Il nuovo giorno [2]

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«Voglio i dettagli».

«Li avrai. Siediti», pregò lui. Iniziò subito dopo con il racconto.

«Selestial mi amava più di qualsiasi altra cosa al mondo. Stravedeva per me e faceva di tutto purché il popolo mi vedesse come un sovrano buono e capace. Iniziò a chiamarmi "Galtur il gentile", a diffondere la voce che un giorno salvai due cuccioli di uno dei nostri cani da caccia dal fiume. Non sarà un atto estremamente cavalleresco, ma qui non esistono guerre per spiccare, per essere ricordati o venerati. La sua idea non riuscì affatto. Ero re da poco tempo, non tutti mi amavano come lei, ma la mia brama di potere era superiore a qualsiasi affetto è lo è tutt'ora. Selestial era mia moglie ma nonostante ciò capì che non avevo bisogno di lei», fece un sospiro, «e potevo farne anche a meno, forse sarebbe stato addirittura meglio. Fu in quel periodo che mi fu consegnato un messaggio urgente quanto importante. Un certo Zanna Rossa di nome Arcan si era imbattuto in un demone del Clan di sua conoscenza inviato a perlustrare la Terra e gli aveva chiesto di portare tra le mie mani una richiesta. Il ragazzo richiedeva un'armata di élite, che di sicuro non avrei sprecato per una causa banale come la sua. Ero sul punto di condurlo in città per ucciderlo per aver anche solo pensato ad un simile oltraggio ma mi venne poi riferito che questo Arcan era in realtà l'ultimo degli Zanna Rossa, il che gli conferiva un potere supremo. Vidi la mia occasione in ciò e stipulai un'alleanza. Purtroppo i portali erano pochi, di certo non avrebbero potuto trasportare un esercito, ma comunque gli inviai le migliori armi dalle mie fucine e tutte le ampolle di un nuovo elaborato creato dai miei alchimisti: un fluido che, se iniettato, proibisce a qualsiasi licantropo di assumere la forma da lupo. Finì le scorte, ma non m'importava. Selestial diceva che la mia ostinatezza la preoccupava, che avrei dovuto smetterla con quella follia. Per sicurezza le assicurai di essermi semplicemente ritirato dalla battaglia e di aver mandato un dono di pace a Arcan. La stolta ci credette subito e smise di lamentarsi. Attesi per molte settimane di conoscere l'esito dello scontro, finché non mi si presentò un lycan che aveva combattuto per il Zanna Rossa e che era sopravvissuto. Quando appresi della terribile disfatta mi pentì di aver accettato di stipulare un'alleanza con un mostro rimasto un ragazzino intento solo a vendicarsi, ma poi tutto cambiò...», i suoi occhi si illuminarono, «...mi disse che Arcan stesso era caduto per mano di una giovane e spettacolare guerriera che aveva capovolto le sorti di centinaia dei suoi confratelli. L'Anima di Lupo... quando me ne parlò rimasi imbambolato come un bimbo sul più bello di una delle storie che gli racconta la mamma. Il lycan se ne andò il giorno dopo, ma io sapevo già dove poter trovare la ragazza della leggenda. Spedii una manciata di esploratori al loro nuovo campo e subito identificarono la ragazza e i suoi punti deboli. La famiglia, colei a cui tiene... morirebbe per loro. Ma l'amore è solo una debolezza. Ricordo che fu questo che pensai svegliandomi una mattina accanto a mia moglie. Solo una debolezza... ed un re non può permettersi debolezze. Organizzai il piano che già conosci molti mesi fa, ma lo misi in atto già da subito. Il primo passo consisteva nel liberarsi di Selestial per poter avanzare una richiesta di matrimonio all'Anima di Lupo. Sapevo che non era molto più giovane di me, ma lo avrei fatto anche se avesse avuto cinquant'anni, tanto ero determinato. Condussi mia moglie nella foresta per andare a caccia. Le chiesi di aspettarmi sulle sponde di un lago e la osservai a lungo. Aveva i capelli raccolti in un'acconciatura favolosa sotto la corona e la sua pelle profumava di uva spina. Solo allora realizzai quanto fosse bella, ma non cambiai affatto idea. La lasciai lì ad attendermi, lei era emozionata come non mai. Non le avevo mai proposto di andare a caccia e credeva che volessi chiederle di generare il nostro erede o qualcosa del genere. Invece mi allontanai e raggiunsi i soldati che mi avevano seguito. "Uccidetela", ordinai loro. "Braccatela come si fa con una preda e lasciate il corpo nel bosco. Racconteremo al popolo una fandonia, la berranno comunque". Loro fecero come richiesto. Non so cosa sia accaduto di preciso, ma mentre camminavo verso il castello sentì le grida strazianti di paura di Selestial. Ebbi quasi pietà della sua anima ingenua e pura. Ma lei non era un neonato, come il tuo Viktor. Era un elemento di ostacolo per i miei piani di gloria, ed io non salto mai gli ostacoli. Io li uccido», terminò.

«Non andai a cercare il corpo, né credo che lo farò mai. Non voglio rivedere il suo viso mai più, non dal vivo. Ogni notte mi fa visita, compare nei miei sogni. Se ne sta lì di fronte a me a piangere, con la sua corona spezzata tra le mani ed il vestito lacero e la pelle sanguinolenta, e mi chiede: "Perché, Galtur? Perché?". "Perché dovevo farlo", le rispondo io. Lei se ne va piangendo ed in quel momento la corona distrutta si trasforma in un cuore. Un cuore in mille pezzi, pulsante seppur ferito. Ogni notte».

Detto questo si alzò e si versò dell'altro estratto. «Questi sono abbastanza dettagli per te?», chiese atono prima di mandare giù con rabbia un lungo sorso di rovospettro.

La donna ascoltò ogni sua parola senza fiatare. "Non sei un carnefice, eh?", ridacchiò sotto i baffi. «Sì, sono abbastanza. Posso finalmente dire che mi fido di te, maestà», dichiarò senza problemi.

"Amare qualcuno è considerato sinonimo di debolezza, e chi altri può confermarlo meglio di noi due? Amore, amore, amore... una parola che racchiude in sé una catastrofe. Non sarò mai più debole, non mi innamorerò di nessun altro. Leonel è parte del passato, quel passato che mi ha vista vittima di ogni situazione. La vecchia Hope fa parte del passato, ma all'alba ne sorgerà una totalmente nuova, potente e autoritaria. Mi troverò un mio Branco, sfiderò l'Alpha e prenderò il suo posto. Vedranno, tutti loro, quanto salirò in alto!"

«Tuttavia», continuò all'improvviso, «La mia impazienza persiste ancora».
Galtur rise per qualche secondo. «Per quale motivo?».

«Ho detto che mi fido di te, ma non conosco i tuoi soldati così come conosco quelli dei lycan. Per quello che so potrebbero anche essere sconfitti. Mi domando perché non possiamo usare il portale noi due, adesso, e andare sulla Terra? Torneremo dopo, quando saremo sicuri che la battaglia si sia conclusa». Usò la voce più persuasiva che riuscì a emulare, ma anche con ciò sarebbe a malapena riuscita a convincere un bambino.

«No, è fuori discussione», rispose freddamente il Re. «Attenderò l'esito dello scontro e solo dopo partiremo, non lascerò le mie truppe da sole, senza ordini».

«Allora fa andare avanti me! Ti aspetterò al confine del campo Lunapiena, lasciandoti qui il portale. Non vedo dove sia il problema...», continuò a insistere.

«Potrei ancora aver bisogno di alcune informazioni, perciò resterai qui anche tu. Rilassati, siamo totalmente al sicuro...»

In quel momento la porta si aprì ed una guardia entrò nella stanza tutta trafelata.

«Maestà! Alcuni lupi hanno invaso l'armeria e ucciso i nostri soldati inesperti, ho bisogno di rinforzi!», richiese con tono disperato.

«Sonya... l'ho vista dirigersi là poco fa, dalla finestra», ringhiò Hope.

Galtur sospirò. «Non ho altri guerrieri da fornirti, stanno tutti combattendo. Dimmi, quanti te ne servono?». Galtur si alzò in piedi e si lisciò la camicia bianca e i pantaloni verdi.

La guardia ci pensò un po' su. «Venticinque... anche trenta, se è possibile», rispose con timore.

Il re ruggì. «Diamine!», si ritrovò costretto a fare un'importante scelta. «Prendi le due dozzine fuori da questa porta. Lascia i due guerrieri più forti a fare da guardia», comandò.

«Maestà, abbiamo bisogno di individui forti... quei lycan sono guerrieri addestrati, mentre molti di noi sono ancora in fase di allenamento», puntualizzò il soldato.

Galtur era sul punto di rispondere ma Hope lo precedette. «Ci andrò io. Sono una Beta, mi alleno nel combattimento da una vita. Se avrai bisogno di me potrai comunque mandarmi a chiamare, anche se non credo che impiegheremo molto a fare piazza pulita, laggiù», si offrì.

L'uomo valutò l'ipotesi. «Ti vedranno in viso, sapranno che sei una traditrice», le ricordò.

«Io non sono una traditrice! Nessuno di loro mi è mai stato a cuore, eccetto Leonel, e lui lì non c'è di sicuro», si lamentò. «Farò comunque in modo che non mi vedano. Li ucciderò furtivamente».

Galtur sospirò. «Se le cose si mettono male, per quanto possa essere improbabile, torna subito qui».

Hope sorrise. "Ha abboccato", pensò. Si avvicinò alla porta e uscì insieme alla guardia.

«All'armeria, tutti quanti. I due più forti restino qui», ordinò. Con un dito indicò prima un guerriero massiccio, poi un altro leggermente meno alto di lui. Nessuno si mosse. «... ordini del re», esclamò poi.

Allora partirono.

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