Il sacrificio [1]

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Jason rimase pietrificato nel guardare il portale che incombeva su di lui. Provò a spostarsi ma il suo movimento fu vano: l'erba bagnata dalla pioggia non gli consentì di strisciare via e per di più il viaggio lo aveva scombussolato a tal punto da prosciugare tutte le forze che avrebbe potuto impiegare in un incantesimo protettivo. Si coprì il viso con entrambe le braccia, come se quel singolo gesto avesse potuto salvarlo da ciò che stava per accadere.

Gli parve di vivere un miracolo quando sembrò che il portale sopra di lui si fermasse. In realtà continuò a precipitare, ma Jason sentì di essere al sicuro. Attorno a lui si era creato un campo magico protettivo, una sorta di cupola semi-trasparente di colore azzurro chiaro.

Quando il pesante oggetto di pietra lo colpì, il frastuono che provocò fece tremare il terreno. Pezzi di roccia esplosero nel cielo ed il portale perse metà della sua stazza, schiantandosi a terra.

Jason osservò la scena seppur stordito e divenne preda dei brividi gelidi. La prima cosa che riuscì a pensare fu che il portale si fosse distrutto a causa sua, che non aveva specificato mentalmente il luogo d'arrivo.

"Ho condannato il mio Branco!", si allarmò.

Se non fosse stato più funzionante sarebbero tutti rimasti bloccati nel Regno Carminio e gli uomini di Galtur li avrebbero uccisi uno ad uno.

Tutto d'un tratto il muro difensivo scomparve e lui lanciò un'occhiata alle sue spalle. Denirah, coricata al suolo e gravemente ferita, aveva sollevato una delle mani e aveva evocato l'incantesimo, salvando così la vita di Jason.

Tutti gli altri, persino Tatiana ancora priva di sensi, erano dietro di lei. Mikhail e i gruppi dispersi erano riusciti a congiungersi. Dei cento lycan che avevano accompagnato Joy nella spedizione ne restavano una scarsa sessantina, tutti raggruppati nello stesso punto, passando da un branco di lupi a un gregge di pecore spaventate in balia dei predatori.

Nell'usare la magia Denny si sforzò troppo e gettò la testa indietro, trattenendo un urlo. Dervyne, inginocchiato accanto a lei, la sostenne preoccupato. I restanti osservavano J allibiti.

Dream fu la prima a scattare. Corse verso il portale e vi poggiò una mano sopra. Attorno a lei non vi erano che macerie. Per fortuna l'anello di pietra era ancora intatto, ma di tutto ciò che lo circondava restavano rocce spezzate.

«Com'è accaduto?», chiese con la sua voce calma da leader. Il suo viso la tradiva: i suoi capelli erano disordinati e sporchi e dalla sua espressione traspariva collera.

Jason si mise a sedere sull'erba, tremando come un bambino. «Io... io non volevo. Sono dovuto sfuggire alle guardie, non ho avuto tempo...», spiegò vagamente, ancora nel bel mezzo del trauma vissuto.

La sua testa bruciava e girava, dandogli l'impressione di essere a bordo di una nave in alto mare. Provava un forte senso di nausea nonostante il suo stomaco fosse vuoto e colpito dalle fitte della fame. Quel giorno non aveva osato toccare cibo, scelta saggia anche se non meditata, o in quel momento si sarebbe piegato e avrebbe rimesso ogni singola portata.

Lo sguardo di Mikhail era identico a quello di Leonel, troppo incredulo e pallido per essere descritto.

«Siamo perduti!», alzò la voce, gridando disperato. Affondò le mani nei capelli e li strattonò due volte verso l'alto. Dopo aver attraversato il regno a piedi per mettersi in salvo, credette che l'errore di affidare ad un semplice ragazzo tutte le loro vite si fosse rivelato fatale.

La sua paura si trasformò in furia, assunse la forma ferale e camminò con la schiena sollevata verso di lui, ringhiando e sbavando.

"Hai distrutto il portale! Lo hai distrutto e ci hai condannati a morte!".

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