Il litigio [3]

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Intanto Jocelyn si allontanava verso l'uscita. Trovo quella principale sommersa dalle persone, per cui le toccò attraversare la sala, avvicinandosi ai troni, per uscire dalle porte sul retro dell'edificio, che si affacciavano sulle cucine e le dispense.

Ai loro posti adesso Leonel e Dream parlavano del più e del meno. Frida sedeva un gradino più in basso dell'Alpha, così come Hope, che però ascoltava attentamente i discorsi dei due leader.

A un tratto Dream alzò gli occhi e vide Jocelyn, che si fermò. L'Alpha continuò a parlare e la indicò con una mano, dicendo qualcosa che Joy non sentì. Leon fece una faccia notevolmente sorpresa, ma non quanto quella di Hope, che si tinse di rosso per la rabbia. Rivolse a Joy uno sguardo così carico d'odio che la povera ragazza si spaventò e corse via. Dream aveva di sicuro raccontato a Leonel la storia di Joy e, in particolare, dei suoi poteri da Anima di Lupo. Hope non voleva rivali, questo era ovvio, così come Jocelyn non voleva problemi.

Ancora motivata dalla rabbia del litigio, abbandonò la mensa il più in fretta possibile, finalmente respirando un po' d'aria fresca. Prese a camminare sulla stradina di terra che portava alle cucine, dal quale proveniva un forte e invitante odore di carne speziata. Seguì la strada riacquistando un po' di tranquillità e chiudendo gli occhi. L'odore della carne e quello del venticello fresco di montagna la aiutavano a orientarsi tra gli alberi, coperti da foglie arancioni che cadevano lentamente al suolo. Quando si fu allontanata abbastanza, riaprì gli occhi. Le voci della folla erano lontane e ovattate in quel momento, ma anche coperte da un suono più vicino. Si trattava del rumore di alcuni passi, scarpe che calpestavano veloci la terra. Ed erano molto, molto vicini.

Jocelyn capì che si trattava di Jason, dunque si voltò per mandarlo via una seconda volta, ma non si sarebbe mai aspettata di ritrovarsi di fronte una persona totalmente diversa dal suo amico. Un pugno la colpì in pieno stomaco, facendola cadere nella terra senza fiato. Jocelyn era terrorizzata. Provò a respirare, ma senza risultati. Un secondo colpo, questa volta un calcio, la fece rotolare dall'altro lato della stradina. Le gambe, che avevano subito l'attacco, le bruciarono per il dolore. Quando finalmente Joy riuscì a riprendere aria si rialzò per trasformarsi in lycan, ma un altro pugno le atterrò sul mento. Cadde di nuovo. Altri colpi la sommersero, riempiendola di lividi. In pochi secondi il collo, le braccia e le caviglie si gonfiarono per la rapidità e la forza degli attacchi. Lei non sapeva come reagire, spaventata e confusa. Una goccia di sangue le scese dal labbro e un'altra dal naso, macchiandole il viso. Poi, una mano gelida afferrò il suo collo e la tirò su poco gentilmente. La stretta le fece mancare l'aria e la ragazza si sentì svenire.

«Sono io l'unica vera Anima di Lupo!», urlò Hope stringendo la sua gola come se si fosse trattato di un semplice peluche.

Jocelyn alzò lo sguardo al cielo, disperata, sperando che qualcuno la aiutasse. Provò a trasformarsi ma non ci riuscì: le mancavano le forze.

Hope stringeva la presa secondo dopo secondo e la giovane ragazza cominciò a pensare che avesse seriamente intenzione di romperle il collo e ucciderla.

Provò dunque a parlare, ma non ci riuscì. Senza aria nei polmoni, l'unica cosa che riuscì a emettere fu un sibilo acuto. La vista le si offuscava e la testa prese a pulsarle. Uno strano istinto si risvegliò dentro di lei e i suoi occhi s'illuminarono di un giallo intenso.

Joy caricò tutte le sue forze nella mano destra e colpì il petto di Hope con un pugno, spedendola lontano mentre gridava. Finalmente libera, prese fiato e si tastò la cintura. Il suo pugnale non era più là. Joy ricordò di averlo lasciato nella stanza per evitare di sembrare minacciosa ai nuovi arrivati e si maledì per aver preso una scelta del genere.

Hope prese di nuovo la rincorsa. «Sei solo una bugiarda!», gridò mentre si gettava sulla ragazza.

Jocelyn rotolò via sul fianco sinistro, finendo nell'erba alta e umida.

«Non hai alcun potere!», urlava la Beta dei Ghiaccionero, cercandola nella vegetazione.

Jocelyn pregò che non si tramutasse in licantropo e strisciò sui gomiti attraverso l'erba, cercando di raggiungere le cucine. Lanciò un urlo quando qualcosa si serrò sulla sua caviglia.

Le zanne della lycan si erano chiuse sul suo piede. Un attimo dopo, Hope lanciò Jocelyn nell'aria come se si fosse trattato di un sacco di ortaggi da pelare. Joy cadde sulla strada con un tonfo poco rassicurante, mentre i suoi lividi appena scomparsi venivano sostituiti da nuovi ematomi.

Hope si avvicinò a lei ringhiando. "Sai cosa meritano i bugiardi?", domandò mostrando a Joy i suoi occhi rossi come il sangue.

Fu l'unica cosa che Jocelyn riuscì a distinguere nel buio. Provò a trascinarsi verso la riva di una pozzanghera molto grande, ma i suoi arti non risposero al comando.

Hope era troppo vicina. L'avrebbe divorata senza esitazioni.

L'unica cosa che Joy riuscì a fare fu chiudere gli occhi. Si preparò a sentire i dolori lancinanti e, cosa peggiore, alla morte.

La Beta la schiacciò al suolo con una zampa. I suoi artigli graffiarono la divisa di Jocelyn, squarciandola così come la pelle che si trovava sotto di essa.

Joy emise un piccolo grido, come quello che ogni preda lanciava prima che la sua vita venisse strappata via ma, quando le zanne di Hope si trovarono a pochi centimetri dalla sua gola, un rumore bloccò l'aggressore. Un ululato di dolore riecheggiò nel vento, appena udibile dalla strada. Hope si voltò nella direzione dalla quale proveniva il rumore e serrò le zanne.

Jocelyn riaprì confusa gli occhi e, nonostante avesse la vista appannata, notò il corpo di un lycan sanguinante che non aveva mai visto prima cadere proprio sulla strada nella quale si trovavano loro. Il povero licantropo era stato legato con delle corde che gli avevano scavato la pelle sulla schiena. Legata alla corda v'era una pergamena ingiallita.

«Larion!», urlò in preda al panico Hope, tirando indietro la zampa, che bruciò sul ventre di Jocelyn.

La Beta corse verso il lupo per soccorrerlo. Jocelyn avrebbe voluto sapere cosa fosse capitato allo sventurato Ghiaccionero che aveva appena perso i sensi sulla strada, ma disorientata e impaurita decise di trascinarsi via in silenzio. Quando si fu allontanata di qualche metro, riuscì a mettersi in piedi e a zoppicare fino alla mensa, aggirandola. All'interno della sala, Hope l'avrebbe trovata subito e nessun Alpha sarebbe stato abbastanza veloce da fermarla.

Ancora nel panico, raggiunse con fatica il lato ovest della mensa e si nascose tra i cespugli. Mentre si affrettava a raggiungere i dormitori, qualcuno le afferrò una spalla, tirandola a sé.

Joy riuscì a urlare, ma si calmò quando si ritrovò davanti il viso di Silas. «Jocelyn?!?», esclamò molto confuso il ragazzo.

Lei pianse nel vederlo. Finalmente aveva incontrato una faccia amichevole. «Sil», singhiozzò. «Cosa... Cosa fai qui?», riuscì a balbettare soltanto.

Lui non sapeva cosa fare. «Stavo... stavo aspettando Alois. Aveva dimenticato un fermaglio in camera ed era andata a riprenderlo, quindi io stavo raccogliendo questi fiori per farle una sorpresa...». Silas guardò i fiori che teneva nella mano e li gettò a terra per sostenere Jocelyn. «Si può sapere che hai combinato? Chi ti ha ridotta così?»

Joy lo abbracciò, cercando di far svanire ogni paura. «Ho... Hope», riuscì a pronunciare a malapena. Prima che Silas rispondesse, guardò la sua espressione, un misto tra rabbia e stupore, e si ricordò della scena vista sulla strada. «Sil... un lycan, un Ghiaccionero. Era ferito, sulla strada delle cucine. Qualcuno deve aiutarlo!», lo implorò senza smettere di piangere.

Silas non fece neanche in tempo a rispondere. Un ululato più forte, di sicuro quello di Hope, causò il panico generale. All'interno della mensa si udirono altri ululati, che si sommarono ad un mare di lycan che si riversò nelle strade.

In testa a tutti quei lupi, v'erano Dream e Leonel. Davanti a loro, Hope trascinò il corpo privo di sensi del povero lycan Ghiaccionero, ancora stretto dalle corde e dalla strana pergamena impolverata.

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