò caricando nella voce più acidità di quanto fosse sua intenzione esprimere.

Dervyne parve deluso. «Ma certo, non intendevo affatto dire che...». Si bloccò. Non aveva idea di cosa dire. Mai nella sua vita era stato bravo con le discussioni, specialmente se di questo genere. «Solo, se hai bisogno di qualcuno, sai dove trovarmi», concluse alla fine, balbettando. Stavolta fu Vyn ad abbracciarla. Aveva un buon profumo, freddo ma rincuorante, e la sua stretta era di grande aiuto, perciò restarono attaccati per più di qualche semplice secondo. Poi, un pensiero scaturì in mente a Joy.

«Dervyne, hai visto Jason?», domandò guardandosi attorno dopo aver fatto un improvviso scatto indietro. Nella fretta non aveva neanche nominato Sil ed Al.

Il ragazzo sospirò sentendo quel nome. «Stava aiutando a disporre piatti e stoviglie nella sala della cena. L'ultima volta non è sembrato contento di vedermi, quindi ho pensato che fosse meglio non disturbarlo».

Jocelyn tirò su un lato delle labbra. «Ti chiedo di scusarlo. In fin dei conti è una brava persona, solo che non lo dimostra sempre».

Dervyne ritrovò il sorriso e fece qualche passo indietro. «Ma certo, non lo metto in dubbio. Solo che adesso devo correre a cercare mia sorella, prima che faccia scoppiare una guerra», rise impacciato. Salutò la ragazza e fece per andar via. Poi, però, si fermò e la guardò un'ultima volta, con le guance rosse e gli occhi bassi. «Ehy, Joy...».

Lei sobbalzò. «Sì?», chiese interessata.

Vyn si schiarì la voce. «Quell'abito ti sta benissimo», si complimentò. Subito dopo corse via alla ricerca di Denirah.

Jocelyn rimase ferma al suo posto per un attimo, poi sorrise. Aveva il sospetto di piacere a Dervyne nonostante si conoscessero da molto poco tempo. Lo trovò tenero e curioso e ci ripensò svariate volte mentre si dirigeva da Jason.

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