La rivolta [4]

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«Un momento... dov'è Jason?!?»

Silas, che era rimasto in silenzio fino a quel momento, gonfiò il petto e raggiunse Joy. Nella sua espressione era possibile leggere la paura e l'affetto unite in una sola, devastante, emozione di panico.

Leonel dimenticò subito la domanda rivolta all'Anima di Lupo.

«Ecco qui!», esclamò facendo una grassa risata, che però di divertito non aveva nulla. «La mia Beta non è la sola ad essere scomparsa proprio sul più bello! Cugina, perché non sospetti di un mago qualunque del tuo branco, anziché prendertela con qualcuno di alto rango tra i miei seguaci?», la incolpò.

Jocelyn si sentì ribollire il sangue nelle vene.

«Jason non è un mago qualunque! In passato mi ha aiutata a sventare la minaccia dell'ultimo Zanna Rossa e ha salvato la vita della nostra Alpha e di molti altri», lo difese con grinta. «Comunque non è scomparso. Diciamo che... ero con lui nel giardino, questa notte», si ritrovò costretta a raccontare la verità.

Dall'altro lato dell'infermeria il sussulto di Dervyne fu talmente rumoroso da essere udito al di sopra delle urla dei combattenti.

"Spero di non aver peggiorato la situazione", si ripeté lei.

«Volevamo passare un po' di tempo insieme prima di dirci addio. Insomma, è il mio migliore amico», esitò nel dirlo, «e una volta nel cortile gli ho proposto di seguirmi in città. Siamo arrivati insieme all'edificio dov'era custodito il portale poiché conoscevo già la strada». Si fermò e si morse il labbro inferiore con tanta forza da farlo quasi sanguinare.

Dream vacillò. «Lui dov'è, adesso?», chiese con calma glaciale.

«È rimasto lì. Gli ho chiesto di seguirmi fino al palazzo ma lui ha preferito curare i guerrieri ancora in vita». Una volta rivelato ciò, Joy trovò il coraggio di sfidare lo sguardo di Leonel. «Ha strappato Boris da una morte certa, e non solo lui», sibilò con forza.

«Potrebbe essere in pericolo», evidenziò Sil. Rapidamente si mosse verso la porta. «Non lo lascerò in balia di un esercito. Devo andare a prenderlo!», decise, stringendo i pugni.

«Tu non ti muoverai da qui», ruggì l'Alpha dei Ghiaccionero.

Al tono della sua voce, Viktor si svegliò e ricominciò a piangere. Sul lettino alle sue spalle Tatiana emise un lamento e aprì la bocca, ma nessuno parve accorgersene.

«Per quello che so il vostro maghetto potrebbe essere in combutta con Galtur. È più al sicuro di noi, ne sono certo!».

Jocelyn avrebbe voluto attaccarlo ma si trattenne, sapendo che si sarebbe trattato di uno scontro impossibile da vincere.

«Mi dispiace Leonel». Silas non si voltò neanche a guardarlo. «Non prendo ordini da te».

Iniziò a spostare i mobili che avevano bloccato l'ingresso: due armadi, un tavolo, delle sedie e un giaciglio di cura rotto.

Alois si aggrappò al suo braccio.

«Sei impazzito? Potrebbero ucciderti!», lo avvertì.

Sil le sorrise. «Scusami Al, ma non posso permettere che accada qualcosa ad un mio amico senza che io faccia nulla per impedirlo», le rispose addolcendo il suo tono.

La sua fidanzata sembrava sul punto di piangere. «Allora verrò con te. Non cercare di fermarmi, perché non ci riuscirai». Detto questo lo aiutò a scostare un armadio.

Leonel aveva i nervi a fior di pelle. Si rivolse a Dream sul punto di scoppiare per l'oltraggio ricevuto.

«Santo Fenis, non fai nulla per fermarli?!?», le urlò contro.

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